Si è entrati nel vivo del processo al sistema Guidonia, è stato ascoltato questa mattina nel’aula del tribunale di Tivoli il primo teste dell’accusa, il finanziere che ha coordinato a Roma, fino a settembre del 2016, le indagini per l’inchiesta sulla corruzione in Comune. E’ slittato invece all’udienza del 23 gennaio l’esame dell’accusatrice Patrizia Salfa, ex assessore per metà del primo governo di centrodestra targato Rubeis, testimone molto attesa: dal suo esposto sono iniziate infatti le verifiche che hanno condotto al crollo di un impero politico e al sipario su una classe dirigente. Di fronte al collegio presieduto da Nicola Di Grazia, difensori e imputati sono schierati in gran numero per l’apertura del dibattimento – in tutto sono previsti un centinaio di testi – in un calendario settimanale già programmato fino a marzo.
Ci sono appalti truccati, lavori mai eseguiti e mazzette nei differenti filoni andati sotto la lente della Procura di Tivoli, quindi trasporto pubblico locale, lavori pubblici e ambiente: gli ex vertici politici di centrodestra e dell’apparato burocratico, insieme ad alcuni imprenditori, sono accusati a vario titolo di corruzione, peculato, truffa e di associazione per delinquere. In cinque però hanno già patteggiato, tra questi l’ex dirigente Angelo De Paolis e l’ex consigliere di Forza Italia Alberto Morelli. Sono presenti in aula l’ex vicesindaco Andrea Di Palma, Gerardo Argentino ex numero uno dell’ufficio ambiente, l’ex dirigente alle finanze Gilberto Pucci, il dipendente Michele Maccaroni, tutti ai domiciliari. Vengono contestate tangenti, la gestione del Comune in base alle esigenze del “cerchio magico” che avrebbe appunto piegato gli interessi collettivi a quelli privati, depredando le risorse pubbliche. Gruppo ristretto di potere nel quale – secondo le tesi dell’accusa – avrebbe avuto un ruolo anche l’ex segretaria comunale Rosa Mariani, seduta anche lei vicino ai suoi avvocati, coinvolta nel processo sulla mafia bianca di Guidonia, non per mazzette, ma perché avrebbe mosso i fili del Palazzo sempre secondo quelle esigenze. Il testimone numero uno è l’ufficiale della guardia di finanza, chiamato dall’accusa a fornire il quadro della fase iniziale di indagini accesa appunto dalla denuncia dell’ex assessore Salfa. Le investigazioni – spiega in aula – sono andate nella direzione della verifica dell’attendibilità di quelle dichiarazioni messe nere su bianco, toccando diversi ambiti, alcuni dei quali rimasti fuori dall’operazione Ragnatela e dal processo alla mafia bianca. La lente è stata puntata sull’assegnazione degli appalti, in quei meccanismi d’altronde – secondo gli inquirenti – si sarebbe sviluppata una rete di favori e soldi. Pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche hanno captato con diversi strumenti tecnici – come i pannelli tattici – le conversazioni diventate poi determinanti nella definizione dell’impianto accusatorio, e gli incontri che avvenivano in luoghi precisi. Piazza 2 Giugno, cioè di fronte all’ufficio cultura, ristoranti e bar, perché gli imputati “si incontravano fuori dal Comune”. Si passa al controesame, intanto è fuori in corridoio Patrizia Salfa ma non è il giorno per ascoltarla. L’ex assessore, infatti, è imputata per abuso d’ufficio insieme a Rubeis, e agli ex colleghi, nel processo sullo smaltimento dei rifiuti umidi, riferito alle autorizzazioni alla piattaforma di smistamento, per aver alzato la mano in Giunta – correva l’anno 2012 – approvando la delibera con gli altri membri dell’esecutivo. Per gli avvocati si tratta di un processo connesso a quello sulla mafia bianca. Un cambio di posizione per la Salfa, che non verrebbe più ascoltata allora come teste ma come imputata in un procedimento connesso, con un avvocato quindi al suo fianco. Il collegio si è preso le carte, il nodo sarà sciolto tra una settimana.
Gea Petrini
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.