Domenica gazebo in strada anche a Guidonia Montecelio per le primarie del Partito democratico che vedono la sfida finale, aperta appunto al voto esterno anche dei simpatizzanti, tra Stefano Bonaccini e Elly Schlein. Il primo round dei congressi interni ai circoli ha visto prevalere Bonaccini. Proprio per Bonaccini a sorpresa (rispetto alla sua area politica che vede il segretario provinciale Rocco Maugliani schierato per Elly Schlein) si schiera il consigliere del Pd Mario Lomuscio che invia al giornale una lunga lettera di riflessione sugli errori del Pd e la necessità di un cambio di passo. Un appello al voto di domenica per Stefano Bonaccini.
La lettera di Mario Lomuscio
Gentile Direttrice,
innanzitutto, grazie per questo spazio che mi dà la possibilità di condividere alcune riflessioni.
A pochi giorni dalle elezioni regionali e a pochi mesi dalle elezioni politiche, il Partito Democratico si troverà a concludere una lunga fase congressuale, che chiamerà tutti noi militanti e elettori del PD a partecipare alla elezione di una nuova guida, con l’obiettivo di avviare un percorso nuovo e riportare il nostro partito a governare a tutti i livelli.
In questi ultimi sei mesi, abbiamo purtroppo vissuto vicende dolorose e di forte impatto per tutti, per noi amministratori, per gli iscritti e tutti gli elettori e simpatizzanti che guardano al Partito Democratico con speranza e attenzione.
Le sconfitte elettorali “uno schiaffo per il Pd”
Andando a ritroso, abbiamo perso malamente le elezioni per la Regione Lazio, quasi doppiati dalla Destra; le elezioni nazionali del 25 settembre e, a giugno scorso, le elezioni amministrative della nostra Città, anche se alla luce degli accordi politici e dei meccanismi elettorali oggi il PD è parte della maggioranza guidata dalla coalizione civica. Ma questo non attenua l’amaro risultato del primo turno.
Si tratta di una serie cocente di sconfitte, che fanno male, soprattutto perché vengono da lontano, e più che dalle proposte politiche sono state per lo più alimentate da una progressiva sfiducia e delusione degli elettori nei confronti del Partito Democratico, apparso nel tempo come un oggetto incomprensibile, multiforme, indeciso e incapace di dare una rotta chiara sulle vicende politiche nazionali e locali.
Volgendo poi lo sguardo, per vicinanza, al nostro panorama territoriale, non è un mistero che a ciò abbiano partecipato anche altri fattori, che attengono al modo di intendere la vita politica e la partecipazione ad un Partito.
La dimensione personalistica ha sepolto la dimensione collettiva della partecipazione politica, l’individualismo – nella sua massima espressione, le correnti – domina l’agire politico e questo ha restituito nel tempo un Partito svuotato della sua carica comunitaria, sociale, solidale e attenta alla preminenza degli interessi collettivi.
Questi ultimi sei mesi sono stati, a mio parere, uno schiaffo per il Partito Democratico, che paradossalmente potrebbe anche essere utile, se sappiamo coglierne l’opportunità.
Cambiare e ripartire dai territori
Gli elettori ci hanno dato segnale chiaro: bisogna cambiare, bisogna restituire al Paese e anche alla nostra Città un Partito Democratico che torni ad essere il perno della vita democratica delle nostre comunità, che, ritrovando quella vocazione maggioritaria fondativa, sappia parlare a tutto il Paese con chiarezza, con empatia, con interesse, con una visione del futuro chiara, con modernità e propensione al cambiamento, senza inseguire fughe in un passato confortevole ma senza futuro.
E’ necessario ripartire dai territori, là dove nasce la partecipazione politica perché sono i luoghi in cui sono più visibili e immediati gli effetti delle decisioni amministrazioni sulla vita quotidiana delle persone. Recuperarli e recuperarne la presenza quotidiana: nel tempo sono stati progressivamente abbandonati, vissuti con un senso di fastidio e di sufficienza.
Superare le correnti
E’ necessario superare il “correntismo”, l’azione politica individualistica, proiettata esclusivamente alla prossima tornata elettorale fatta di comitati personalistici, espressione unicamente dei candidati contrapposti in guerre fratricide senza confine, utili solo a stabilire incomprensibili egemonie interne;
E’ necessario superare il personalismo politico, l’autoreferenzialità, i clan familistici e ritrovare la voglia e la gioia di agire sentendosi una comunità politica finalizzata alla tutela di un interesse collettivo, superiore agli interessi dei singoli;
In questi prossimi giorni si chiuderà forse il più lungo congresso che io abbia mai vissuto nel Partito Democratico, peraltro dopo una strana e purtroppo perdente campagna elettorale regionale.
E’ una grande opportunità per un rilancio serio e credibile del PD.
Oggi con governi così spiccatamente di destra alla guida del Paese e della Regione Lazio diventa vitale tracciare un percorso chiaro del contributo che il Partito Democratico sarà chiamato a dare al Paese, ai nostri territori, attraverso un centrosinistra moderno, riformista, popolare e progressista che possa tornare al governo del Paese con il voto degli elettori, non delegando ad altri la rappresentanza del centrosinistra, anche nel nostro Comune.
L’importanza delle primarie
La fase congressuale è (deve essere) il momento più alto e importante della vita di un partito, a cui ogni iscritto deve ambire a partecipare, ad esprimersi, a discutere – anche ferocemente – sulla prossima linea politica da tenere, dei problemi del territorio, delle soluzioni da proporre.
I congressi siano partecipati, ma non come è stato fatto negli ultimi anni: appuntamenti fantasma, riti svuotati di ogni anima politica, di qualsiasi interesse se non la conta premasticata delle tessere finalizzata a stabilire equilibri e gerarchie fra clan.
Partecipiamo con orgoglio e per confrontarci, anche da posizioni diverse.
Partecipiamo, portando ognuno le proprie idee e le proprie considerazioni e proposte, per ricostruire un Partito Democratico smarrito ed una partecipazione alla politica sempre più disincantata e addomesticata.
In questo lungo periodo congressuale ho prestato molta attenzione alle candidature in campo per la segreteria nazionale del Partito Democratico, alle loro proposte, alla visione del futuro e del ruolo che il PD potrebbe svolgere.
Ho osservato una discussione energica e molto articolata, spesse volte di non facile scelta tra candidati di valore. Questi ultimi giorni per me sono stati forse però i più dirimenti, anche alla luce del dibattito interno che si è sviluppato subito dopo la sconfitta delle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia, nei quali è maturata per me una posizione politica chiara e convinta, anche riconsiderando alcune iniziali valutazioni.
Appello al voto per Stefano Bonaccini
Partendo da queste riflessioni, e dopo attenta valutazione dei candidati in campo, ho deciso di esprimere la mia ferma adesione al progetto di Stefano Bonaccini, figura nella quale ho riscontrato concretezza e idealità, pragmatismo e visione politica alta e lungimirante, ma anche, e soprattutto, orgoglio e voglia di ripartire per un nuovo progetto politico senza troppe scorciatoie.
E’ una scelta in cui credo molto, e che ritrovo condivisa anche da moltissime persone, iscritti, elettori, simpatizzanti, che in questi giorni ho avuto modo di sentire e di confrontarmi.
Da qui dobbiamo ripartire e non sarà facile, perché per dare gambe ad un nuovo partito occorrerà tirarsi su le maniche e lavorare per costruire un Partito, soprattutto locale, forte, coraggioso, autonomo, in sintonia con la Città e le sue aspettative, abbandonando logiche malsane, che fino ad oggi hanno danneggiato tutti: partito, iscritti e militanti, simpatizzanti ed elettori, ma soprattutto la Città.
Faccio un appello a tutti gli iscritti, amici e simpatizzanti al Partito Democratico di Guidonia Montecelio di partecipare alle Primarie per il nuovo Partito Democratico, che si terranno questa domenica, 26 febbraio 2023.
La sfida è ambiziosa e la posta in gioco è alta e questo Partito, anche localmente, o cambia o muore.
E’ una sfida che va intrapresa, per cambiare il Partito Democratico, per tornare a governare il Paese, la Regione e Guidonia Montecelio.
Mario Lomuscio