Tre sono i gruppi con i quali il sindaco Michel Barbet ha in corso trattative per aprire a una nuova fase e salvare l’amministrazione cinque stelle di Guidonia Montecelio rimasta senza numeri. Lo ha spiegato ai nostri microfoni mentre riprendeva spedito la strada del portone del palazzo, dopo aver parlato in piazza – questa mattina – con le lavoratrici addette alla mensa scolastica, senza stipendio da marzo e con poche certezze per settembre.
Attiva Guidonia, cioè Anna Checchi e Lorena Roscetti, uscite dal movimento ma intenzionate a restare in maggioranza. Al sindaco non basta, si capisce, sarebbe in balia della loro determinante presenza numerica. L’altro gruppo che cita Barbet è il gruppo misto, quindi Claudio Zarro e Loredana Terzulli, anche se questa mattina i due consiglieri hanno escluso un sostegno a Barbet e chiesto le elezioni. La terza forza, è il Pd. Lì sono tutte le attenzioni, si capisce, così mentre si è messa in moto come una magia di altri tempi la macchina retroscenista con il pallottoliere delle caselle, in realtà è tutto da vedere. I vertici regionali e nazionali del Pd sono per l’accordo, così quelli dei cinque stelle. Ma non è un mistero per nessuno che ben complicata è la partita per i consiglieri comunali. Ognuno con una componente (o quasi), ma soprattutto ciascuno con il proprio elettorato da gestire, con i destini personali, la paura di bruciarsi, dopo tre anni di amministrazione valutata universalmente come pessima. È chiaro che sia un prezzo da pagare per il Pd, l’ondata dell’opinione pubblica su un termometro profondamente anti-Barbet in città. Le valutazioni dei prossimi giorni saranno tutte su un aspetto: l’accordo garantisce al Pd, storicamente diviso, di poter realmente incidere nel governo della città?
Una domanda da un milione di dollari, al quesito, “dopo aver fatto il ballottaggio contro Di Silvio crede che si possa governare oggi con il Pd?”, il sindaco non ha praticamente risposto. Chissà a porla al suo avversario. In pochi giorni il quadro, però, si dovrà definire. La gestione istituzionale del pasticcio è nelle mani di Mario Lomuscio, democratico, l’unico vice presidente del consiglio rimasto in carica, dopo le dimissioni dall’aula del presidente Angelo Mortellaro e dell’altra vice, Laura Santoni. La surroga che permette l’entrata dei due nuovi consiglieri da 20 voti, andrà fatta entro dieci giorni, ma il termine non è perentorio. Barbet cerca i numeri, l’alleanza, e l’accordo per arrivare in consiglio senza essere messo in minoranza. A scandire meglio il tempo è arrivato, in tarda mattinata, l’annuncio della capogruppo della Lega Arianna Cacioni che preparando la mozione di sfiducia. Bordate al sindaco, al Pd, a ogni ipotesi di “inciucio” – sempre così lo chiama anche la collega di FdI Giovanna Ammaturo – la mozione, una volta presentata, andrà discussa entro i tempi tecnici.
Un epilogo di fuoco per Barbet e in pochi, pochissimi, vogliono votare a settembre. Il sindaco ha lasciato intendere che al di là delle dichiarazioni pubbliche ci sono interlocuzioni in corso più ampie, chissà, fatto sta che l’obiettivo dei vertici è mettere in campo un prova di governo che possa essere un esperimento per il futuro. Non si tratta allora solo di salvare il salvabile, ma per il Pd di costruire una prospettiva di alleanza e di governo. Sempre che esistano le condizioni.
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