Gea Petrini
Riunione fino a tarda notte e un documento firmato: Gianluigi Marini, Veronica Cipriani e Giuseppe Nardecchia escono da Forza Italia e restano al governo della città. Un terremoto nel centrodestra, la componente tra le più votate della compagine azzurra dà l’addio al partito criticando aspramente la gestione «dilettantesca» dimostrata dagli organismi dirigenti – dal segretario Palozzi in giù – sullo scioglimento. Ma tengono i Lavori Pubblici.
I telefoni bollono giovedì mattina quando i consiglieri comunicano al capogruppo Michele Venturiello la scelta sofferta. Un colpo di scena negli ambienti della politica della terza città del Lazio. Schierati per lo scioglimento anticipato da settembre, proprio nella prima uscita pubblica Marini era stato netto nel dire che in caso contrario «se non convinceremo nessuno, scenderemo noi dal treno, usciremo dalla maggioranza». Ma così non è. Sono ragioni di responsabilità nei confronti della coalizione e degli elettori, convinti di aver bene amministrato la città, a spingerli adesso a un passo indietro rispetto a quella posizione. Il gruppo conferma quindi la fiducia ad Andrea Di Palma oggi titolare di un Palazzo il cui sindaco è agli arresti da luglio. A questo tema spinoso è dedicata la prima parte del documento, scritto nella mezza nottata di lavoro con amici e sostenitori, «prendiamo atto che la quasi totalità della maggioranza eletta nelle recenti elezioni è fermamente decisa a proseguire l’azione amministrativa nonostante il perdurante impedimento del sindaco. Noi non abbiamo condiviso tale decisione – scrivono – siamo assolutamente convinti che la nostra città meriti e abbia bisogno di un sindaco presente, forte, capace e sereno».
Come è stato Rubeis per sei anni – aggiungono – per questo «le elezioni anticipate, se richieste e volute dalla maggioranza senza assecondare le strumentalizzazioni dell’opposizione, avrebbero rappresentato una soluzione migliore della crisi in cui si è ritrovata l’amministrazione consentendo al centrodestra di rivincere per la terza volta consecutiva le elezioni comunali». Una tesi che non è passata nella coalizione, «ha prevalso una chiara volontà di perseverare nell’azione di governo alla quale noi non possiamo opporci ulteriormente». E’ qui, su questo passaggio, che il gruppo sancisce il sostegno a Di Palma: «Non possiamo e non vogliamo far mancare, in un momento così delicato, il nostro contributo a quest’amministrazione che per sei anni e mezzo abbiamo portato avanti con tutti i colleghi. Per questo continueremo a lavorare, al meglio delle nostre capacità e con tutte le nostre energie, per il bene della città, pronti a ricevere alla fine del mandato il giudizio degli elettori, l’unico che in fondo ci interessa davvero. Noi accettiamo di attenerci alla decisione della maggioranza della coalizione di governo, pur in dissenso, perché solo così si può partecipare ad amministrazioni coese e non litigiose».
E mentre rinnovano l’impegno con gli alleati e il facente funzioni, recidono il legame con Forza Italia. I malumori c’erano. Ma che si giungesse alla rottura non era affatto scontato, «non siamo obbligati a tollerare oltre anche la dilettantesca gestione politica del nostro partito a livello locale e provinciale. A livello locale Forza Italia ha subito la crisi con una sequela di rinvii e attese messianiche, invece di governarla con il coraggio e la risolutezza che ci si aspetterebbe dal partito di maggioranza relativa. A livello provinciale, ancor peggio, il partito ha saputo dire tutto e il contrario di tutto nel volgere di poche settimane, apparentemente più interessato agli equilibri di componente che ai destini della terza città del Lazio».
Nel mirino c’è Adriano Palozzi, «ci chiederemo per sempre come mai, quando a Guidonia cinque consiglieri azzurri su nove si esprimevano con forza per le elezioni anticipate, il partito romano si prodigava nel “consigliare” resistenza a oltranza, mentre quando ormai, dopo i cambiamenti in seno al gruppo, solo tre su nove si sono mantenuti sulla posizione dell’opportunità dello scioglimento, il partito romano, per la prima volta, ha “consigliato” di andare alle elezioni. Non ci stupiremmo se la palese e ostentata disobbedienza di tutti i consiglieri di Forza Italia a Guidonia, tranne uno, nei confronti della linea del partito non avrà nessuna conseguenza». E’ nel gruppo misto che andranno Marini e Cipriani: «La nostra decisione di uscire oggi da Forza Italia, assunta all’unanimità dal nostro gruppo umano e politico, ci impedisce di infierire oltre nei confronti di un partito che non sentiamo e non è più il nostro». Prospettive sempre più incerte.
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