Venerdì 13 gennaio 2023, alle ore 16.00, a Tivoli presso il Museo della Città, si tiene la conferenza dal titolo L’Egitto a Tivoli: il caso dei ‘Cioci’, a cura di Benedetta Adembri (già funzionaria archeologa MiC e responsabile di Villa Adriana) e Giuseppina Enrica Cinque (Università degli Studi di Roma Tor Vergata). L’iniziativa congiunta dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este – VillÆ e del Comune di Tivoli, intende ripercorrere la storia di Tivoli e del suo patrimonio archeologico, che in quanto cifra identitaria del territorio mantiene ancora oggi inalterato il suo carattere di attualità. Andrea Bruciati Direttore dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, e Laura di Giuseppe Vicesindaco, nonché Maria Antonietta Tomei Consigliera del Sindaco per i Musei Civici e membro del Comitato Scientifico delle VillÆ introducono la Conferenza, rappresentando le istituzioni organizzatrici e ospitanti.
La memoria storica di Tivoli conserva l’immagine di due statue di granito rosso, di notevole altezza, localmente chiamate “Cioci”, documentate in una piazza urbana fino alla seconda metà del XVIII secolo, quando furono alienate in favore del pontefice,Pio VI, e, di conseguenza, trasportate in Vaticano, dove tutt’oggi si trovano. Appena prima del trasporto, J.J. Winckelmann le aveva interpretate quali ritratti di Antinoo, asserendone la provenienza da Villa Adriana. Se già immediatamente dopo l’arrivo delle sculture a Roma autorevoli studiosi avevano messo in dubbio la possibilità che entrambe raffigurassero l’amasio di Adriano, questa identificazione e la provenienza dalla villa imperiale tiburtina costituiscono tuttora assiomi della letteratura di settore, che ha tuttavia ignorato la storia antiquaria dei due telamoni, determinando un vuoto documentario di oltre due secoli e mezzo, a partire dall’epoca delle prime testimonianze figurate, risalenti alla prima metà del Cinquecento, che ne attestano la presenza in una piazza di Tivoli. Al fine di colmare questo vuoto, è stata svolta una ricerca preliminare sulla documentazione di tali sculture, che ha restituito un corpus di informazioni, di archivio e iconografiche inedite, di grande interesse. In particolare, l’esame della documentazione offerta dalle fonti antiquarie permette di ricostruire la storia delle due gigantesche sculture egittizzanti, in granito rosso, oggi custodite nel Museo Gregoriano Egizio in Vaticano, che sarebbero completamente estranee alla villa imperiale tiburtina.“Ritengo che lo studio delle fonti e l’approfondimento di uno specifico culturale sia peculiare all’Istituto Villæ – commenta Andrea Bruciati – che intende non solo porsi come contenitore di strabiliante bellezza ma anche quale cantiere prodromico di studi, attraverso cicli seminariali e progetti espositivi internazionali: un laboratorio di pensiero volto alla collaborazione con enti di ricerca che vogliano fare chiarezza su palinsesti narrativi troppo spesso privi di fondamento scientifico. Ad una storia romanzata di grande fascino, purtroppo mai messa in dubbio e troppo spesso avallata per stolida tradizione, si contrappone pertanto un diverso approccio altrettanto affascinante che dona nuova luce ad un territorio straordinario, una altera Roma plasmante un diverso immaginario, seminale al XXI secolo”.