La Raggi punta sul Tmb di Guidonia per i rifiuti romani: Barbet in crisi troppo tardi

“Sicuramente il Tmb di Guidonia” lo dice con una spontaneità disarmante, è la cosa più naturale del mondo portare i rifiuti di Roma nell’impianto della terza città del Lazio. Il video che fa il giro dei gruppi Facebook con Virginia Raggi che spiega il piano d’azione per risolvere il problema dello smaltimento della spazzatura capitolina, è quasi incredibile per la pacata fermezza con cui il sindaco cinque stelle vuole sottolineare il destino del Tmb che è stato dissequestrato. Cioè è pronto a scaldare i motori per entrare in funzione. Chi vuole allora che l’impianto di trattamento meccanico biologico diventi la destinazione per i camion romani? La Raggi sicuramente, d’altronde fa capire il sindaco di Roma, il Tmb non sta nemmeno vicino le case. Una consolazione per i cittadini che quindi devono rassegnarsi punto e basta.

L’area dell’Inviolata con l’impianto affacciato sul Parco archeologico naturalistico e sulla ex discarica ancora da bonificare ha un destino che si chiama immondizia. Un ginepraio di ricorsi, vicende giudiziarie e autorizzazioni annesse e connesse, per il progetto del Tmb aleggiato per anni e diventato realtà. Un impianto con una tecnologia non delle più innovative, che prende i rifiuti e li separa attraverso le proprie linee di lavorazione. In sostanza, viene separata la frazione secca dei rifiuti a più alto potere calorifero che diventa Css cioè combustibile solido secondario, la versione aggiornata delle ecoballe, giusto per intendersi da bruciare poi in appositi impianti. La maggior parte della spazzatura che arriva all’impianto diventa combustibile solido secondario, poi c’è una parte di recupero di materiali ferrosi e di alluminio (non più del 4%) che finiranno, dopo il passaggio negli impianti di raffinazione, per essere reimpiegati nell’industria metallurgica. L’altra parte di rifiuti, circa il 20% in peso, diventa Fos, altra sigla che sta per frazione organica stabilizzata. Questo è il quadro. L’impianto può trattare fino a 190mila tonnellate di rifiuti l’anno. Il Tmb all’Inviolata può ricevere rifiuti urbani (dall’indifferenziato ai rifiuti biodegradabili di cucine e mense) e i rifiuti speciali non pericolosi: plastica, imballaggi, pneumatici, cdr in caso di blocco del processo, e altri. I rifiuti speciali non possono essere più del 10% di quelle 190mila tonnellate.

Da quando esiste il progetto dell’azienda che gestirà il sito, quella cifra è stata un chiaro campanello d’allarme. In molti hanno scritto, parlato, presentato mozioni a destra e a manca, perché la capacità di trattamento così elevata faceva presagire un finale chiaro senza timore di essere smentiti: Roma avrebbe bussato alla porta di Guidonia per risolvere i suoi guai cronici con la spazzatura che, tra impianti che chiudono e l’epoca post Malagrotta, la Raggi non sa dove portare. Guidonia è sacrificata nell’ottica di una Città Metropolitana che esiste ancora e solo per scaricare le crisi irrisolte di Roma sulla provincia. Pendolari allo stremo, viabilità al collasso, mezzi pubblici come calessi, nessun progetto di reale integrazione del valore artistico e archeologico tra Roma e le altre città, la Tiburtina che ha spento il sogno di una Silicon Valley romana per accendere le luci delle slot. Però sulla spazzatura Guidonia Montecelio torna a essere centrale. Rifiuti che saranno smaltiti e che – è evidente – dovranno essere trasportati dai camion in un andirivieni di traffico che si immagina non aiuterà lo smog. Per carità, negli allegati tecnici dell’autorizzazione che ha ricevuto di recente il benestare finale della Regione Lazio, il gestore del Tmb deve garantire la pulizia delle aree di movimentazione e transito dei rifiuti, ogni giorno, avendo in mente che comunque l’area dove verranno accolti i rifiuti sarà svuotata ogni quindici giorni. Autorizzazione che alludeva al magico finale, visto che l’impianto è ritenuto “fondamentale” alla chiusura del ciclo integrato dei rifiuti.

L’intera partita Tmb, inutile dirlo, è un controsenso rispetto all’impegno dei Comuni sul fronte differenziata: una sfida che in pochi anni ha raggiunto percentuali notevoli. Si parla dei Comuni dell’hinterland, certo non di Roma. Solo uno degli aspetti controversi, senza contare la presenza della discarica da bonificare, di un prezzo che il territorio non vuole più pagare. E il Comune di Guidonia? Qui la vicenda diventa davvero spinosa visto che il sindaco Michel Barbet e la sua amministrazione sono a cinque stelle come gli inquilini del Campidoglio. L’asse Barbet Raggi è stato sventolato, soprattutto nella prima metà del mandato, come un orgoglio: un asse che non ha portato niente a Guidonia e nemmeno a Barbet. Il sindaco in questi ultimi mesi, una volta che l’ipotesi dello sbarco romano era diventato ineluttabile, è corso ai ripari. Pugno duro nella comunicazione: “Il Tmb di Guidonia Montecelio non deve aprire per nessun motivo al mondo. Lo combattiamo da anni con tutte le armi a nostra disposizione e continueremo a farlo con il sostegno di tutti i cittadini che vogliono difendere la propria città”. Questa è la dichiarazione di guerra diffusa in mattinata dopo la visione del video della Raggi. Il Pd partito e gruppo all’unisono (è tipo una nuova versione eco-friendly) lo ha subito bacchettato: “Dopo quattro anni il sindaco di Guidonia ha finalmente scoperto quali sono gli obiettivi della Raggi. Speriamo che non sia troppo tardi. Noi continueremo la nostra battaglia perché ognuno smaltisca i rifiuti a casa sua”. 

Una vera patata bollente sul piano politico. Se ne sarà parlato nei vertici cinque stelle? Guidonia avrà fatto sentire la sua voce? Domande che restano senza risposta, e che andranno dritte ad alimentare la campagna elettorale per le amministrative 2022.