di Gea Petrini
Qualche parola con gli ex colleghi, quando lunedì sera arriva in consiglio comunale nonostante la sostenuta partecipazione di pubblico davvero impossibile non notarlo. Non metteva piede nella balconata dalle sue dimissioni, Marco Bertucci, primo degli eletti nel 2014 con Forza Italia, quasi duemila voti e otto mesi già alle spalle da cittadino. Verso le nove torna a casa, il resto della lunga notte di politica la segue in streaming, almeno fino a quel voto decisivo sul Bilancio che manda a casa il suo ex governo.
Che effetto le ha fatto assistere allo scioglimento del consiglio?
Non gioisco sicuramente per come si è sciolto. Ci si sarebbe dovuti arrivare con un percorso diverso, io lo avrei caratterizzato con decisioni più politiche invece che con il Bilancio.
Mi faccia capire che vuol dire.
E’ stato un errore portare avanti l’amministrazione comunale fino ad oggi costringendo in realtà alcuni consiglieri della maggioranza a prendere una decisione diversa. Una regia politica tesa a costruire una nuova strada per il centrodestra avrebbe dovuto determinare la fine.
C’è un clima pesante nel post caduta del governo.
E’ in atto uno scontro, perché si dice che la responsabilità della fine dell’amministrazione sia dei quattro consiglieri che hanno votato contro il Bilancio. E non è così. Lo scioglimento è responsabilità dell’intera maggioranza, io per primo perché il più votato: non siamo stati in grado di rinnovare il percorso di questo governo per poi chiedere di nuovo la fiducia ai cittadini. L’errore quindi è della visione politica.
Che ne pensa del dibattito dell’altra sera?
Ho ascoltato gli interventi, dopo otto mesi di assenza mi sono affacciato in consiglio e poi sono andato via. Tra i tanti mi ha colpito il capogruppo di Forza Italia Michele Venturiello, per quelle parole che ha detto: non è un voto contro il Bilancio, ma contro l’amministrazione comunale. Non è così. Era un voto contro alcuni personalismi e chi ha votato a favore non lo ha fatto per il Bilancio o per l’amministrazione ma per quei personalismi. Se mai qualcuno avesse la velleità di essere il regista della ricostruzione del centrodestra dovrà superare i vecchi schemi che porterebbero altri a governare e ad acuire distanze che oggi ancora, pur se nelle difficoltà, sono sanabili.
Parla di personalismi, pensa a Di Palma?
Andrea Di Palma ha fatto il suo percorso, lo sapevamo da prima delle elezioni, e non è lui l’artefice delle vicende giudiziarie, né si è auto nominato facente funzioni. La sua unica colpa è di non essere riuscito a fare sintesi cosa che invece riusciva a Rubeis, ma ogni consigliere comunale, in quota parte, si deve assumere la responsabilità di quanto è accaduto.
Forza Italia è dilaniata.
Guardi Forza Italia è lacerata da un arrivismo interno che in passato lacerava altri partiti. E’ lacerata dall’assenza di una struttura partitica che ha dato a ognuno la possibilità di potersi esprimere in una libertà che in un contesto di chiare regole politiche non si dovrebbe avere.
Guardiamo avanti, le prospettive quali sono?
Per me non escludo nulla, senza per questo ambire a nulla. Non vedo più per Guidonia Montecelio la stagione dei partiti. Lo scioglimento c’è stato nonostante una opposizione assolutamente debole che ha avuto evidenti difficoltà a svolgere la propria missione. Il voto a Roma sta dimostrando che l’unico schieramento è il non partito a Cinque Stelle, questo vuol dire che a Guidonia Montecelio si dovrà lavorare al di là degli schieramenti. E qui non è facile, per il tessuto politico che c’è, non so quanto la città sia pronta a questa nuova lunghezza d’onda.
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