Racconta di un colloquio duro e sgradevole con il capolista della civica Zingaretti, e di un altro che a un gazebo non gli ha voluto stringere la mano perché “sei fascista”, e “io sono tutto tranne che fascista” dice Sergio Pirozzi nella sala dell’Imperatore Adriano a Villanova dove i civici di Guidonia Montecelio ospitano la kermesse per Flora Fusciello e Matteo Alesiani. La stanza è mezza vuota, popolata in maggioranza dall’ala biplanista del mondo civico. Il quartiere è luogo clou di Aldo Cerroni che in pista per la Camera come indipendente del centrosinistra non sta partecipando alle iniziative sulle regionali del polo civico. Anche se ci sono diverse sedie vuote, l’umore è alto, “mi raccomando insistete con il porta a porta” suggerisce a riflettori spenti il leader Pirozzi ai due candidati al consiglio regionale. Gli eletti Mauro De Santis, Mario Proietti e Mario Valeri rompono il ghiaccio, quindi tocca a Fusciello: “Noi siamo donne e uomini liberi che scelgono di non stare nei partiti e di impegnarci”. Matteo Alesiani si alza e fa il giro del tavolo, “io sono così un candidato dinamico”, in effetti passeggia, muove le mani, spende ottime parole per la compagna di viaggio Fusciello: “Ci siamo spogliati del nostro egoismo, chi ci critica fa parte di quei partiti che hanno mancato di rispetto a Guidonia. La nostra è una battaglia etica, siamo per la verità, per questo siamo con Pirozzi”. E Sergio parte dalla sua Amatrice, dalle battaglie consumate contro i politici di turno al governo regionale, destra e sinistra, Polverini e Zingaretti, la “stessa fatica”. Dopo “la tragedia”, il devastante terremoto, “ho incontrato tutti i leader – dice Pirozzi – e con tutti ho litigato. Voglio andare in Regione per Amatrice e per condividere quell’idea di amministrazione con gli altri territori”. Non fa distinzioni, “si sono sempre spartiti questa regione” ma riserva stoccate al centrodestra reo di non averlo appoggiato schierando Stefano Parisi dopo un’agonia di settimane, “parlano di voto utile per continuare a farsi gli affari loro”. La volata finale è al civismo, “uniti dall’idea, donne e uomini e liberi”. Foto abbracciati e via. redpol.
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