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Milano Nord di Sativa Rose: “La cronaca di un giorno e la storia di una notte”

Milano Nord di Sativa Rose: “La cronaca di un giorno e la storia di una notte”

di Alessandra Paparelli

Nel 2012 Alessio Mazzeo dà il via al suo progetto artistico con il nome di Sativa Rose. Ci siamo conosciuti in alcune radio romane, ti ritroveremo presto ospite a Radio Italia Anni 60 Roma, 100.5 FM e ora ai microfoni di Dentro Magazine. Da Area Sanremo a una pausa di cinque anni, in cui hai pubblicato con il tuo progetto due singoli, Sciarada e P-XYZ, con la collaborazione di Enea Bardi alla produzione, Federico Dragogna e Massimiliano Santori.

Il 13 marzo scorso è uscito il nuovo brano Milano Nord, per Grifo Dischi. Cosa e quanto è cambiato da allora?

Innanzitutto ti ringrazio per l’intervista. Da binomio P-XYZ-Sciarada è cambiato principalmente l’assetto del progetto, che prima era declinato al plurale e adesso è al singolare. L’aver reso Sativa Rose un progetto solista, mi ha sicuramente permesso di esprimermi in maniera molto personale. Inoltre, l’ingresso nella scuderia di un’etichetta indipendente nuova, rampante e con le idee chiare, mi sta permettendo di dedicarmi con una serenità diversa al progetto.

Come nasce e cosa racconta Milano Nord?

Milano Nord è la cronaca di un giorno e la storia di una notte. Nasce all’improvviso, dalla metabolizzazione di una trasferta che feci per un live a Milano, nel 2018. Qui ho conosciuto la ragazza che ha ispirato la canzone. Milano Nord sostanzialmente è nata mentre eravamo seduti al tavolino di un bar: mi alzai e le inviai una nota audio in cui era contenuta la melodia del ritornello.

Vivi tra Milano e Roma: un pregio e un difetto di entrambe queste importanti città.

Sono due città completamente differenti e vanno vissute con approcci differenti, lo senti proprio dal sapore che ti danno quando le vivi. Milano è efficiente, pulita e a misura d’uomo; Roma è caotica, trascurata e dispersiva. Però forse proprio per la sua grandezza è molto più ispirante e romantica. Quello che voglio dire è che a Roma, se vuoi staccare, puoi trovarti proiettato in un film di Woody Allen. Puoi andare in centro e non parlare italiano per tutta la notte, diventare compagno di bevute, amante o Cicerone di persone età provenienti da ogni parte del mondo. Puoi svegliarti in una casa dove non eri mai stato prima, o in un hotel, e andarti a bere un caffè a Sant’Eustachio. Poi puoi farti un giro nei quartieri popolari, vedere la gente che stende il bucato sui fili, i bottegai di quartiere intrattenere i loro clienti di una vita; pranzare in una trattoria persa tra i vicoli, col vino della casa. Dove mangi da Dio con pochi soldi ed il proprietario esce dalla cucina con il canovaccio sulla spalla per chiederti com’è andata. Poi magari ti offre un amaro. Milano è troppo piccola per godere di tutte le sfumature di Roma. La gente è più distaccata, anche se più produttiva… il tipo di turismo è diverso. Milano è meglio per il lavoro, Roma per la vita al di fuori da questo. Almeno adesso la penso così, magari in futuro cambierò idea.

Immagino che quando tu scriva, ci siano le esperienze tue personali: quanto sono importanti oggi le emozioni?

Dipende cosa si intende per emozioni. Comunque sono fondamentali come lo sono sempre state, certo. Anche se magari stanno cambiando… Tutti siamo alla ricerca di un qualche tipo di emozione, ogni giorno che viviamo. L’emozione è qualcosa di molto personale, può essere suscitata da un grande avvenimento, ma anche da piccole cose, e dai ricordi. Un’emozione può essere quella di dare il primo bacio, ma anche l’arrivo del fattorino che ci porta il pacco che aspettavamo da un mese può suscitare un’emozione. Può essere suscitata da una festa a sorpresa per il nostro compleanno, ma anche da un film che ci commuove. Sono tutte emozioni, solo che rispondono ad input diversi, che vengono catalogati nei nostri ricordi, e nelle nostre esperienze, secondo criteri d’importanza soggettivi. Per questo la stessa esperienza può essere emozionante per una persona, ma non per un’altra. Sicuramente nei miei testi inserisco frammenti di immagini che appartengono a ricordi che in qualche modo hanno suscitato in me un’emozione, anche se non necessariamente positiva.

Emergenza Coronavirus: cosa ci sta insegnando questa durissima esperienza e il difficile momento per l’Italia e per il mondo?

A riscoprire quella parte di noi che si era persa nel rumore, a riorganizzare la nostra scala di valori, a dedicarci alle cose per cui non avevamo mai tempo, ad apprezzare la calma ed il silenzio. Questo periodo ci sta insegnando anche che si lavora per vivere e che non si vive per lavorare; quanto sia importante documentarsi attingendo da più fonti, al fine di chiarire i nostri dubbi e di farci un’idea personale su problemi complessi, senza sottovalutarli.

Hai rispettato la data di uscita del brano, venerdì 13 marzo…

Si, nonostante dicono porti sfortuna e nonostante la situazione, che il 13 marzo era disastrosa. Ritengo molto importante che il nostro settore mandi segnali di normalità. Dopotutto facciamo parte dell’industria dell’intrattenimento. La gente da noi si aspetta questo, si rivolge a noi per questo, fermarsi non avrebbe avuto senso.

Moltissime sono le iniziative degli artisti da casa, sui social, tra #musicacheunisce e #iorestoacasa. Che ne pensi?

Che sono iniziative carine, ma che non devono scadere nel dilettantismo allo sbaraglio, o nel trash. Questa frenesia delle dirette video ha prodotto cose piacevoli, ma altre davvero non necessarie. Quando ci si riprende con un cellulare, che per ovvie ragioni non potrà offrire una grande fedeltà di registrazione, l’esecuzione dovrebbe essere interpretata in modo brillante e corretto, sennò si rischia di risultare cringe, imbarazzante o spiazzante. Personalmente mi sento un po’ a disagio con verso fenomeno…e, nonostante sia in promozione, cerco di assecondarlo solo quando indispensabile. Perchè qui si passa dal non volersi fermare, visto il momento, al volersi mettere in mostra visto il momento, c’è una bella differenza.

Che ruolo ha la musica, in questo particolarissimo momento? Può davvero unire, far riflettere, far sentire più vicine le persone e offrire intrattenimento, tra numeri e dati da bollettino di guerra?

Ognuno interpreta le situazioni difficili, o comunque fuori dal normale, a modo suo. I numeri ci dicono che non è così. Negli U.S. si parla di un calo degli ascolti sulle piattaforme vicino al 30%. Credo questo derivi dal fatto che la gente ascolta principalmente la musica per evasione, mentre fa altro. Il fatto di “non fare altro”, che sta riguardando molti, probabilmente sposta l’attenzione verso altre forme d’intrattenimento. Per capirci: siccome sono in macchina per andare a lavoro e non posso vedere un film, accendo la radio; siccome sono in metro e non posso preparare una torta, metto le cuffie alle orecchie. Credo che adesso si vedano molti film e si preparino molte torte.

Sospesi e cancellati più di 75mila eventi musicali, artistici, culturali. Gli artisti chiedono fondi e sostegno al Governo, una tua riflessione.

Purtroppo è molto cinica… potenzialmente siamo di fronte alla più grave crisi dell’industria musicale dai tempi di Napster&co. Senza i live un’intera parte del settore affogherà. Nella scena indipendente, già prima del covid-19 le entrate riuscivano a malapena a coprire le spese. Personalmente, per quello che riguarda il campo legato alle royalties, credo che sarebbe un buon momento per risolvere il problema del value gap. Che, per chi non fosse addetto ai lavori, rappresenta quel meccanismo sproporzionato e malato secondo cui le grandi piattaforme (Spotify, Apple Music, Deezer…) guadagnano dagli streams una percentuale di gran lunga maggiore rispetto a quella destinata ad artisti, distributori, produttori ed etichette. Una riforma su scala internazionale in tal senso, potrebbe risolvere istantaneamente tutti i problemi che affliggono il settore e soprattutto gli artisti.

Per gli indipendenti, la situazione è più complessa, si vive di live:

È chiaro che nell’immediato il settore indipendente sarà martoriato. Senza i soldi dei live, che nella realtà indipendente costituiscono circa il 75% dei guadagni, non si avranno i soldi per registrare quando gli studi riapriranno. Senza nuovo materiale, non si avranno album pronti da proporre ai Booking per i live. Chi aspetterà a pubblicare adesso, rischierà di cadere nel dimenticatoio e di subire perdite a livello di numeri, che renderanno più difficile la promozione e meno efficace il reperimento di date.

Milano Nord è accompagnato da un videoclip uscito tra il 23 e 24 marzo: ci sei tu sui tetti della città, i colori sono molto interessanti e intensi. Un’immagine “underground”, che personalmente amo molto. E’ anche un omaggio al momento molto difficile che Milano (e Regione) stanno vivendo?

Ad essere sincero no. Il video è stato girato a gennaio, quando tutto questo era ancora lontano.

Chi è il regista del video? Come nasce l’idea?

Il regista del video è IlRegistaDiTelefonini, L’idea era di girare qualcosa che rimandasse ai video degli anni ’80; utilizzando la città più mitteleuropea che abbiamo in Italia come scenario, per creare contrasto.

L’artista vive sempre in bilico tra emozioni, entusiasmo, incertezze, speranze, sogni, ansie. Hai dato grande importanza alle etichette discografiche ma hai sempre lavorato da indipendente, scelta libera coraggiosa. Cosa ti aspetti dal tuo nuovo percorso artistico?

Cerco di vivere questo percorso giorno per giorno, senza farmi aspettative per il futuro, ma ponendomi degli obiettivi sempre maggiori. Sicuramente la tranquillità di avere una realtà alle spalle mi aiuterà molto in questo senso, soprattutto permettendomi di interfacciarmi con realtà sempre più importanti del settore, che contribuiranno in modo decisivo alla mia crescita.

Ultima domanda. Come stai gestendo l’emergenza Coronavirus e qual è la prima cosa che farai, appena potremo riappropriarci di una apparente normalità e convivere con la fase 2? C’è qualcosa che non hai fatto ancora o qualcosa che non hai detto a qualcuno? Cambieranno i rapporti e gli approcci umani, lavorativi, tra le persone?

La prima cosa che farò, sarà organizzare un bel barbecue in terrazzo con gli amici, con del buon vino. Per quanto riguarda i rapporti umani, credo che questo periodo sia uno di quelli che nella storia hanno un “prima” ed un “dopo”. Il nostro “dopo” sarà per forza di cose diverso. Credo che, anche se inconsciamente magari, si farà molta più attenzione all’igiene e che, finalmente, la gente imparerà a restare a casa se non sta bene; per dovere civico e per dovere verso sé stessa, ma soprattutto perchè verrà guardata male. La cosa di cui in fondo gli importa di più.

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