Tredici immobili sparsi tra Fonte Nuova, Mentana, Monterotondo e Tortoreto più le quote di una società immobiliare, tre veicoli, sette conti correnti e un deposito postale. Sono i beni per un valore di un milione e mezzo di euro sequestrati ad un 42enne di Mentana con precedenti per reati in materia di stupefacenti con un provvedimento emesso ai sensi del codice Antimafia: le indagini patrimoniali, svolte dai carabinieri di Monterotondo sotto la direzione della procura di Tivoli, hanno consentito infatti di accertare che tutto ciò su cui l’uomo aveva la disponibilità avevano un valore risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati al fisco, così da presumere la provenienza da attività illecite allo stesso attribuite nel corso degli anni. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla sezione specializzata in Misure di prevenzione del tribunale di Roma. Gli immobili e la società immobiliare da oggi, quindi, sono sottratti a F.B. e sono gestiti da un amministratore giudiziario che opera sotto la direzione di un giudice delegato.
Il sequestro rappresenta un ulteriore risultato di una complessa indagine svolta dai carabinieri della compagnia di Monterotondo, diretta dalla procura di Tivoli, che ha portato nel corso del 2018, tra Fonte Nuova, Mentana e Monterotondo, all’arresto complessivamente di 40 persone ed al sequestro di 500 grammi di cocaina, di 17.000 euro in contanti e all’esecuzione, lo scorso luglio, di analogo decreto di sequestro di beni per un valore complessivo di 300mila euro nei confronti di D.L. F., 45enne di Mentana, arrestato nel corso della stessa indagine.
“Va dato atto ai carabinieri della compagnia di Monterotondo – sottolinea il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto – della particolare professionalità dimostrata nello svolgimento di indagini patrimoniali, seguendo le indicazioni della procura di Tivoli che pone al centro della sua azione il sequestro dei beni. Vi è la ferma convinzione che la sottrazione dei patrimoni acquisiti illecitamente consenta di recuperare i beni alla collettività e di dimostrare che “il delitto non paga”. RedCro
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