di Alessandro Galastri
Lo trovi dappertutto, in porta, in una corsia di ospedale, a passeggio con il suo splendido bambino e la sua dolce metà, lo trovi allo stadio a seguire la Roma che tifa da una vita, al ristorante o in un bar a leggere il quotidiano, sempre col sorriso stampato in faccia, la battuta pronta e la voglia di scambiare due chiacchiere. Lui è Denis Storti, ex estroso numero uno che ha appeso i guanti al chiodo precocemente e che oggi si diverte ad insegnare calcio, dispensando preziosi suggerimenti.
Hai smesso la tua onorevole carriera molto presto, dedicandoti alla famiglia e al lavoro. Perché questa scelta?
Perché non mi divertivo più. Io credo che qualsiasi cosa si faccia nella vita, per riuscirci bene, ci si debba mettere amore. Quando mi sono reso conto che ormai avevo perso entusiasmo nel prepararmi la borsa per andare al campo ho preferito mollare, nonostante le numerose offerte che mi continuavano ad arrivare.
Raccontaci l’aneddoto più divertente della tua carriera.
Sicuramente l’anno a Bellegra dove centrammo una salvezza insperata con una giornata d’anticipo. Ormai salvi, all’ultima giornata giochiamo contro il Roviano in lizza per la Promozione, nella squadra in cui militava all’epoca mio fratello. Io avevo un sogno che mi ha accompagnato per tutta la carriera, ovvero segnare un gol. Quale occasione migliore? Convinco il mister Berti che in caso di rigore a nostro favore dovevo calciarlo io, me lo doveva concedere come premio per la salvezza. Al secondo tempo del match sul punteggio di 1-0 per gli avversari, l’arbitro ci concede un rigore e l’allenatore mi dice di andare a calciare. Mi presento dal dischetto e provo un improbabile cucchiaio che mio fratello para senza problemi. Torno in porta velocemente tra gli insulti del nostro pubblico, insomma una figura pessima.
Attualmente alleni i portieri della Tivoli. Descrivici come ti trovi in questa nuova veste.
Mi piace molto allenare e per farlo al meglio l’anno scorso ho frequentato il corso di preparatore dei portieri in Federazione ed ho conseguito l’abilitazione per allenare fino alla Serie D. È molto gratificante allenare i portieri di una società gloriosa come la Tivoli, che tra l’altro è anche la mia città. Ho la fortuna di collaborare con mister D’Aniello, un tecnico preparatissimo, un vero lusso per il dilettantismo. Anzi approfitto personalmente di questo spazio per dire a tutti che la Tivoli 1919 si salverà.
Il tuo idolo da bambino e il giocatore a cui ti sei ispirato tra i pali.
Angelo Peruzzi, un portiere essenziale.
Hai un fratello che come te giocava in porta. In tutta sincerità chi era il migliore dei due?
Io. Ripeto sempre a mio fratello che la differenza tra me e lui è che lui ha giocato in porta, mentre io sono stato portiere.
Cosa pensi del calcio locale? Attuali limiti e pregi.
Posso parlare della nostra realtà perché è l’unica che conosco affondo. Sinceramente trovo assurdo che la Tivoli 1919 non abbia una propria casa e per allenarsi sia costretta ad emigrare a Villanova. Più in generale penso che nelle scuole calcio di oggi si pensa troppo ai soldi. Se i bambini tornassero a giocare a calcio per strada come ai miei tempi, tutto il movimento calcistico ne gioverebbe. La strada è la prima vera scuola, di calcio e di vita.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.