Ancora nessun intervento contro l’inquinamento all’Inviolata, il Comune di Guidonia Montecelio invia un atto di diffida alla società EcoItalia ’87 proprietaria della discarica e alla Regione Lazio. Una dichiarazione di ostilità con il quale il dirigente del settore Ambiente Gerardo Argentino intima alla società pezzo grosso dei rifiuti di mettere in campo tutte le azioni necessarie per bloccare la contaminazione delle acque sotterranee nell’area. In caso contrario si procederà in danno e a pagare i lavori dovrà pensare la Regione Lazio che ha autorizzato il sito.
Quattro pagine che pesano come il piombo – Tutto cambia adesso nelle stanze di EcoItalia (la società della galassia del patron dell’immondizia Manlio Cerroni) e della Regione Lazio dove il rischio è di doversi fare carico di una faccenda tanto complicata quanto costosa, non solo in termini ambientali, ma anche di moneta sonante. Lunedì 9 maggio il dirigente Argentino arrivato al settore Ambiente da una manciata di mesi sigla il foglio, e la diffida per conoscenza viene inviata anche all’Arpa Lazio (l’agenzia regionale) e alla Procura della Repubblica di Tivoli. Nero su bianco, il Comune irrigidisce i rapporti con la società, formalizzando una posizione netta: il sito che per decenni ha ospitato la discarica deve essere oggetto di interventi concreti per arginare l’inquinamento, pena per il privato andare incontro al risarcimento danni e per la Regione sobbarcarsi i costi dell’impresa. Un passo che arriva dopo quasi due anni dalla prima riunione della Conferenza dei servizi convocata proprio per sbrigare lo scottante nodo della bonifica, e che il Comune di Guidonia Montecelio non si era però mai azzardato a compiere fino ad oggi. Un atto “dovuto” con anni di ritardo.
I vertici istituzionali dal 2014 – Quattro volte si è riunita la Conferenza dei Servizi da quella nota inviata dall’agenzia per la protezione ambientale che il 22 settembre del 2014 ha consacrato la contaminazione del sito. Istituzioni di ogni ordine e grado e la società, tutti intorno al tavolo a trovare un accordo per la messa in sicurezza. A novembre scorso, l’ultimo vertice a Guidonia Montecelio dal quale emergono alcuni punti: la proposta avanzata direttamente dal dirigente Argentino di fissare proprio quella data del 30 novembre come inizio delle operazioni concordate dalla Conferenza. Vengono decise quindi ulteriori operazioni di sondaggio dello stato delle acque che l’Arpa avrebbe dovuto effettuare entro i primi quindici giorni di gennaio e infine la scadenza del 30 giugno per la società, giorno entro il quale formalizzare il progetto definitivo di messa in sicurezza e il relativo cronoprogramma. Nessuno batte un colpo nei mesi successivi e così Argentino invia due lettere, una all’Arpa per avere gli esiti di quelle verifiche sull’inquinamento e a EcoItalia, per ricordare l’avvicinarsi della meta del 30 giugno.
Con questo scenario il 9 maggio c’è il giro di boa – Nella diffida firmata dal dirigente si parte dalla contaminazione del sito della discarica (oggi chiusa) verificata dall’Arpa che ha chiesto nel 2014 alla EcoItalia 87 “una immediata attivazione per la messa in sicurezza di emergenza”. Ma niente è accaduto, “ad oggi dopo quella nota – è scritto nell’atto – e dopo le numerose conferenze dei servizi ancora non è stata data certezza della effettiva messa in sicurezza di emergenza del sito e della cessazione del fenomeno di contenimento ambientale”. Così considerata “l’urgenza” il Comune diffida la società a porre in essere tutti gli interventi necessari per evitare la diffusione dei contaminanti e rimuovere le sorgenti di inquinamento. Se EcoItalia non provvederà gli interventi saranno posti in essere in danno della società. E in caso di inadempienza della società di fronte alla diffida, il costo degli interventi in danno dovrà essere sostenuto dalla Regione Lazio, per due ragioni: è l’ente che ha autorizzato la discarica ed è detentore della garanzia finanziaria rilasciata da EcoItalia. Insomma, dopo anni anche per il Comune il caso Inviolata è formalmente da stato d’emergenza.
Gea Petrini
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