Guidonia, il Consiglio dice “no” al Tmb. Ma i civici si dividono

Contrastare l’apertura del Tmb all’Inviolata in regime di emergenza: il consiglio comunale di Guidonia Montecelio vota un documento che dà mandato al sindaco Mauro Lombardo di perseguire ogni azione possibile per scongiurare l’avvio dell’impianto dei rifiuti a beneficio di Roma. Un voto unanime dell’assise con le uniche eccezioni di Michele Venturiello e Arianna Cacioni che si astengono rompendo di fatto la coesione della maggioranza civica alla prima occasione utile in questo accaldato luglio. Un finale che non sorprende nei contenuti, visto che i due consiglieri di Città Nuova (la lista frutto del mondo Rubeis) hanno avuto un ruolo attivo, dallo staff all’aula, nell’amministrazione di centrodestra che era a favore di quell’impianto. Una coerenza con la propria storia che nella seduta durata fino a sera inoltrata li porta a distinguersi nel voto togliendo quindi a Lombardo il sostegno della lista in questa battaglia, uno degli accenti di un consiglio comunale fuori dagli schemi, in un recinto sempre più confuso tra maggioranza e opposizione. Insomma, c’è da rischiare lo sbandamento tra segnali lanciati, posizionamenti, ma d’altronde l’argomento rifiuti è sempre stato scottante a Guidonia Montecelio come ben sa il sindaco che si presenta davanti al consiglio e alla platea di cittadini con un lungo intervento di taglio tecnico. 

Lombardo è preciso nel ricostruire passo dopo passo, e carta dopo carta, gli ultimi mesi sfociati nell’ordinanza del sindaco Roberto Gualtieri per affrontare la catastrofica situazione della spazzatura a Roma dopo l’incendio di Malagrotta. Una ricostruzione degli eventi che fa per evidenziare il disegno politico, una volontà a individuare il Tmb di Guidonia nonostante non ci sia ancora il collaudo a caldo dell’impianto (cioè con i rifiuti) a fronte di una serie di criticità che gravano sull’impianto, incluso il procedimento relativo all’interdittiva antimafia che riguarda una parte della proprietà. Su questo terreno scivoloso Lombardo chiede al consiglio di sostenerlo nelle iniziative che vorrà intraprendere a tutela della città. Tutti ascoltano attenti, poi il Presidente Erick D’Alisa dà il via al dibattitto. E viene il bello, già da come sono seduti in consiglio c’è un clima tutto guidoniano che mantiene la sua unicità anche in epoca civica. La maggioranza, giusto per orientarsi, continua anche all’opposizione. I quattro del Pd infatti sono seduti nei banchi di minoranza, tutti su un lato con Emanuele Di Silvio, il capogruppo, che sta in fondo, anello di congiunzione con le variegate sette liste originarie. 

Il primo a intervenire è il capogruppo di FdI Adalberto Bertucci, si alza in piedi (ma lo farà sempre “è una questione di rispetto istituzionale” ha tuonato alla prima seduta dando subito una grana a D’Alisa per via dei microfoni corti) e spiazza subito il consesso. Perché da uno dei capi della opposizione arriva una grande apertura di credito nei confronti di Lombardo. “Avrei applaudito – dice rivolgendosi al sindaco – ho sempre più difficoltà a votarle contro, lei parla da uomo libero. Difficile confutare quello che ha detto, interpreta quello che pensa il cittadino defraudato delle proprie prerogative. Io sono opposizione ma sono pronto a manifestare insieme al sindaco”. Così Bertucci propone una iniziativa sotto la sede della Città Metropolitana e rivolge il suo attacco politico tutto al Pd premendo sull’ambiguità della posizione rispetto ai big dello stesso partito, Gualtieri e Zingaretti: “Date le dimissioni dal Pd – parla con i consiglieri democratici – diventate civici e lottate contro il Tmb”. La posizione di FdI attraverso Bertucci prende sempre più forma in maniera chiara: sostegno esterno a Lombardo in una tregua speranzosa e focalizzazione degli attacchi sul partito democratico. D’altronde più di qualcuno si chiede, ma in caso di vittoria del centrodestra in Regione che accadrà all’accordo tra Lombardo e il Pd? L’ipotesi che possa esserci un ingresso di FdI in sostituzione appare tutt’altro che fantasioso.

Claudio Zarro sostiene l’ordine del giorno (e lo voterà) ma cerca di spingere Lombardo ad azioni ancora più forti allargandosi anche nel dialogo con altri Comuni, proprio l’ex candidato sindaco di Uniti in Comune (che ha fatto del no al Tmb uno dei punti forti della sua linea politica) diventa bersaglio degli attacchi del capogruppo del Pd Emanuele Di Silvio. Il più votato del consiglio, che guida il gruppo formato da Rossella Nuzzo, Simone Guglielmo e Mario Lomuscio, inizia chiedendo “silenzio, fatemi finire di parlare senza interrompermi”. L’uscita dopo sarà ripresa da Bertucci, “Di Silvio questa non è una interrogazione del liceo qui facciamo politica” ma l’intento del democratico è fare il suo primo discorso politico in questa aula alla Stranger Things per cui una volta entrati si sta nel sottosopra. Il Pd al governo seduto all’opposizione con Di SIlvio che attacca un capogruppo di minoranza per gli “articoletti” che avrebbe fatto uscire parlando con questo giornale, “io sto qui da qualche anno so come funziona” ammette Di Silvio che in effetti conosce molto bene la materia. “Al secondo turno il Pd ha sostenuto Lombardo a viso aperto – scandisce al microfono – abbiamo fatto una scelta perché avevamo perso. Oggi sono ancora più contento di quello che abbiamo fatto, le parole del sindaco sono giuste e vere, ha dato un percorso di possibili soluzioni politico e gestionali. Le contraddizioni che alcuni ci mettono addosso non esistono, noi siamo contro quell’impianto lì e con quella tecnologia perché siamo guidoniani”. Quindi attacco a Zarro che sta all’opposizione più ricostruzione della linea del Pd locale che ha fatto ricorso al Tar (perdendolo) contro l’impianto, poi Di Silvio aggiunge per rafforzare la tesi: “Amici del centrodestra come mia moglie respirano la stessa nostra aria. Vedo amici di estrema destra che hanno il mio rispetto e respirano la stessa aria”. E quando nomina gli amici di estrema destra si volta la platea, chi saranno? Chissà. Fatto sta che il capogruppo salda il Pd alla linea politica chiara: dalla parte del sindaco Lombardo con convinzione e fiducia, libertà di azione sul tema dei rifiuti anche rispetto ai big romani. Sembra fatta, almeno in quell’angolo del sottosopra, quando si accende il microfono di Simone Guglielmo. Altro nome forte del Pd da più di mille voti, il vincenziano scandisce un contro-intervento rispetto a quello di Di Silvio, giusto per far capire l’aria che tira: “Battaglie come questa non hanno colori politici” esordisce ma non ci sta a prendere schiaffi da FdI e dal centrodestra. Il bon ton di Di Silvio sparisce: “Altrimenti ricordiamo chi ha approvato il Tmb e chi si è messo contro, Lombardo ha fatto la cronistoria – attacca nei confronti del sindaco – a noi consiglieri comunali la poteva risparmiare, servono atti amministrativi e azioni politiche non strumentali, manifestare non serve, c’è bisogno di atti amministrativi. Lei ci deve dire cosa vuole fare”. E aggiunge: “La nostra battaglia deve puntare sulla bonifica della discarica, se veramente vogliamo portare un risultato. Serve un atto serio e non di facciata, quello che rimane sono le ordinanze, i ricorsi non gli atti di indirizzo che voteremo stasera. E se viene Gualtieri non me ne importa niente”. Così in un colpo solo, Guglielmo lancia un segnale in casa Pd e al sindaco, aprendo ancora di più lo scontro in aula con il centrodestra diviso tra maggioranza e opposizione. Ma nel Pd il pompiere lo fa Mario Lomuscio che appena entrato, dopo avere ringraziato gli elettori, si sbriga a correggere il tiro dell’attacco di Guglielmo contro il sindaco: “Lombardo non ha fatto la cronistoria ma un punto importante politico e tecnico. Questo provvedimento di Gualtieri è inaccettabile, cerchiamo di trovare una soluzione che non scivoli in quisquilie tra partiti, ma unità nella gestione di questa crisi, quel Tmb non serve a questo territorio”.

La telecamera intanto inquadra Lombardo che ha già cambiato espressione. Chiede di intervenire Mirko Sotorino dalla maggioranza per presentare un emendamento all’ordine del giorno. Apriti cielo. Glielo fanno leggere tre volte, la modifica è innocua ma inserita a quel punto del dibattito sembra un altro fronte di fibrillazione. La frittata è servita quando a parlare sono i consiglieri di Città Nuova arrivati dritti dal centrodestra di Eligio Rubeis. La prima è Arianna Cacioni. “A nessuno piace un impianto sul proprio territorio, portare i rifiuti in altri non è che è meglio, ma dire io sul mio territorio non lo voglio è un metodo serio?”. E attacca l’approccio ideologico che sul tema hanno avuto i cinque stelle. Ancora più chiaro è Michele Venturiello: “Non ci assumiamo la responsabilità di cosa fare dei nostri rifiuti, purtroppo la possibilità di fare aprire a favore di Roma è stata resa possibile da chi oggi non fa autocritica. Ora tutti ci riscopriamo ambientalisti, si mischia il tema della discarica con quello dell’impianto solo per fare propaganda”. Venturiello non è spaventato di essere tacciato per quello a favore dell’impianto: “Delle cave non possiamo parlare, della Unicem non possiamo parlare, io non voglio i rifiuti da chi non fa la differenziata ma da chi la fa invece è accettabile. Quando dici no e basta diventi irrilevante”. Fino a qui tutto bene (per citare un film) ma poi la precisazione, sindaco hai il mio sostegno ma mi astengo. La maggioranza al primo voto su una questione critica si divide. Per Rocco Cisano, “si tratta di un atto quello di Gualtieri di prepotenza istituzionale” e poi allarga la criticità a Unicem, cave, ex Chimeco. Prova così Mauro De Santis dai banchi di Guidonia Domani a rafforzare il sindaco: “Il tema si presta a una facile demagogia sui social e si banalizza l’argomento. Quando si perde di vista complessità si creano false aspettative nei cittadini. Io voto sì all’ordine del giorno con convinzione e gioia ma, nonostante ciò, ho punti in comune con Venturiello. Del sindaco dico che Lombardo ha dimostrato differenza tra guidare e subire i processi”.

E nel centrodestra di opposizione? È il turno di Augusto Cacciamani, consigliere di FdI che legge il suo intervento: “Nel 2011 ero consigliere e mi venne spiegato il funzionamento del Tmb, e votai a favore, lo feci per un motivo evidente fare fronte alle necessità di Guidonia e chiudere il ciclo rifiuti e portare la raccolta differenziata a valori più alti. Ricordo che era a favore dell’impianto anche Lombardo. Ma non è stato mai aperto per una serie di difficoltà che hanno avanzato da ogni parte. A undici anni di distanza le difficoltà adesso sono superate come per incanto e l’impianto aprirà non per risolvere i problemi di Guidonia ma per l’emergenza romana”. E stoccata finale al Pd. “Se fa male non lo so, ma non è la monnezza nostra”, è lo slogan dell’ex candidato sindaco Alfonso Masini che interviene come consigliere di Forza Italia: “Esorto l’amministrazione comunale ad agire dal punto di vista giuridico con un ricorso, serve farci sentire. Gualtieri non è Tarquinio Prisco”.

Camicia bianca e mano in tasca, il capogruppo della Lega Alessandro Messa parte dalla fotografia di questo particolare angolo di sottosopra: “La diversità di posizione a cui abbiamo assistito sul Tmb tra maggioranza e opposizione è indicativa di come la ferita sia aperta, molte posizioni assunte dai tavoli della maggioranza potevano essere prese anche in opposizione, ma in maggioranza c’erano anche posizioni diverse poi allineate per spirito di servizio sull’ordine del giorno. Condivido il pensiero finale di Lombardo: noi non meritiamo di sottostare a una decisione presa in questa maniera e io lo sottoscrivo. Ma non è l’unica conclusione, e condivido l’intervento di Venturiello”. Messa ricorda di non avere mai votato per il Tmb perché è entrato dopo in consiglio, ma si infiamma di oratoria: “Ritengo che nel corso della storia di Guidonia ci siano state forze sovracomunali che hanno cercato di manovrare le scelte della città. Ogni singolo passo sulla strada del no al Tmb ci ha condotto dove non avremmo mai voluto essere, a prenderci i rifiuti di Roma. Non è forse ora di cambiare tattica?”. Così annuncia di votare a favore dell’ordine del giorno ma lo definisce “inutile” e preso dall’impeto del discorso si mette a urlare: “Lo dovrò spiegare ai miei figli tra dieci anni perché ho potuto fare solo un ricorso al Tar invece di stabilire cosa fare del mio impianto”. Nella passione dell’intervento sbatte la mano sul banco di legno, i fogli volano a terra, Cacciamani li raccoglie, ma non si ferma, continua a parlare. Il consiglio andrà ancora avanti per più di un’ora, il voto consegna a Lombardo la responsabilità di agire e il pensiero di una stabilità politica che al di là dei numeri appare tutta da costruire.