Finisce sotto sequestro ancora una volta l’impianto di trattamento meccanico biologico costruito all’Inviolata dalla società che parte della galassia di Manlio Cerroni. Dal 7 aprile il sito dove – in teoria – si dovrebbero smaltire i rifiuti è off limits. Un provvedimento preso dal Tribunale di Tivoli ed eseguito dal Corpo Forestale dello Stato che giovedì mattina ha prelevato i fascicoli relativi alle autorizzazioni del Tmb direttamente dall’assessorato all’Urbanistica. Le associazioni ambientaliste del Cra vincono un’altra battaglia: «Ora non resta che abbatterlo».
Una vera odissea per la mega struttura che dovrebbe fagocitare tonnellate e tonnellate di immondizia indifferenziata per separarla, tirare fuori combustibile da rifiuti da bruciare, frazione organica stabilizzata, e una parte piccola in termini percentuali destinata al riuso. Al centro di infinite polemiche e già oggetto di un sequestro, arriva il nuovo provvedimento dopo la sentenza della Cassazione con cui è stata data ragione alla Procura che aveva imposto lo stop all’impianto (in fase di costruzione) il 30 luglio 2014 dopo l’esposto presentato da associazioni e comitati. Il 23 settembre 2014, il Tribunale del Riesame aveva dissequestrato l’immobile, ormai pronto ad accendersi. In ballo i guai nell’iter autorizzativo, l’opposizione del Mibact, ora con il sequestro dell’impianto arriva un altro decisivo colpo. Se dal Palazzo il sindaco facente funzioni non sembra scosso, «se non è a norma è giusto che si facciano verifiche», le associazioni del comitato per il risanamento ambientale commentano: «E’ sicuramente una vittoria di quei cittadini che si sono battuti da anni contro quest’impianto inutile, nocivo e illegittimo e contro le istituzioni pubbliche che hanno preferito assecondare la “sirena” cerroniana piuttosto che preservare ambiente, salute, beni comuni del territorio a nord-est di Roma. Vale la pena qui ricordare il sindaco guidoniano Rubeis che, in pieno consiglio comunale, si espresse così: “Il Tmb è mio! Lo voglio aprire quanto prima!…”, mentre i dirigenti regionali hanno recentemente preferito mandare tutto il dossier autorizzativo dell’impianto al Governo Renzi per avere “delucidazioni” sul da farsi. A vent’anni esatti dall’istituzione del Parco regionale dell’Inviolata di Guidonia, i cittadini che difendono il loro territorio ottengono così una bella soddisfazione, ma altre battaglie sono ancora aperte e lo stesso Tmb, costruito in un’area giudicata di “notevole interesse pubblico”, va ora abbattuto».
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