Anche gli eroi cadono. Non si discute più o meno animatamente solo nei partiti tradizionali, ma ad avere gatte da pelare, per utilizzare un eufemismo, è pure il Movimento 5 Stelle, che tra una tempesta mediatica nazionale e l’altra continua il suo lavoro nelle amministrazioni locali con qualche problema interno. Succede a Tivoli dove la decisione del portavoce e consigliere comunale dei pentastellati, Carlo Caldironi, di avvalersi di una squadra di collaboratori non è piaciuta proprio a tutti. Certo a chiedere la creazione di una struttura di supporto sono stati addirittura Alessandro Di Battista e Roberto Fico, nella fattispecie parrebbe in una lettera inviata al MeetUp lo scorso 19 luglio, ma la tempesta in questo caso si è scatenata sul chi e sul come. Il team fidato e competente, che si muove a titolo gratuito, come viene precisato, è diviso in sette settori oltre la segreteria affidata a Vincenzo Piroli, e sono: ufficio stampa e social network, Stefano del Priore; area tecnica, Sanzio Coccia; MeetUp “Amici della Costituzione” e rapporti con altri MeetUp, Daniele Coccia e Teresa Caldironi; grafica e web, Daniele Rossi, Neno Catani e Daniele Buffa; logistica, organizzazione eventi e tesoreria, Gino Innocenti, Aurelio Segna e Tamara Bravetti e la sezione giovani con Valentina Cerroni, Antonella Alessi e Consuelo Tunno. Tutto come direttorio comanda, se non fosse che gli “affiancatori” di Caldironi non sono piaciuti agli “attivisti”, bollati nella parte finale del comunicato come figura ormai “vetusta” e “troppo spesso inflazionata da dinamiche similari ai vecchi schieramenti politici”. La reazione non si è fatta attendere ed è arrivata con una nota firmata da 13 tra attivisti stessi e componenti della lista presentata nel corso dell’ultima competizione elettorale che hanno replicato: “La figura dell’attivista è tutt’altro che vetusta, anzi è giovanissima: è l’homo novus, il prototipo del cittadino che insorge contro la decadenza e che anziché attendere soluzioni precostituite si fa egli stesso parte attiva, prendendo posizione”, dicono auspicando un appello al buon senso, sorpresi dalla “prevaricazione di quei metodi di democrazia assembleare e diretta che del Movimento sono la cifra politica e stilistica”. Come finirà? Con una mail dello staff magari, certo è che le questioni di metodo non sono sicuramente cosa di poco conto.
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