Timbravano il cartellino ma poi si allontanavano dal posto di lavoro per dedicarsi ad altre faccende, dalla spesa al parrucchiere, oppure “semplicemente” ritornavano a casa. Queste le accuse per cui il gip del tribunale di Tivoli ha emesso, su richiesta della procura, misure cautelari del divieto di dimora nei confronti di nove dipendenti del Parco Naturale dei Monti Lucretili nella città sede dell’Ente, Palombara. Gli indagati per le stesse vicende in totale sono trenta.
L’indagine
Le indagini, coordinate costantemente dalla procura di Tivoli e condotte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Guidonia Montecelio, hanno consentito di accertare un diffuso fenomeno dell’assenteismo da parte di dipendenti dell’Ente regionale che gestisce il Parco dei Monti Lucretili, un territorio di particolare valore ambientale che insiste su 13 comuni del circondario di Tivoli, visitato quotidianamente da tantissime persone amanti della natura e ove vengono svolte periodicamente plurime interessanti attività.
“Durante l’orario di lavoro – spiega una nota della procura – alcuni dipendenti si assentavano per attività personali che nulla avevano a che fare con il servizio per effettuare le attività più disparate, quali fare shopping o andare dal parrucchiere se non addirittura per tornare a casa e rientrare sul luogo di lavoro solo per registrare l’uscita. Allontanamenti illegittimi che hanno causato una grave sottrazione di attività lavorativa all’Ente pubblico, riflettendosi sui tanti dipendenti che, invece, svolgevano puntualmente il proprio lavoro. La diffusione del fenomeno emerge anche dal fatto che durante le indagini il personale risultava, per la maggior parte del tempo, impiegato in regime di smart-working a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 sussistente in quei mesi”.
Gli indagati
La Procura ha richiesto le nove misure, emesse dal gip, solo in relazione ai fatti più gravi e nei confronti dei dipendenti per i quali gli illeciti allontanamenti hanno trovato chiaro riscontro nell’analisi delle riprese video, dei servizi di osservazione, pedinamento e controllo svolti e dai quali si è proceduto ad effettuare rilievi fotografici.
Inoltre, sono indagati altri 21 dipendenti per i quali, pur in presenza di estremi di reato, i fatti non sono apparsi tanto gravi da richiedere una misura cautelare.
Il fenomeno
Secondo il gip “l’attività d’indagine, davvero capillare, ha permesso di ricostruire il fenomeno, che risulta allarmante, perché non solo rappresenta una frode del soggetto pubblico ma incide anche (e, forse, soprattutto) sulla quantità e qualità dei servizi offerti in quanto quei servizi sono stati inficiati dall’assenza, di fatti, dei soggetti che avrebbero dovuto materialmente erogarli o che avrebbero dovuto garantirne la regolare e puntuale erogazione. Gli indagati hanno violato, pertanto, il rapporto fiduciario con la pubblica amministrazione e questi, anziché rispettare gli impegni lavorativi assunti, con meccanismi ben collaudati, hanno attestato la loro presenza fittizia sul posto di lavoro nel mentre si trovavano in tutt’altro luogo”. Un fenomeno che – sottolinea il gip – si riflette sui tanti dipendenti che, invece, svolgevano puntualmente il proprio lavoro. La Procura della Repubblica precisa, infatti, di “aver constatato più volte la preparazione e diligenza di gran parte dei dipendenti dell’Ente Parco, sia perché alcuni sono distaccati in Procura sulla base del protocollo stipulato tra Regione Lazio e Procura Generale presso la Corte d’appello, sia attraverso ulteriori progetti in corso voluti anche dalla dirigenza del Parco”.