I peluche sul letto, i quadri, le tende, gli utensili in cucina, le foto che mettono all’asta le abitazioni immortalano ogni particolare della vita privata. Anzi sono uno spaccato accurato delle giornate, talmente veritiero da ritrarre nelle stanze gli stessi inquilini delle case popolari messe in vendita dall’amministrazione a corto di soldi. Il copriletto, la tovaglia, i quadri ricordo appesi alle pareti. Sono lì nell’avviso pubblico dell’asta, e ci sono le persone accanto al tavolo, in un corridoio. Un fronte caldo, l’ennesimo, esploso per il sindaco cinque stelle Michel Barbet che questa mattina si è trovato con gli abitanti delle case comunali sotto la finestra del Palazzo. Le prime 31 tra Villanova e Colle Fiorito su un totale di quasi 400. Protesta contro la decisione dell’amministrazione di vendere gli appartamenti dove vivono le famiglie, alcune composte da persone anziane che rischiano di ritrovarsi da un giorno all’altro senza casa. Quali possibilità per loro? Comprare, ma si capisce che serve una disponibilità economica che evidentemente contrasta con la condizione esistente. I tempi d’altronde sono stretti. Entro il 7 dicembre la commissione aprirà le offerte, da lì a due mesi si perfeziona e poi la casa passa chiavi in mano al privato che avrà offerto di più. Un incubo per chi ci vive e non sa dove andare. La mattina di protesta si è risolta con un incontro aggiornato alla prossima settimana, il sindaco assicura “nessuno resterà senza casa”, ma è un caos.
Immaginarsi che per entrare dentro casa e fare le stime è stata usata una lettera che neanche avvisava delle finalità. A settembre quando si sono presentati alla porta degli inquilini, hanno messo nero su bianco che era necessario un sopralluogo per verificare la stabilità. Poi è andata diversamente. Con un avviso pubblico infatti il settore demanio e patrimonio su indicazione della Giunta comunale ha dato il via alle prime vendite di case di proprietà comunale: 21 appartamenti a via Filangeri a Villanova, 10 a Colle Fiorito a via delle Ginestre più altrettanti posti auto. Tutto parte dal piano dismissioni 2018-2026 approvato dalla Giunta il 19 marzo. E’ il documento con cui il Comune individua e quantifica i beni da vendere per fare cassa. Una esigenza nata e stabilita quando il Palazzo sotto gestione commissariale ha deciso di fare ricorso al piano di riequilibrio per evitare il dissesto. In sostanza, il default è stato evitato ma l’ente deve rispondere ad alcuni obblighi: tagliare le spese e aumentare le entrate. Così in dieci anni di cinghie strette, il Comune si è impegnato con lo Stato anche – tra l’altro – a vendere i beni immobili non considerati necessari alla vita istituzionale. Su questa linea a marzo l’esecutivo cinque stelle vota lo schema. Prevedono entrate in totale per 25 milioni di euro dalla vendita nel corso degli anni di 90 a alloggi a via delle Ginestre a Colle Fiorito, 56 a Guidonia centro a via Colleferro, 188 a Largo Trieste a Villalba, 17 a via Filingeri a Villanova, 28 appartamenti a via Garibaldi sempre a Villanova. Il piano di dismissione prevede appunto la prima ondata di vendite nel 2018, operazione da un milione e mezzo di euro, un primo nucleo degli alloggi di Collefiorito e Villanova.
La partita sta creando allarme sociale, tanto che gli inquilini per la seconda volta sono tornati in piazza. La clessidra corre veloce, considerando che il 4 dicembre è il termine per la consegna dell’offerta e il 7 la commissione di gara al Demanio aprirà le buste. Il metodo è l’asta segreta, si aggiudica l’acquisto chi produrrà l’offerta più alta. L’importo a base d’asta va da 44mila euro ma la maggior parte sono sopra i 90mila, fino a 98. Bastano 100 euro in più rispetto agli importi di base. L’avviso è chiaro: le case possono essere visionate dai potenziali acquirenti che trovano però – questo non è certo scritto – una situazione di forte tensione considerando gli inquilini delle comunali che ci vivono dentro e si ritrovano con le abitazioni all’asta. Un paradosso dietro l’altro, basta scorrere le 121 pagine con cui si dà il via alla procedura. C’è un book fotografico degli alloggi, veri ritratti, gli arredi, i particolari di una vita.
Mattinata concitata in quel del Comune che si è conclusa con un incontro e l’impegno a rivedersi martedì prossimo. “Nessuno rimarrà senza casa, voglio essere chiarissimo – dice il sindaco Michel Barbet – questa procedura deve essere vista come la ferma volontà di mettere ordine in un settore particolarmente difficile e mai affrontato per decenni e anche come una opportunità per coloro che vogliono acquistare l’appartamento che abitano da anni”. In delegazione anche il coordinatore della Lega Alessandro Messa e il consigliere del Pd Emanuele Di Silvio. “Ho consigliato al sindaco possibili soluzioni per risolvere la brutta vicenda, la vendita delle case popolari con all’interno le persone – dice Di Silvio – Propongo di andare in consiglio comunale straordinario e modificare il piano delle alienazioni e inserire altri beni al posto delle case come i capannoni ex Giannini, i locali della Croce Blu, il locale di Montecelio. Già solo con questi si raggiunge la cifra di un milione di euro sufficiente a bloccare le prime due vendite”.
Gea Petrini
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