Tivoli non è bastian contrario in queste elezioni 2022 e come il resto del Paese sceglie il partito di Giorgia Meloni, che ha fatto letteralmente incetta di voti. Dati alla mano, disponibili oggi visto che il Comune di Tivoli ha deciso di interrompere il servizio che nelle scorse tornate elettorali permetteva ai cittadini di avere percentuali e numeri praticamente in tempo reale, alla Camera Fratelli d’Italia ha incassato 33,5% e al Senato il 34,7%. Non solo numeri a due cifre quindi, ma superiori rispetto alla media nazionale. Certo, “i fratellini”, vezzeggiativo usato fino a poco tempo fa per indicare i meloniani e che oggi è decisamente superato dai fatti, sono nati, vissuti e cresciuti da queste parti e Roma, con la sua provincia, è il luogo con le radici più profonde, ma è comunque un valore numerico decisamente degno di nota e di un certo passaggio sociale che non può non essere evidenziato. Male, anche se pure in questo caso in parte sopra la media nazionale, i dirimpettai del Pd, che hanno preso il 21,3% alla Camera e il 17,8% al Senato, giudizio che passa a “malissimo” se consideriamo che in lizza in questo caso c’era Marco Vincenzi, uomo d’oro della sinistra tiburtina, due volte sindaco della Superba e oggi alla guida del Consiglio regionale del Lazio. Cosa sia andato storto è la domanda che ora tutti si faranno nelle segrete stanze, oltre a quelle sul futuro prossimo: dietro l’angolo ci sono le elezioni regionali, fissate con tutta probabilità a gennaio, e non molto dopo le amministrative e sul dopo Proietti, su cui gli occhi e le orecchie ora sono tutti puntati. Certo è che per i dem il momento della riflessione deve essere tassativamente più ampio, partendo dal rinnovamento del partito fino ad arrivare al tema non scontato delle alleanze. Non c’è solo Letta ma anche una intera classe dirigente, che deve capire dove andare per tornare a parlare a tutti.