In tre giorni due potenziali outsider dati a un certo punto quasi per certi escono di scena. Se sull’impegno di Marco Rettighieri si è scatenato un giallo in piena regola, dall’altra parte – nel centrodestra – tramonta definitivamente l’ipotesi Bruno Ferraro. L’ex presidente del tribunale di Tivoli era stato indicato prima da una parte – cioè il gruppo Mazza e quello Sassano – e poi da tutta Forza Italia (pur se nei malpancismi dell’area Rubeis) come il candidato sindaco ideale per questa fase di ricostruzione post macerie. Diversi incontri anche con i piani alti del partito si erano succeduti nella speranza che Ferraro dicesse sì. Un nome che avrebbe potuto tenere insieme la coalizione, mettendo quindi in difficoltà anche Fratelli d’Italia orientata a pretendere la casella, e magari allargare a un pezzo delle liste civiche.
Con una lettera inviata al coordinatore Andrea Mazza arriva il rifiuto, motivato su più fronti. Intanto il peso della candidatura, Ferraro ha rilevato come Guidonia non sia il suo comune, mettendo in evidenza quindi la necessità di un impegno costante e totale. Nella sostanza dice l’ex presidente del tribunale, l’incarico andrebbe poi contro la sua “filosofia”, quella cioè – così la spiega – di aver sempre rifiutato il potere. Non mancano poi annotazioni di tipo politico, su come cioè la proposta sarebbe dovuta arrivare prima dando il tempo di costruirci intorno un serio progetto con persone “affidabili”. Insomma, cala il sipario sull’opzione e ora secondo quanto anticipato da un azzurro in tempi non sospetti, per Forza Italia non resta atro che la “guerra civile”.
Lo schema, tentando di sintetizzare il pieno caos, vede a questo punto gli azzurri ripartire da zero. Il gruppo dell’ex sindaco spingerà per un proprio nome, dovrebbe essere Marianna De Maio, l’incognita è su Mazza e Sassano. L’intesa raggiunta prima sul documento che dice no “agli ex amministratori” dell’ultimo governo e poi proprio su Ferraro potrebbe adesso non tenere più. Nel tavolo regionale, dove si sta giocando la partita, c’è già FdI pronta a rivendicare la postazione, anche se sul nome da fare la strada è tutta in salita. Non c’è solo Alessandro Messa, ma anche Marco Bertucci che ha chiarito in ogni dove che senza una candidatura terza di alto profilo è pronto a mettersi in gioco. Il criterio, pare ovvio, dovrebbe essere quello della proposta più capace di aggregare, ma nulla toglie – visto il clima – che la coalizione vada in frantumi destinando i partiti a corse in solitaria o agganci in odor di civiche.
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