Home città Guidonia Guidonia, Russo: “Non vogliamo chiudere le cave. Non possiamo interferire sul dirigente ma la nostra linea è chiara”

Guidonia, Russo: “Non vogliamo chiudere le cave. Non possiamo interferire sul dirigente ma la nostra linea è chiara”

Guidonia, Russo: “Non vogliamo chiudere le cave. Non possiamo interferire sul dirigente ma la nostra linea è chiara”

di Gea Petrini

Vicesindaco Davide Russo, da diversi mesi a Guidonia Montecelio va avanti uno scontro pesantissimo intorno al futuro del settore estrattivo. Quale è la situazione oggi?
Siamo in attesa che la Regione elabori un documento. Nell’ultimo incontro con sindacati, industriali, dirigenti regionali, comunali insieme al sindaco, all’assessore Guida e al sottoscritto, siamo usciti da lì con la proposta dell’assessore regionale Mazzella su un documento che ci invierà a breve. Ad oggi ancora non è arrivato. Un documento per superare le criticità che stanno sul tavolo a livello comunale. Il nostro obiettivo deve essere chiaro: noi non vogliamo chiudere le cave. Questa amministrazione si è espressa per riqualificare..

Eppure già nel vostro programma elettorale si faceva riferimento a quella prospettiva, e esponenti della maggioranza cinque stelle sembrano orientati in quel senso…
Il punto del programma evidenzia la riqualificazione ambientale. E’ un dato di fatto che nel nostro territorio ci sono dei crateri che sono rimasti lì. Attenzione, non sto parlando di imprenditori che operano attualmente ma di imprese fallite che hanno lasciato il grande buco sul territorio. Il programma dice di essere più sensibili all’aspetto ambientale. Non è che gli imprenditori non curino la salvaguardia ambientale, però ci sono diverse interpretazioni e criticità che guardando al futuro ci portano a dire non lasciamo un territorio devastato ma sostenibile e con maggiore sicurezza per chi vive in quei quartieri, soprattutto a Villalba.

Dal punto di vista tecnico sono state poste diverse criticità, che gli uffici del Comune hanno individuato e di volta in volta avanzato. Ostacoli che, denunciano sindacati e imprenditori, mettono a rischio il futuro del settore. Gli uffici si muovono così, e la politica invece ripete: troviamo una soluzione. Lei nello specifico. Parole a cui non seguono i fatti. Il ricorso al Capo dello Stato passato dalla Giunta contro la circolare regionale perché non è stato ritirato?
Da quanto emerso dalla relazione del dirigente, la circolare e le determinazioni regionali destavano delle perplessità in quanto non rispettavano la normativa nazionale e soprattutto il dirigente aveva perplessità sull’autorizzazione, il passaggio alla valutazione d’impatto ambientale. Noi non interferiamo sull’operato di chi gestisce ma noi diamo l’indirzzo all’area. Il nostro indirizzo è di valorizzare il travertino, sostenere gli imprenditori e abbiamo la responsabilità etica e sociale nei confronti dell’ambiente e di chi lavora. Rimanere disoccupati non è un problema solo per i lavoratori ma anche sociale. E noi siamo responsabili.

Il tavolo con sindacati e imprenditori è saltato.
Noi avevamo preparato un documento programmatico, che avevano condiviso. E’ rimasto fermo perché intanto sono arrivati dei preavvisi di diniego e gli imprenditori sono rimasti sconfortati. Ma noi vogliamo portarlo avanti. Non vogliamo chiudere le cave ma condividere un percorso. La Regione si è impegnata a destinare anche delle risorse economiche per supportare le attività estrattive e noi come ente nella parte di controlli e di gestione. Noi abbiamo un ufficio dove lavora una sola persona che si sta occupando delle cave e questo è un grosso problema in quanto il ruolo degli enti locali sulle cave è imponente. Abbiamo chiesto alla Regione anche un supporto di risorse umane…

Si sono intensificati anche i controlli in questa fase…
Si sta facendo un lavoro di programmazione e controllo.

Rispetto alle cave la maggioranza ha una linea unanime o ci sono divisioni?
Non c’è spaccatura…

Nessuno in maggioranza vuole chiudere le cave?
No, c’è una dialettica su come agire, sempre tenendo come obiettivo la salvaguardia ambientale, dei lavoratori e di una risorsa come il travertino…

Quindi Russo non è in minoranza su questo tema?
No…

C’è un cortocircuito tra le parole e le azioni…
Il documento di cui le parlavo è stato condiviso da Zarro e Cocchierlla insieme a Guida, quindi non c’è alcuna divisione. Magari qualcuno dice spingiamo più sull’ambiente ma mai nessuno ha pensato: chiudiamo le cave. Qualcuno pensa di puntare sull’ambiente, io voglio puntare sullo sviluppo, voglio fare un vero consorzio del travertino romano, rilanciando il settore, con la lavorazione in loco rispetto al materiale che viene esportato, c’è la possibilità di creare nuovi posti di lavoro, potenziando l’occupazione. Immagino i consorzi del San Daniele, del Grana Padano, io immagino un vero marchio del travertino romano. Io vedo una filiera locale, creando nuovi laboratori e quindi nuovi posti di lavoro, puntando sulla formazione nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Sono andato a visitare alcuni laboratori del territorio e sono rimasto affascinato dalla perfezione della lavorazione e dalla tecnologia. Imprese nostre che stanno costruendo la moschea algerina, per noi è un vanto.

Eppure poi dal punto di vista burocratico..
A volte hai delle bellisime idee e devi tener conto della burtocrazia che ti frena e per me è avvilente, ci rallentano.

Non c’è una scelta precisa da parte dell’amministrazione di Guidonia? Pensando anche alla storia dei ricorsi, sembra impossibile che la linea non sia politica.
Quando arriva una relazione da un dirigente che dice che quanto fatto dalla Regione non è a norma, anche se la Regione sostiene che ha solo cercato di snellire il più possibile, noi siamo obbligati a tenere conto della parte gestionale. Ma vogliamo superare questi ostacoli.

C’è stato uno scontro tra tecnici comunali e regionali…
Hanno visioni diverse e questo non ha favorito il dialogo. La Regione ha proposto adesso un documento per venire incontro al Comune e anche agli imprenditori. Avevano detto massimo una settimana ne sono trascorse due. L’aspetto che preoccupa di più i nostri uffici è il ritombamento, la legge prevede che si possa ritombare con materiali compatibili. Ci preoccupa, per questo avevo proposto di riconverire in punti di attrazione come musei o alberghi, parchi naturalalistici, un modo per riconvertire l’attività quando si superano i 30 metri, e con la scadenza delle concessione delle acque sulfuree, anche progetti che le possano utilizzare. Ho visto un po’ di scetticismo da parte degli imprenditori su questo, di alcuni almeno. Ma anche questo significa riqualificare a livello ambientale. Superato l’aspetto burocratico il documento va siglato per poi partire con un tavolo. Noi crediamo in questo, altrimenti avremmo detto: le chiudiamo. Noi però non possiamo interferire sul dirigente…

Mi ha colpito molto su questo, la posizione del civico Mauro De Santis che in consiglio ha detto: il dirigente ha l’obbligo di attenersi alle normative, e se l’indirizzo che dà la politica è all’interno di quel perimetro, il dirigente non può decidere in maniera discrezionale.
Il nostro dirigente ha captato il nostro indirizzo che è quello di non chiudere le cave ma di puntare a uno sviluppo sostenibile, di voltare pagina rispetto a quando tutto era possibile, bisogna rispettare le regole. Il dirigente dice: io non voglio chiudere tutte le cave, ma dove ci sono state anomalie invio dinieghi. Il nostro indirizzo è chiaro, è un periodo di transizione che finalmente ha portato a livello regionale il problema, e comunque si sta affrontando. La Regione non ci ha chiuso le porte, anzi sta cercando di superare le criticità, tenendo contro delle nostre probleamtiche anche sul fronte del personale. Sui ritombamenti bisogna lavorarci meglio e fare chiarezza, sta agli uffici regionali e comunali. Sappiamo che la materia è delicata: c’è impresa che produce, e senza imprese l’economia non gira, ci sono lavoratori da tutelare e l’ambiente da salvaguardare.

Bisogna capire come.
Sì e non si risolve in due giorni.

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