Home Cronaca Procura Tivoli, violentatore seriale incastrato da una foto scattata da una delle vittime

Procura Tivoli, violentatore seriale incastrato da una foto scattata da una delle vittime

Procura Tivoli, violentatore seriale incastrato da una foto scattata da una delle vittime

Quando ha visto l’uomo che l’aveva violentata e rapinata ripassare sulla stessa strada non ha tirato fuori un’arma ma, con un coraggio da leonessa, ha puntato contro di lui il suo smartphone e ha scattato. Ha fotografato la persona che l’anno scorso l’aveva abbordata sul marciapiede dove si prostituisce insieme con altre colleghe per poi portarla in un luogo isolato ed aggredirla per arraffare la borsetta con tutti i suoi guadagni ed abbandonarla in piena campagna, ferita. Non prima di aver preteso con le minacce un rapporto sessuale senza protezioni. Obiettivo: consegnare agli investigatori, che già indagavano su due aggressioni fotocopia, la traccia “regina” per risalire al violentatore seriale. 

L’ultima aggressione a gennaio. La vittima una sua collega, uscita dall’ospedale con dieci giorni di prognosi per le ferite subite nell’aggressione, che ha subito denunciato e che, dopo aver appreso sulla strada della stessa esperienza vissuta da un’altra ragazza a Capena, l’ha convinta a denunciare a sua volta.  E proprio quest’ultima prostituta nei giorni scorsi si è trovata di nuovo faccia a faccia con quell’uomo. Si sporgeva dal finestrino della sua Smart per contrattare una prestazione. Qui ha sfoderato tutto il sangue freddo di cui è stata capace: subito ha afferrato il telefono e, senza far capire di aver messo in funzione la fotocamera, ha fatto finta di nulla e ha scattato. E poi ha scattato ancora quando l’auto è ripartita immortalando la targa.

Un assist formidabile per gli investigatori dei carabinieri della compagnia di Bracciano e per gli inquirenti della procura di Tivoli che hanno fatto il resto e anche di più: hanno arrestato l’uomo, N. D., un operaio 42enne della zona intorno a Bracciano, e grazie al prelievo del Dna con successive comparazioni hanno scoperto che era sua la traccia genetica lasciata sul corpo e sugli abiti di un’altra prostituta violentata e rapinata nel 2016 a Monterosi, in provincia di Viterbo. 

Le tre vittime finora individuate sono tutte giovani romene, di età compresa tra i 29 e i 24 anni. Ma il comportamento “seriale” dell’uomo indica che molte altre potrebbero essere quelle cadute nella sua rete. Per questo la procura ha deciso di diffondere gli scatti: “Ci si augura che l’esempio di queste donne che hanno denunciato, con coraggio e fiducia nella giustizia – ha sottolineato il procuratore capo, Francesco Menditto –  venga seguito da altre che hanno subìto analoghe violenze”.

Le violenze. Il modus operandi del violentatore nei tre casi accertati lo ha decritto il pm Arianna Armanini, titolare dell’indagine. L’uomo si muoveva con la sua autovettura per le vie di Roma, note per la presenza di prostitute (Salaria, Trigoria e Cristoforo Colombo). Quindi invitava le vittime a salire sull’auto, le portava in aree isolate nell’hiterland della Capitale e lì le costringeva con violenza ad avere rapporti sessuali non protetti (nonostante la ferma resistenza delle donne), per poi rapinarle ed abbandonarle in aperta compagna”.

L’attività investigativa, coordinata dalla procura di Tivoli, è stata avviata nei primi giorni del 2019, quando una pattuglia dei carabinieri ha soccorso una donna, di cittadinanza romena, trovata sotto choc in un’area rurale di Campagnano. E’ stato subito attivato il “protocollo rosa” presso l’ospedale San Filippo Neri. Ciò ha permesso di individuare e prelevare rapidamente le tracce biologiche che l’ignoto violentatore aveva lasciato sugli abiti della ragazza.

La vittima ha riferito che dopo essere salita sull’auto dell’uomo, che l’aveva condotta in una via isolata, aveva immediatamente percepito di correre un grave pericolo tanto da avere cercato di chiamare aiuto con lo smartphone; ma l’uomo glielo aveva strappato costringendola, con violenza e minaccia, ad avere un rapporto sessuale, senza preservativo, prestazione diversa da quanto concordato. Poi l’aveva abbandonata in aperta campagna. Successivamente la vittima aveva saputo da un’amica di aver subito la stessa sorte, a Capena nel febbraio del 2018, convincendola a denunciare. Stesso copione: dopo avere concordato la prestazione sessuale era stata condotta in una strada buia dopo 40 minuti di viaggio, bloccata picchiata e violentata senza protezione, subendo la rapina di 300 euro, guadagno della serata. Infine scaraventata fuori dall’auto e lasciata sola. RedCro

Da sinistra la pm Arianna Armanini, il procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto, il colonnello Pasqualino Toscani, il capitano Alessandro Papuli comandante della compagnia di Bracciano

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