Il fremito anti-partito sembra scuotere il centrodestra per ragioni di necessità e forza maggiore, conta lo sbandamento nazionale, la mancanza di contenitori forti e stabili in senso politico e ancor più elettorale. Unico caso a sé da questo punto di vista resta Fratelli d’Italia dove a Guidonia Montecelio non è certo difficile immaginare la candidatura a sindaco del giovane avvocato Alessandro Messa. Solo o sostenuto da alleati? Un rebus bello e buono, negli echi feroci dello scioglimento gli ex maggiorenti appaiono disorientati.
Il quadro ultra frammentato – Messa con Fdi, Andrea Di Palma che da ex facente funzioni si dice pronto a un passo indietro anche se nessuno tra i colleghi sembra credergli fino in fondo, poi c’è Marco Bertucci oggi dentro Forza Italia ma papabile candidato sindaco di una formazione dall’impronta civica. E’ ormai certa quindi la discesa in campo con un simbolo proprio e locale del gruppo Marini-Cipriani, i consiglieri usciti da Forza Italia a febbraio scorso: i bene informati non escludono un dialogo con Bertucci ma che si possa già parlare di eventuali vere alleanze è prematuro, e affatto scontato.
Il caso per eccellenza – Carambola di incognite per Forza Italia e i rubeisiani: il gruppo di Andrea Mazza, Michele Venturiello e Marianna De Maio. La guerra interna sarà contro Stefano Sassano tra i protagonisti dello scioglimento: una partita da lui o noi, da disputare sia chiaro tra le quattro mura malmesse romane del partito, d’altronde persino i super tifosi in queste latitudini commentano a microfoni spenti, “il partito del 4% ormai è morto”. Allora è probabile che se il simbolo resterà a Sassano, le truppe rubeisiane escano in massa per andare in una civica e di sicuro si tenterà un dialogo con gli ex oltranzisti del governo, cioè Messa e Di Palma. Come d’altro canto sono enigmatiche ancora le mosse dello stesso ex sindaco Sassano: chi può escludere che il “picconatore” – come lo chiamava Guglielmo – non vada in una civica e magari in dialogo con qualche ex collega.
Tortora è pronto – Qualcuno aspetta che arrivi settembre, altri già collezionano incontri, e alcuni invece sono in movimento. Non perde tempo Antonio Tortora, l’ex consigliere garantista al midollo visto che non ne ha voluto sapere fino all’ultimo di ipotesi di scioglimento nonostante Rubeis ai domiciliari da un anno. “Allora arrestateci tutti” tuonò in modo provocatorio da questo giornale quando i pezzi da novanta della maggioranza mesi fa erano intenzionati a mandare a casa il governo. Formalmente eletto con Ncd, in un rapporto burrascoso con Andrea Di Palma, tranne una lieve schiarita nell’ultimo periodo, e in alleanza con Andrea Mazza di Forza Italia, dal quale però si è staccato adesso e anche convintamente. Superato lo scioglimento, con un commissario entrato ormai nel Palazzo, Tortora commenta “io non mi fermo”. Attende la “benedizione” del ministro Lorenzin – suo unico e vero riferimento politico – per fare uscire la lista civica, “composta da donne e uomini motivati dalla voglia di fare del bene per la città, al di là dei partiti e delle appartenenze”. E che ruolo avrà Tortora? Prima la gavetta in circoscrizione, poi gli anni in consiglio comunale, suggerisce in fondo “me lo merito” di essere il candidato sindaco. In una tornata elettorale in cui nemmeno in quel ruolo si ha mezza certezza di entrare in consiglio.
Gea Petrini
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