Non è la “privatizzazione” del cimitero, il Consorzio Comor amministrato da Innocenzo Morasca contesta – tra l’altro – anche la semplificazione giornalistica di una concessione 25ennale ottenuta attraverso gara europea, ma tant’è. E’ al Comune che l’impresa sferra colpi nella guerra sul camposanto. L’impresa trascinerà il municipio in tribunale, su questo non ci sono dubbi: l’atto con il quale la dirigente Paola Piseddu stoppa l’avvio della gestione della ditta di Morasca (decisa invece dal collega Angelo De Paolis) finirà davanti a un giudice. E’ tutto spiegato in una lunga lettera, inviata a questo giornale, dove Morasca ripercorre quelle che secondo il privato sono le gravi mancanze e gli errori che farebbero di Comor una vittima del Palazzo.
Noi paghiamo ma niente gestione. Intanto il Consorzio Comor chiarisce il contesto, “il contratto di concessione con durata 25ennale stipulato a seguito dell’aggiudicazione di una gara di appalto in cui l’operatore economico realizzerà propria cura e spese ingenti opere pubbliche a costo zero per i cittadini. Lo stesso consorzio, è tenuto a versare nelle casse comunali ingenti somme tra cui il canone di gestione di 200.000 euro annui, già versato senza aver di contro ricevuto ancora oggi la gestione del cimitero esistente. I lavori del primo lotto, realizzati nella loro quasi totalità, sono stati illegittimamente sospesi dall’aprile 2016 e mai avviati a causa di un errore del progetto messo in gara da parte del Comune, il quale riportava la realizzazione di una strada di collegamento tra via Carducci bove via Lucrezia romana al di sopra di un gasdotto di proprie proprietà della Snam Spa. Contrariamente a quanto si legge nella determina del dirigente, le due aree dove è in corso la realizzazione dell’ampliamento del cimitero, a cura e spese del consorzio, sono state acquisite formalmente solo nel mese di dicembre 2014, e a settembre del 2015 l’altra, ossia dopo la sottoscrizione del contratto di concessione avvenuta il 9 ottobre 2014”.
Il famoso articolo 27. La molla che ha spinto la Piseddu a stoppare l’avvio della gestione Morasca nel cimitero vecchio è l’articolo 27 del capitolato d’appalto. In sostanza si dice, se non sono conclusi i lavori del primo lotto, quello delle opere pubbliche, niente chiavi al privato. Ma per il Consorzio, “l’articolo 27 del capitolato è stato distortamente utilizzato dal Comune come pretesto per impedire l’avvio immediato della gestione del cimitero esistente, pur nella consapevolezza che il bando di gara, le cui norme prevalgono sul capitolato, che lo stesso contratto, e non ultimo il piano economico e finanziario che ne costituisce parte integrante essenziale, prevedano che l’avvio della gestione avvenga alla data di sottoscrizione del contratto di concessione”.
Le ditte esterne. La conseguenza, per l’impresa, è che si procede a tutto spiano chiamando altre ditte: “Tale insostenibile situazione espone il Comune e la cittadinanza a notevoli esborsi economici per finanziare affidamenti senza gara a ditte esterne dei servizi cimiteriali con conseguente danno erariale”.
Tutti in tribunale. L’intero affaire, sarà oggetto dell’ennesimo contenzioso. “Non può sostenersi – dice il Consorzio – perché ce lo potrà dire solo giudice, che la determinazione dirigenziale 66 del 2016 (quella di avvio della gestione, ndr) fosse illegittima perché era un atto dovuto a seguito della sottoscrizione della concessione. Non c’è alcun contrasto di tale determina con il contratto”.
Prezzi più alti? Colpa del Comune. Se salgano i costi per i cittadini, la responsabilità è del Palazzo: “Infine si sottolinea che il consorzio Comor in sede di gara ha offerto un ribasso del 10% sulle tariffe per i servizi cimiteriali stabiliti dal Comune. Per questo motivo il consorzio Comor non era alcun modo responsabile dell’aumento delle tariffe cimiteriali che sono state stabilite dal Comune in sede di gara, anzi ha applicato una riduzione del 10%. Il consorzio Comor nella presente vicenda è parte lesa in quanto a fronte di ingenti investimenti ha visto disattendere la parte del Comune, tutti gli impegni contrattuali con grave danno per l’azienda, per il personale impegnato e per l’immagine della stessa”.
Gea Petrini
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