di Maddalena Carlino
Non solo ha riportato a regime un ambulatorio, ma ha ripreso l’attività chirurgica e fatto diventare l’Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli un punto di riferimento regionale grazie alla ricerca del suo reparto sugli anticorpi monoclonali contro la recidiva delle poliposi nasali.
Non è il Dott. House, non ci troviamo in Medical Division e nemmeno a ER-Medici in prima linea, eppure la spinta vitale del Dott. Vincenzo Noè, nuovo Direttore f.f. del reparto di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale di Tivoli, sembra quella di un novello Good Doctor.
A Tivoli esercita da ben vent’anni, ma da maggio ha iniziato a guidare il reparto ed è così iniziata una ripresa lenta, ma costante. “Siamo partiti con delle difficoltà, c’erano delle problematiche oggettive: poco personale e spazi ridotti per far fronte all’emergenza causata dal Covid, ma grazie al Direttore generale della Asl Roma5 Giorgio Giulio Santonocito, alla Direttrice sanitaria aziendale dott.ssa Velia Bruno e Direttore sanitario dott. Orlando Salvati, abbiamo riacquistato credito e aiutato molti pazienti”.
I numeri parlano chiaro: sono già un centinaio le operazioni eseguite in soli 6 mesi, mentre sono circa 500 le persone che si rivolgono ogni mese per trattamenti di diverso genere in questo reparto che rischiava la chiusura. La storia però è andata diversamente.
“Ad oggi siamo riusciti ad ottenere due posti letto per gli interventi chirurgici più complessi che sommati all’attività chirurgica in one day surgery riescono a far fronte alle richieste del territorio. Inoltre, tra le novità, c’è anche un servizio di broncoscopia diagnostica che possiamo utilizzare per i nostri pazienti, mentre in precedenza dovevamo rivolgerci altrove. La cosa che ci inorgoglisce di più, però, è il potenziale di questa ricerca che stiamo portando avanti. Uso il plurale perché è un lavoro collettivo condotto da uno staff giovane e promettente. Gli anticorpi monoclonali contro la recidiva della poliposi nasale stanno dando ottimi risultati e ci stanno rendendo un punto di riferimento in tutta la Regione. Certo, avendo più risorse umane e spazi, potremmo ambire anche ad altro, ma intanto ci godiamo il riconoscimento delle persone che stiamo assistendo. Quel che vorrei, per la fine della mia carriera, è lasciare qualcosa di buono. Qualcosa che ho contribuito a costruire”. E se non è un buon dottore questo, accendiamo pure la tv.