Tivoli Forma, Una Nuova Storia mette sotto la lente la nomina del direttore generale

Secondo le regole del politicamente corretto dovremmo dire “direttrice o direttora”, perché alla fine qui si parla di una donna che è stata nominata al vertice di una azienda pubblica, ma la faccenda non è legata al genere ma alla modalità con cui è arrivato l’incarico. Parliamo della nuova “guida tecnica” di Tivoli Forma srl, società del comune di Tivoli che gestisce i corsi di formazione professionale presso l’istituto “Rosmini” e che da qualche mese è tornata al centro dell’agenda politica tiburtina grazie a “Una Nuova Storia”, che sta portando avanti nelle commissioni consigliari e in aula una battaglia senza esclusione di colpi. Il problema questa volta riguarda proprio la nomina del direttore generale, vacante da un po’, ovvero dalla fine del lungo mandato di Aldo Armenti, che ha visto arrivare sulla sedia più alta della società a responsabilità limitata Federica Pucci, già direttore della sede di Villa Adriana, oggi alla guida di tutta l’azienda.

Una scelta che secondo Francesca Chimenti e Giovanni Mantovani, consiglieri di UNS, sarebbe avvenuta “in carenza di qualsiasi procedura selettiva o concorsuale, anche interna alla società, idonea a conferire pubblicità alla ricerca del personale da parte dell’ente e ai requisiti richiesti per la copertura del suddetto ruolo”. Insomma bene la scelta di una persona, visto che il ruolo andava assegnato, ma la modalità con cui l’amministratore unico, Luisa Rettighieri, ha sciolto la matassa non convince i consiglieri di opposizione che chiedono al Sindaco, Giuseppe Proietti, di fare luce anche sulla progressione verticale che avrebbe portato la dipendente a passare dal settimo al nono livello con funzioni di direzione generale, come disciplinato dal Contratto Collettivo Nazionale dei lavoratori del settore per la Formazione Professionale. In una interrogazione infatti richiamano non solo il “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”, ma anche lo statuto dell’azienda che obbliga all’adozione di un codice per la disciplina delle procedure di ricerca, selezione e inserimento del personale. Una richiesta che i due avevano già avanzato in una mozione precedente ma che alla fine sembrerebbe essere caduta nel vuoto.