I lavoratori della Asl Roma 5 sono scesi stamattina in piazza a Tivoli per protestare contro l’ormai cronica carenza di personale che sta portando verso il collasso i servizi alla salute nel territorio. Tante persone, sotto la sede dell’azienda sanitaria, per denunciare una condizione insostenibile: con gli organici vuoti, i lavoratori sono allo stremo tanto che, nonostante i turni raddoppiati e i carichi di lavoro moltplicati, anche le ferie estive sono a rischio. “L’organico della Roma 5 è del tutto insufficiente a coprire i livelli essenziali di assistenza e tre pazienti su devono rivolgersi altrove”, attacca Dimitri Cecchinelli, delegato aziendale della Cisl Fp, oggi in piazza insieme a Fp Cgil e Uil Fpln. “L’emorragia è continua e nessuno la ferma: pensionamenti, uscite per quota 100 e turnover bloccato hanno messo in crisi il sistema. Da qui al 2020, fra carenze e sosttuzioni, il fabbisogno sarà di 150 infermieri, 80 Oss, 30 tecnici di riabilitazione, 28 di radiologia, 10 di laboratorio e 30 amministrativi. Quanto poi a smantellare l’azienda pezzo a pezzo, ci pensano amministrazione e politica: a partire da un atto aziendale che non riqualifica e non programma i percorsi di cura, che accorpa i presidi e taglia risorse, che gerarchizza le funzioni e non valorizza le competenze, lasciando persino fuori i lavoratori del comparto dall’accesso alla dirigenza. L’ultima trovata in ordine di tempo è la delibera che declassa i laboratori di analisi della Roma 5. Senza parlare poi della crescita esponenziale delle aggressioni ai danni del personale sanitario o di situazioni grottesche come i lavori di ammodernamento che attentano all’incolumità delle persone”.
“La situazione dell’Asl Roma 5 è drammatca”, rincara il segretario generale della Cisl Fp Lazio Roberto Chierchia. “Ormai solo l’impegno straordinario di infermieri, tecnici, ausiliari e amministrativi consente di tenere in piedi i servizi alle comunità. Ma ci stamo dirigendo pericolosamente verso il precipizio, a Tivoli come in tant altri territori”. “C’è una distanza siderale tra la rappresentazione della politica e la realtà percepita da lavoratori e utenti”, spiega Chierchia “la quotidianità del servizio sanitario è fatta di persone costrette a coprire i buchi nei reparti, di turni che si allungano e di tempi di assistenza ridotti all’osso, di diritti calpestati e di precarietà”. “Vogliamo risposte e le vogliamo suiito”, concludono Chierchia e Cecchinelli, “Il commissario straordinario e la giunta Zingaret devono fare molto di più. La mobilitazione dei lavoratori, con i cittadini, per una sanità che funzioni non si fermerà. La salute è un diritto che non si garantisce con gli annunci, ma solo investendo in professionalità, in competenze e in innovazione tecnologica e organizzativa”.
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