Proroga alla Tre Esse, Bilancio, e ancora prima gli assetti: la stagione del nuovo sindaco di Guidonia Montecelio Mauro Lombardo comincia a temperature roventi, e a dirlo non è solo il termometro del meteo. L’ingresso nel Palazzo bianco tra i fuochi di artificio, la gioia incontrollabile tra i suoi, quelli veri e gli altri che si sono aggregati, gli occhi nella notte pieni di voglia di rivalsa ognuno per ragioni proprie. E il sindaco? Tra tutti è sembrato il più teso, con un’ombra addosso, quella della responsabilità. Perché finita la giostra della campagna elettorale non saranno i video alla Alberto Angela a salvare Lombardo dal giudizio degli elettori che nella terza città del Lazio hanno già inviato un messaggio chiaro all’universo mondo. Alla politica e alle istituzioni non credono più. Quindi il mandato del civico con il cuore a destra e l’accordo a sinistra è iniziato con cautela e poche mosse nell’ordine della sobrietà inclusa la prima uscita pubblica al museo di Montecelio accompagnato dalla moglie Iris. D’altronde Lombardo conosce Guidonia, e sa che le insidie vere cominciano adesso. Ci sono dietro la sua porta alcune grane amministrative molto serie. La più urgente è la sorte della riscossione dei tributi visto che il servizio è vacante da fine giugno quando la concessionaria Tre Esse è andata in scadenza. Difficile pensare che il sindaco possa procedere senza una ulteriore proroga, per quanto fuori norma, visto il vuoto lasciato e l’impossibilità tecnica di internalizzare il servizio da un giorno all’altro. Per un bando che ridisegni l’aggio (la quota percentuale cioè incassata dalla società per quanto riscosso) o in alternativa per mettere gli uffici comunali nelle condizioni di assolvere al compito serve tempo. Mesi che il nuovo sindaco deve guadagnare (si pensa fino a dicembre) ma come? Questo è un rebus che l’avvocato civico dovrà risolvere in fretta mentre prende confidenza con la macchina amministrativa. Un mastodonte spompato senza dirigenti e con la forza lavoro ridotta all’osso. Nel regime delle ristrettezze dettate dal Piano di riequilibrio rimettere in moto il funzionamento degli uffici costituisce un’altra pesante preoccupazione. Il primo tassello è arrivato con una serie di decreti in cui in sostanza il neosindaco ha confermato le caselle dirigenziali come disegnate da Michel Barbet (con i funzionari promossi temporaneamente a dirigenti) tranne che per le Finanze dove subentra Fabio Lauro già dirigente al Personale che prende il posto dell’ex fiduciario Niccolò Roccolino. Il tutto in attesa delle procedure di selezione per un nuovo dirigente.
La mappa della dirigenza del Comune di Guidonia Montecelio fa acqua da tutte le parti e il puzzle andrà ricomposto tenendo conto delle risorse scarse e delle maglie strette del Piano di riequilibrio. Dopo avere criticato aspramente per cinque anni la gestione targata cinque stelle, la sinfonia civica dovrà dimostrare di essere davvero capace di suonare una musica diversa. Così servono le donne e gli uomini ai posti giusti. La scena politica in queste ore torride è dominata dalla chiusura degli assetti da parte del sindaco e della sua composita maggioranza. Giunta, Presidente del consiglio comunale, Capo di Gabinetto sono i tre fronti sui quali si concentrano le attenzioni dei bene informati e – si immagina – ancora prima del sindaco civico. Lombardo ha vinto le elezioni con una coalizione variegata spinta dalla voglia di tornare (in alcuni casi) e arrivare (in altri) nelle stanze delle decisioni, dove si respira l’aria rarefatta del potere reale quello che incide sulle scelte e sulle condizioni della città.
Chi sono? Il sindaco conta sulla sua lista, il Biplano, che ha fatto bingo alle urne ai danni di FdI, e che rappresenta la sua rete, quelli sui quali potrà contare sempre e comunque. Poi c’è la lista Guidonia Domani con 4 consiglieri ma non tutti della stessa area politica. Due fanno riferimento ad Aldo Cerroni e altri due sono in sintonia con Paolo Della Rocca. Terza ma non per importanza la formazione che fa riferimento a Eligio Rubeis, l’ex sindaco di Guidonia Montecelio che è riapparso con tutto il suo carico di previsioni e strategie nel secondo turno di ballottaggio. Loro sono i più combattivi a guardarli, Andrea Mazza che in una tornata strana si conferma un golden boy delle preferenze, comunque primo nella sua scuderia. Entrerà in consiglio insieme a Michele Venturiello e Arianna Cacioni. L’avvocato Venturiello che fu custode del rubeisismo ha gridato davanti alla sede di Lombardo in una notte indimenticabile fatta di sogni che tornano ad avverarsi, “riprendiamoci la piazza”. È cominciata così con sentimenti potenti di riscatto dopo anni considerati scuri perché si sono sentiti messi al bando dalla vergogna di una stagione di cui nessuno però – a guardarla bene – si è mai assunto alcuna responsabilità politica. Ma tant’è che oggi sono tutti lì. Insieme ai Civici, cioè agli ex Pd, che eleggono solo Rocco Cisano con Paola De Dominicis fuori ma per poco, con Mirko Sotorino una vera new entry politica, e Erik D’Alisa. Con queste coordinate Lombardo deve comporre gli assetti.
Secondo i rumors in questo mandato ci sarà la più ampia valorizzazione di Aldo Cerroni che è in pole al momento come nuovo Capo di Gabinetto del sindaco Lombardo. Cerroni è l’altro fondatore del progetto civico, candidato sindaco nel 2017, fu sconfitto per 200 voti e fuori dal ballottaggio, lasciò lo scranno in consiglio al fedele amico Mauro De Santis togliendosi dal primo piano della politica. Intanto è diventato indispensabile in Regione per Marietta Tidei, per la consigliera di Italia Viva coordina e opera nella segreteria. Civici o non civici, d’altronde, proprio Marietta Tidei è accorsa al comitato di Lombardo – sempre nella dream night – per immortalarsi con un selfie e mettere il cappello politico suo e dei renziani sulla vittoria di Guidonia. Cerroni è l’altra mente del progetto, quello che ha saputo fare un passo indietro già qualche mese prima delle elezioni per non stare sotto i riflettori nella convinzione (non sbagliata) di evitare così di danneggiare Lombardo. Perché l’ex ragazzo prodigio del centrismo guidoniano che ha passato stagioni di amore e odio con i pezzi grossi del Pd del Lazio, è consapevole fino al midollo di essere divisivo. Vuoi il piglio caratteriale, gli scontri pubblici su Facebook con gli ex amici del Pd, metti le amicizie nei settori imprenditoriali che sono per lui da sempre orgoglio e ingombro, insomma Cerroni ha mosso dietro le quinte lasciando all’amico Lombardo il palcoscenico. Nervi saldi e patto di ferro anche quando, alla vigilia della campagna elettorale, ci sono stati screzi e divisioni sulle strategie di alleanza. I due, Cerroni e Lombardo, hanno retto come fanno le coppie navigate che sembrano sull’orlo della crisi definitiva e poi ripartono più forti di prima. La volontà di Cerroni di non candidarsi, di stare fuori dall’agone politico diretto sembra però, a ben vedere, legata anche a un altro tassello, quello dell’attualità e delle prospettive. Secondo quanto riportano i bene informati, infatti, l’avvocato Cerroni entrerà nel Palazzo nella veste di tecnico. Il suo nome è quello più gettonato per andare a ricoprire un ruolo strategico, da dirigente, anzi da Capo di Gabinetto. Vorrebbe dire per il sindaco Lombardo affidare le chiavi delle decisioni del Palazzo a Cerroni che gli addetti già preconizzano essere il futuro Richelieu dell’epoca civica, quello dal quale passeranno tutte le vere decisioni. Un gioco delicato di equilibri che il sindaco dovrà modulare e che potrebbe vedere Guidonia Domani avere anche la Presidenza del consiglio comunale con Mauro De Santis e un assessorato per l’altra quota interna, quella non cerroniana, con Stefano Salomone candidato ad entrare in esecutivo. Una Giunta da sistemare che potrebbe vedere Paola De Dominicis come vicesindaco e poche altre certezze. Se infatti Città Nuova di Andrea Mazza potrebbe volere due assessorati visto il ruolo decisivo, c’è un’altra formazione pronta a entrare in gioco senza se e quanto pare anche senza ma.
La vera incognita, infatti, è il ruolo che avrà il Partito Democratico. Dopo avere perso le elezioni, messi fuori dal ballottaggio da un centrodestra esangue per soli 180 voti, dalle parti del Pd tra drammi e riunioni fiume è accaduto il colpo di teatro. Forti del 19%, primo partito della città, della presenza politica sovracomunale, si sono messi a tavolino per ragionare del futuro. I maggiorenti del Pd del Lazio e Mauro Lombardo. Un dialogo ben sostenuto dagli ottimi rapporti di stima reciproca che d’altronde legano Lombardo al Presidente del consiglio regionale Marco Vincenzi (senza contare le amicizie in comune) e che ha decretato al ballottaggio l’appoggio pubblico del Pd a Lombardo. Voti che sono arrivati in maniera importante considerando il crollo ulteriore dell’affluenza e un singulto di ripresa del centrodestra con Salvini in città e la Meloni a mandare video. I democratici si sono spesi con card social e tanto di simbolo, mentre il candidato sindaco sconfitto Alberto Cuccuru, dopo Vincenzi, si è esposto a favore di Lombardo in un indimenticabile lunedì di paura, prima ancora che la plenaria locale del Pd prendesse le sue decisioni. Non è stata una questione di mancate indiscrezioni, l’accordo preciso tra le due forze davvero non c’era. L’intesa politica è stata stretta su un impegno reciproco di massima. Da parte del sindaco di valorizzare il Pd (il come è da vedere), da parte del gotha regionale di sostenere l’avventura politica civica. Lombardo ha così raggiunto il risultato di consolidare la presenza di Guidonia Montecelio in un asset regionale alla vigilia di cruciali appuntamenti: Ryder Cup, fondi vari, opere, nuovo ospedale. L’isolamento, insomma, è un pericolo che Lombardo non vuole correre perché ha in mente un obiettivo preciso: governare (bene) dieci anni. Con un colpo solo però il sindaco ha anche detonato i rischi interni alla sua maggioranza. Li ama tutti allo stesso modo, per carità. Ma stare sotto botta di questo o quel gruppo per cinque anni, visti i precedenti, è un vero incubo. Così Lombardo ha allargato la sua maggioranza di altri quattro consiglieri: il civico Cuccuru, e i tre del Pd Emanuele Di Silvio, Simone Guglielmo e Rossella Nuzzo. Un’operazione che rafforza intanto lui, come sindaco. Spiegato il contesto, è il momento delle decisioni. La trattativa sulle sorti del Pd nella Giunta civica è nelle mani di Vincenzi che in queste ore incontrerà di nuovo Lombardo. Agli occhi dei bene informati si profilano tre scenari. Il primo è l’ingresso in Giunta di una figura tecnica indicata dal Pd ma non riconducibile. Questo sarebbe più digeribile per una parte delle truppe civiche, ma l’opzione non è semplice perché bisognerebbe individuare una figura adatta e di fiducia, capace di essere sintesi tra le diverse componenti del Pd e nello stesso tempo piacere al sindaco. Giusto per parafrasare un video circolato in campagna elettorale, un gioco alla Indovina Chi. Altro scenario è che quel posto in Giunta vada ad Alberto Cuccuru. Il sindaco potrebbe infatti decidere di offrire all’ex avversario un ruolo in esecutivo. L’avvocato Cuccuru è una figura civica candidata dal campo progressista a queste elezioni ma gradita anche ai moderati di centrodestra che alle elezioni del 2017 avevano fatto il suo nome come possibile candidato. Lui rifiutò, ma il proponente era stato Stefano Sassano (Forza Italia oggi è in opposizione con Alfonso Masini) e insieme a lui grande sostenitore dell’idea era stato Andrea Mazza. Lo stesso Mazza oggi colonna del governo civico. La figura di Cuccuru potrebbe essere vissuta come garanzia anche dalle anime del Pd, avendo il candidato sindaco ottimi rapporti con le scuderie di Marco Vincenzi, con quelle di Bruno Astorre, e con l’area di Rocco Maugliani. Il suo ingresso in Giunta libererebbe una postazione in Consiglio facendo anche entrare il primo dei non eletti Pd Mario Lomuscio. Una soluzione che accontenta tutti? No chiaramente. Perché le aree del Pd in realtà vorrebbero vedere valorizzati nomi propri. Rosaria Morroi è il nome di Guglielmo, lei è stata assessore con ottimi risultati nei pochi mesi di governo con i pentastellati, mentre dalle parti di Di Silvio si farebbe il nome di Roberto Papes, suo fedelissimo scudiero, già indicato come papabile con i cinque stelle e poi tramontato per colpa delle quote rosa. L’intera partita è sul tavolo di Lombardo.