Home Cronaca Nei panni del turista: la magia di Villa Gregoriana, un percorso di pace e storia

Nei panni del turista: la magia di Villa Gregoriana, un percorso di pace e storia

Nei panni del turista: la magia di Villa Gregoriana, un percorso di pace e storia

di Virginia Gigliotti

Un comodo parcheggio a pagamento mi accoglie a pochi passi dal Parco di Villa Gregoriana, proprio alle spalle dell’accesso alla ztl di Tivoli: basta attraversare il ponte Gregoriano e in un attimo si è già davanti al grande cartello dell’ingresso della Villa. Pochi gradini dividono la strada dai primi sentieri del parco e dalla postazione dove un preparatissimo team di volontari del Fai mi accoglie con gentilezza.
Da qui il suono dei clacson delle macchine si mescola a quello dello scroscio dell’acqua proveniente dalla Grande Cascata, che a mano a mano si farà sempre più intenso fino a diventare una costante durante tutto il percorso.

All’entrata quindi vengo fornita di mappa del parco, spiegazioni sul tragitto da seguire e brevi cenni storici sulla Villa. Il costo del biglietto è di 7 euro, ma può variare a seconda dell’età fino ad essere gratuito per iscritti al Fai o ad altre associazioni. Il sito è aperto dalle 10 del mattino fino alle 19, perciò il mio consiglio è quello di visitarlo nel tardo pomeriggio durante le giornate più soleggiate, l’estate, in quanto il cammino, di circa 3 chilometri tra sentieri, stradine scoscese e gradinate corrose può risultate faticoso. Nonostante i sentieri siano generalmente in buone condizioni, è meglio indossare scarpe comode e acquistare l’acqua all’entrata.

Il percorso principale prevede un cammino di circa un’ora e trenta per la visita dell’interno parco, fortunatamente fornito di novanta panchine, tutte con vista mozzafiato sulla cascata o sulla vallata antistante, dove potersi riposare o anche solo ammirare il paesaggio. La passeggiata si articola, come suggerito dalla mappa, in tredici tappe, tutte perfettamente indicate e spiegate durante il circuito.

 

Il tour iniziata con il bel vedere sulla villa di Manlio Vopisco, da cui è possibile osservare in lontananza anche il tempio di Vesta, e prosegue in discesa lungo una serpentina fino ad una prima deviazione che ti permette di ammirare dall’alto la Grande Cascata, nonché i cunicoli e i trafori del monte Catillo. Poco distante da lì vale la pena entrare nei ruderi della villa di Manlio Vopisco, databili tra la fine del II secolo e l’inizio del I secolo a.C., un locale originariamente sottostante alla residenza che probabilmente ospitava, nella sua zona centrale, una piscina per l’allevamento ittico.

Si procede scendendo fino alla seconda deviazione, da dove, attraversando un tunnel molto basso, a tal punto che non è possibile percorrerlo in posizione eretta, si arriva in un piccolo terrazzo da dove poter osservare la cascata da una posizione ottimale. Lungo tutto cammino si incontrano comunque numerosi punti panoramici da cui scattare foto meravigliose alla cascata e alla vallata. Nonostante la grande affluenza di turisti, principalmente italiani, di ogni età, la sensazione è quella di camminare in solitudine e in pace, vista la grandezza del parco.

La discesa arriva fino ai piedi della cascata, da dove è possibile inoltrarsi dentro la Grotta delle Sirene, in cui il rumore dell’acqua sovrasta nettamente quello della propria voce. Da questo momento il percorso procede lungo un’estenuante salita, in un’alternanza di gradini più o meno sconnessi, tunnel e sentieri, fino ad arrivare alla Grotta di Nettuno, dove fermarsi un attimo e godersi il fresco. L’ultima tappa sono il Tempio di Vesta e di Tiburno. L’uscita della Villa si trova dalla parte opposta della valle rispetto all’entrata: per tornare al punto di partenza è perciò necessario camminare per circa dieci minuti tra i vicoli della città. Il percorso esterno è comunque segnato sulla mappa del parco.

La storia
La Villa fu intitolata a Papa Gregorio XVI che la inaugurò solennemente nell’ottobre del 1835 a seguito dei lavori, da lui commissionati, per deviare il corso dell’Aniene. Il fiume infatti nel 1826, a seguito di un devastante alluvione, esondò travolgendo numerosi edifici e causando anche la morte a molte persone. I lavori furono affidati all’architetto Clemente Folchi, il quale realizzò un doppio traforo sul monte Catillo, dal cui sbocco oggi precipita la Grande Cascata, alta circa 120 m. Dopo la seconda guerra mondiale la Villa fu chiusa al pubblico e abbandonata in stato di incuria. Solo del 2002 Villa Gregoriana fu concessa dallo Stato in comodato al Fai, il quale portò avanti un importante progetto di recupero e manutenzione che si concluse nel 2005 quando la Villa fu riaperta ai visitatori.

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