di Gea Petrini
In un anno 235 atti firmati, si è chiuso il 25 giugno il commissariamento del Comune Guidonia Montecelio. E’ entrato in gioco il nuovo sindaco, il francese Michel Barbet insieme ai Cinque Stelle, che eredita un Comune messo sotto il torchio del rigore per dodici mesi. Prima con Giuseppe Marani e poi con Alessandra Nigro, che era già in team comunque dal primo giorno, il Palazzo è stato traghettato dai commissari attraverso un mare in tempesta di debiti e scandali. La traversata non è stata indolore, anzi, il nuovo governo mette però i piedi in un Palazzo dove il risanamento post centrodestra è iniziato, ora è da capire come proseguirà. Nelle 63 pagine di relazione di fine mandato, la Nigro ha focalizzato l’azione compiuta in questo arco di tempo: interventi mirati a salvare la nave che affondava per colpa dei conti pubblici che versavano in uno stato di “fortissima criticità”. L’unico modo per evitare il default è stato procedere con il piano di riequilibrio, dieci anni lacrime e sangue in cui ripianare i debiti, facendo affidamento sui 24 milioni di euro del fondo di rotazione dati in prestito dallo Stato. Il piano è in attesa adesso del via libera da parte del ministero, ma qualche manovra per ottenere ossigeno è stata compiuta. Il 30 maggio è partita infatti la rinegoziazione dei mutui con la cassa depositi e prestiti, che comporta nel 2017 un risparmio di rata di 829.640 euro, con un beneficio in termini di liquidità.
Lente sull’era Mazza e l’incubo default. Dall’insediamento post scioglimento del consiglio, l’amministrazione dei commissari ha licenziato 101 delibere di Giunta, 42 di consiglio, 55 decreti, 23 ordinanze, 9 direttive e 6 regolamenti. Intanto l’organismo di controllo interno ha esaminato 296 atti, in parte campione altri indicati dal commissario, rilevando 39 irregolarità. Nel 2016? “Giudizio carente ma migliorabile”. Leggendo le carte un dato si capisce subito: è stata un’opera titanica tirare fuori Guidonia dal baratro lasciato dal governo di Eligio Rubeis. Per sette anni mentre tutto sembrava andare a gonfie vele, si moltiplicavano inefficienze e irregolarità nella gestione dei conti del settore di Adriano Mazza. Non si parla d’altro, se non delle gravi problematiche delle finanze, nella relazione della Nigro. Ma il lavoro è stato mastodontico e complessivo: intanto una prima riorganizzazione della macchina amministrativa, quindi la verifica – difficile – dell’economia e delle finanze dell’ente che ha portato Marani e poi la Nigro a impartire direttive precise in ogni campo. Dalla gestione del patrimonio agli appalti per beni e servizi, senza scordare il nervo scoperto della riscossione.
I tributi tornano in casa. Accanto alla mole imponente dei debiti, è venuta fuori infatti la partita delicata dei tributi. “Il Comune – scrive la Nigro – evidenziava un andamento anomalo dell’Imu”, cioè veniva riscosso il 58% di quanto dovuto, 27 milioni di euro su 48. E la prossima mossa che dovrà compiere il governo dei Cinque Stelle è stata già individuata dai commissari, messa nero su bianco nel piano di riequilibrio: la gestione dei tributi incassati per autoliquidazione oggi esternalizzata alla TreEsse – Imu e Tasi – dovrà tornare come servizio interno strutturando un ufficio apposito e ricostituendo il nucleo operativo antievasione. Meglio non era la fotografia nel campo delle gare e dell’affidamento dei servizi, in un Comune dove tra le proposte di debiti fuori bilancio c’erano impegni di spesa annullati per lavori e forniture che invece sarebbero state effettuate. Un caos. I commissari hanno deciso quindi di aderire alla stazione unica appaltante della Città Metropolitama nella piena garanzia di efficienza e trasparenza. Proprio in argomento – specifica la Nigro – la gara per la concessione 25ennale del cimitero del valore di 40 milioni di euro è stata oggetto di relazione alla Procura di Tivoli. La questione d’altronde è tra quelle scottanti dei vari filoni di indagine che interessano la ex amministrazione di Guidonia. A fronte poi degli arresti e dell’inchiesta su politici e dipendenti, i commissari hanno chiesto al Mef, il ministero, un’ispezione. La prima volta l’11 novembre, e sollecitata poi il 2 maggio scorso.
Inefficienza patologica. Una parte rilevante degli interventi è venuta dopo la bocciatura della Corte dei Conti sugli anni passati, si tratta cioè dei rilievi mossi ai bilanci del 2011, 2012 e 2013: l’epoca d’oro del centrodestra, per inquadrare la fase politicamente, quando nel primo governo Rubeis, la maggioranza ha volato sull’onda di opere e progetti fino al momento clou delle elezioni 2014. E gli uscenti furono riconfermati al comando della città al termine di una feroce campagna elettorale. In quei tre anni, la Corte dei Conti ha accertato una serie di criticità che “si sostanziano in un comportamento sintomatico e patologico di scarsa attenzione e di non efficiente gestione” nelle procedure contabili correlate al bilancio, in quelle di riscossione dei residui passivi (evasione Ici, multe e fitti degli immobili comunali), nella gestione degli stanziamenti dei servizi per conto terzi, nel superamento dei limiti delle spese di personale per lavoro flessibile. Fiumi di consulenze – per chi ha memoria – si sono avvicendate negli anni. Tutti piani sui quali Barbet sarà messo alla prova.
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