Difformità grafiche e soprattutto sostanziali tra la relazione originale e quella depositata dal Comune di Guidonia al Tar del Lazio sulle cave: scoppia il caso sul documento dell’università delle Marche fatto inserire da Paola Piseddu come prova delle criticità legate al bacino estrattivo. Lo studio idrogeologico sintetizzato in 32 pagine – anche se 31 è la numerazione della versione ufficiale – con la firma del professor Torquato Nanni è arrivato cioè in sede di tribunale amministrativo in una versione diversa rispetto a quella ufficiale inviata anche in Regione Lazio. Parti evidenziate in giallo e in rosso contenute nella relazione prodotta dal Comune in tribunale col fine di dimostrare che la Regione avrebbe dovuto avviare la procedura di valutazione d’impatto ambientale in fase autorizzativa, considerato il rischio idrogeologico strettamente legato all’attività delle cave, senza escluderne nessuna. Una partita, quella del Tar, che proprio l’otto gennaio ha visto il primo round a favore della Regione e delle aziende, i giudici amministrativi hanno respinto infatti la richiesta del Comune di sospendere gli effetti di quelle determine regionali.
Proprio nelle memorie presentate dagli avvocati, si tira fuori il caso da giallo vero e proprio che investe il Palazzo di Guidonia e che ha già prodotto negli ultimi giorni un carteggio con i fiocchi tra la dirigente Piseddu, l’avvocatura comunale, e i legali delle aziende. Il punto è questo, la versione dello studio finita all’attenzione dei giudici non solo è diversa da quella ufficiale depositata ma nella sostanza le modifiche vanno a inasprire pesantemente i contenuti dello studio, rendendo – per intendersi – gli esiti non più interpretabili ma verità assoluta. Un inasprimento dei contenuti a favore delle tesi degli uffici del Comune. Le aziende hanno chiesto a esperti professori universitari una valutazione delle carte, come riportano i legali nella memoria, professori che parlano di aggiunte al testo apportate per “esacerbare, spesso con l’utilizzo di evidenziatori e di frasi riportate in rosso, alcuni passaggi specifici della relazione di sintesi modificandone in modo sostanziale le risultanze”. E così esplode il caso che investe la dirigente Paola Piseddu. Da qui, posta rovente.
La dirigente in sostanza negli ultimi tre giorni produce email sostenendo di aver inconsapevolmente depositato al Tar una relazione difforme dall’originale, si tratterebbe cioè di un errore dettato dal fatto che a novembre l’architetto aveva chiesto al professore delle Marche titolare dello studio, di evidenziare nel testo della relazione le parti più significative. Questo a beneficio dei non addetti ai lavori. Ma secondo quanto sostiene la dirigente, le sottolineature in giallo avrebbero risposto a questa esigenza, quelle rosse che sono delle vere aggiunte al testo originale, a volte persino avulse dal contesto del periodo e dai toni più che gravi, sarebbero invece i commenti del professore indirizzati alla Piseddu ma dei quali l’architetto, però, non si sarebbe accorta fino al 6 gennaio.
Gea Petrini
Qui sotto una pagina della relazione dell’università delle Marche, le parti in rosso non sono presenti nel documento ufficiale depositato anche in Regione. Questa è la versione arrivata invece al Tar per conto del Comune
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