Home città Guidonia I 5S bocciano il taglio dei costi della politica tra lezioni su Pericle e sorrisi ai flash

I 5S bocciano il taglio dei costi della politica tra lezioni su Pericle e sorrisi ai flash

I 5S bocciano il taglio dei costi della politica tra lezioni su Pericle e sorrisi ai flash

E’ stato scomodato Pericle nel consiglio comunale che ha visto il movimento cinque stelle di Guidonia Montecelio bocciare la riduzione dei costi della politica. Una mozione targata Lega e FdI propone il taglio del 70% dei gettoni dei consiglieri in commissione, il Pd aggiunge quello degli stipendi di sindaco e assessori. La linea non passa, la maggioranza fa muro.

E’ un consiglio semi surreale quello che va in scena venerdì mattina, dopo due ore di preliminari sul caso cave, si arriva alla fatidica proposta avanzata da Arianna Cacioni e Giovanna Ammaturo. La sostanza è questa, rinunciare al 70% dei gettoni delle commissioni e con quel risparmio rimpinguare le casse, per l’occupazione, lo sviluppo, ma non mancherebbero argomenti, dalle scuole alla Tari. Le due donne della destra di Guidonia, conducono i cinque stelle sul loro terreno, insomma, la battaglia per l’abbattimento dei costi della politica è un evergreen grillino e declinato in tutte le salse.

Ammaturo si alza, sposta la tenda, “scusate volevo vedere se stavamo sempre a Guidonia”, dice la consigliera leghista dopo il discorso del pentastellato Matteo Castorino. Perché è un consiglio così. Alessandro Cocchiarella è stato il primo ad alzarsi per dire no, bollando l’affaire come “demagogico” ormai d’altronde gli interventi che fa su ogni argomento non si distinguono più gli uni dagli altri, gli sguardi sono disorientati, denuncia che ci sono “consiglieri che fanno le comparsate in commissione e poi se ne vanno”, i gettoni servono, “sono un contributo”. Poi è la collega Loredana Terzulli che precisa, “non è che stiamo in commissione perché non abbiamo niente da fare”, per carità, è il turno del giovane Castorino che tira fuori un manuale di storia greca. In senso fisico. Scatta il momento pedagogico non si capisce se più rivolto alla minoranza o ai suoi stessi colleghi di banco, pure il sindaco se lo guarda mentre declama il senso della “mistoforia”, deve leggere più paragrafi per spiegare l’indennità giornaliera che per primo, un signore che si chiamava Pericle, destinò a chi ricopriva ruoli pubblici nella polis. La Ammaturo capito il no alla proposta va giù duro contro la maggioranza, “la svolta governativa vi ha tolto la verve, restate leoni da tastiera notturni. Dopo le poltrone avete dimenticato il popolo. Noi vogliamo recuperare i soldi e reinvestirli per la città”.

Del Pd in aula ci sono Emanuele Di Silvio e Mario Lomuscio, presentano l’emendamento per “dare un vero segnale”, estendendo quindi il taglio allo stipendio a sindaco e Giunta. Il capogruppo cinque stelle Giuliano Santoboni si è preparato l’intervento scritto, “di cosa ha bisogno la città, di consiglieri comunali presenti o di qualche migliaia di euro in più?”, tende l’arco verso la Cacioni e tira una freccia alla ex stagista, ex consulente dello staff di Rubeis, a propostito di costi della politica, “prima andava tutto bene quando gli uffici erano pieni di persone con incarichi, e si spendeva per pranzi e trasferte, ti ricordi Arianna?”. E poi assicura che è inutile questo smuovere la pagliuzza, “perché il fienile non cade”. E’ Di Silvio a fornire le cifre, “si tratterebbe in totale anche con la nostra proposta di un risparmio di 250mila euro l’anno da spalmare per la Tari o per installare le telecamere. Siete populisti, sindaco almeno si riporti lo stipendio a quello che prendeva prima di fare politica. Fateci vedere quanto siete grillini”. Ma le mani si alzano e stroncano prima l’emendamento del Pd e poi quello della destra. E sorrisi ai flash.
Gea Petrini

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