“Noi vogliamo andare avanti, e regolarizzare”. I muri colorati, i lavori per carnevale nel tavolo del laboratorio: su Cieli Azzurri centro diurno di sostegno ai disabili di Villalba pende la chiusura imposta dal Comune di Guidonia per la mancanza di autorizzazioni. Nelle difficoltà, con il supporto della città, pacata e tenace Emanuela Bracchitta non intende cedere anche se a fine mese scadono i trenta giorni di tempo imposti dall’amministrazione per sistemare il fascicolo, pena chiudere i battenti. Sono gli esiti di una parabola burocratica che il Comune ha voluto risolvere con le carte bollate e le multe (più di 8mila euro) invece di individuare una soluzione concreta di mediazione. La strada che si sta percorrendo adesso, con incontri e avvocati all’opera per salvare il centro diurno attivo da 23 anni. Ma gli esiti sono incerti.
Cieli azzurri nasce con Ezio Cerqua sindaco e da allora l’associazione cambia diverse sedi. “Poi abbiamo trovato questo posto abbandonato”, racconta Bracchitta, sono i locali di via Trento a Villalba, “il Comune ci ha dato la sede in comodato d’uso e noi abbiamo eseguito i lavori necessari, era nel degrado”. A quel punto Cieli Azzurri ottiene le autorizzazioni dal Comune e dalla Asl per mettere in piedi il centro diurno, è il 2004. Dopo arriva l’unione con il Centro Maria Gargani, altra realtà operativa nel sociale, i due soggetti creano l’associazione Insieme che gestisce il centro diurno che resta materialmente nella sede di via Trento. Il sodalizio però termina e qui sono sorti i problemi burocratici. Cieli Azzurri infatti, che aveva quindi già in origine le autorizzazioni, rimane nella sede di via Trento con il centro diurno, mentre l’associazione Centro Maria Gargani si sposta ad altro indirizzo, sempre a Villalba, per fare attività di aggregazione ma non più di quello. Così almeno hanno spiegato in una lettera inviata anche ai consiglieri comunali di recente. Insomma, Cieli Azzurri rimane nella sede già autorizzata da Comune e Asl. Ma le carte sono da sistemare visto che formalmente era diventata l’associazione Insieme, che ora non esiste più, la titolare del centro diurno.
A fronte degli ostacoli, c’è l’attività quotidiana. “Vogliamo regolarizzazione la situazione come centro diurno, siamo in attesa di capire come fare, siamo sempre stati nella legalità”, dice Bracchitta che con l’associazione manda avanti l’attività anche se da tre anni non arrivano i fondi regionali. “Ce la facciamo solo grazie al sostegno dei cittadini” che contribuiscono e agli operatori, formalmente licenziati a dicembre ma che continuano ad andare come volontari ogni giorno. Come gratuite sono le consulenze specialistiche offerte dai professionisti. “Riceviamo tanto sostegno dalla popolazione e da altre realtà, come la Banca del Tempo. Quello che ci sconforta però è che dobbiamo sempre chiedere”. geape.
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