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Inizia il processo Rubeis, riunioni rinviate e panico scioglimento dentro Forza Italia

Inizia il processo Rubeis, riunioni rinviate e panico scioglimento dentro Forza Italia

Gea Petrini

Zampillano ipotesi nella fontana avvelenata della politica, la terza città del Lazio saluta l’anno con un’amministrazione paralizzata in attesa del 20 gennaio. Mercoledì inizia il processo del sindaco Eligio Rubeis accusato dalla Procura di Tivoli di concussione e corruzione perché avrebbe abusato della sua posizione per ottenere assunzioni dagli imprenditori, minacciando ripercussioni, e forzando anche uffici comunali al fine di agevolare o bloccare pratiche relative alle stesse operazioni. Sempre il 20 scadono i termini dell’ordinanza di misura cautelare, da sei mesi l’architetto è ai domiciliari, misura che potrebbe essere rinnovata. La maggioranza è in febbrile stato di agitazione: convocata e poi annullata una riunione sullo scioglimento anticipato del consiglio.

Si salvi chi può. Ognuno ha una teoria, tutti hanno timore delle prospettive incerte e i bookmaker locali non tengono il ritmo di quotazioni che salgono e scendono a velocità vertiginosa: l’oggetto è sempre lo stesso, quando e come finirà il governo del centrodestra. Intanto se c’è già chi ha tirato fuori gli elenchi elettorali, azzurri e alleati sono nella piena confusione colorata da schermaglie amministrative che rendono difficile comprendere come poter proseguire. Nel quadro variegato, un input deciso è giunto dal provinciale di Forza Italia, il segretario Adriano Palozzi ha convocato una riunione del partito e del gruppo, all’ordine del giorno lo scioglimento anticipato.

Assicurano i bene informati che il consigliere regionale abbia assunto una linea diversa, a favore delle elezioni. Una cambio di rotta che destabilizza gli equilibri locali, se il provinciale getta una bomba del genere, non si può tornare indietro. Michele Venturiello assume la notizia e il coordinatore (e consigliere) cittadino dei forzisti Andrea Mazza martedì via sms convoca la plenaria per giovedì 14 gennaio alle 18, tra gli invitati c’è anche l’ex consigliere Marco Bertucci. E’ un putiferio, whatsapp in fiamme con messaggi che rimbalzano da una parte all’altra. Troppa fibrillazione, riunire Forza Italia prima del 20 vuol dire avviare la macchina alla cieca (per alcuni) e lanciare segnali pessimi al sindaco ai domiciliari. Se già c’è chi è pronto a disertare, sono i rubeisiani doc a mettersi in moto, Marianna De Maio e Venturiello vogliono stoppare l’ingresso di Palozzi col tema scottante delle elezioni.

Secondo i rumors con sentimenti prevalenti che rasentano il “terrore”, alla fine il capogruppo avrebbe chiamato il segretario provinciale: Venturiello si lancia nell’appello per il rinvio della riunione. Palozzi accorda lo spostamento, chiedendo però al capogruppo di fare un passaggio prima con il coordinatore cittadino. E così succede, alla fine Mazza e Palozzi stabiliscono di posticipare il vertice, sarà organizzato dopo il 20. Nel caso in cui Rubeis non dovesse tornare nel Palazzo, ci sono aperte diverse possibilità. Le dimissioni dell’architetto o quelle del facente funzioni Andrea Di Palma che dovrà procedere nelle prossime settimane, come stabilito in autunno, a una verifica di maggioranza al momento divisa.

All’interno di Forza Italia sono per le elezioni anticipate Stefano Sassano, Gianluigi Marini, Veronica Cipriani, fermo restando che Bertucci (anche lui per il sì) pur se dimesso sul piano politico come è ovvio continua da primo degli eletti a rappresentare voce autorevole. Incertezza nel gruppo Andrea Mazza, i consiglieri sono sul piede di guerra per questioni amministrative e legano la fine della consigliatura non alla vicenda giudiziaria del sindaco ma all’incapacità del governo di proseguire in maniera collegiale e efficace, la posizione definitiva non c’è ma i malumori sì. Per il resto Fratelli d’Italia è accreditata sul no al voto, come la civica del sindaco, mentre il presidente Aldo Cerroni ha già suonato la campanella d’allarme, è uscito dal governo garantendo per ora solo l’appoggio esterno. Sembra l’inizio della frana ma che lo scioglimento possa arrivare attraverso una raccolta di firme con quattro di centrodestra insieme all’opposizione è l’unica opzione che si può escludere sin da oggi. Cerroni non è il “quarto”, il tema non si pone affatto. Sul campo come strade percorribili – al netto delle dimissioni di Rubeis – restano la mozione di sfiducia (non semplice) e la presa d’atto di fronte a una maggioranza in crisi permanente e senza vertice legittimato che conduca Di Palma a lasciare la poltrona.

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