Gli incontri per decidere si tenevano nei ristoranti, davanti a un piatto di pasta o a un’insalata, e comunque sempre fuori dal Palazzo. Spesso accorti al punto da darsi appuntamento all’ultimo minuto per evitare di essere pedinati, con scambi di soldi che sarebbero avvenuti anche nelle auto o davanti a un bar, il “cerchio magico” a Guidonia Montecelio si muoveva così. E’ uno spaccato feroce quello che esce dalle investigazioni portate avanti in due anni dalla guardia di finanza di Roma per la procura di Tivoli, anche se l’organizzazione – secondo gli inquirenti – si sarebbe radicata nella sua forma già dal 2013. Quindici sono stati arrestati tra politici, volti dell’apparato burocratico, imprenditori, di questi dodici portati a Rebibbia, dove oggi andranno avanti gli interrogatori di garanzia, e tre ai domiciliari. Per sei di loro c’è l’associazione per delinquere, legati dai ruoli svolti nel Comune avrebbero indirizzato il potere – è la tesi accusatoria – per modellare la pubblica amministrazione in cosa privata.
Andrea Di Palma, vice di Eligio Rubeis dal 2014, sindaco facente funzione nell’ultimo anno di governo del centrodestra, Angelo De Paolis dirigente ai lavori pubblici, il collega dell’ambiente Gerardo Argentino, il dirigente ex finanze Gilberto Pucci, l’istruttore amministrativo Michele Maccaroni dell’ambiente. Indagati a vario titolo per corruzione, peculato, falso, a seconda degli ambiti e ciascuno nel proprio settore, avrebbero organizzato un sistema finalizzato a commettere più delitti contro la pubblica amministrazione secondo “gli interessi del gruppo” e con la copertura di Rosa Mariani, ex segretario comunale, l’unica a cui viene contestata solo l’associazione per delinquere, e collocata – nella ricostruzione – nel nucleo di vertice. La Mariani avrebbe evitato volutamente di controllare gli atti. E’ in una telefonata con Argentino del 29 agosto 2016, quando cioè a Guidonia erano già arrivati i commissari, che parlando di un bando senza copertura avrebbe detto: “Ci facciamo la figura dei fessi tutti quanti, dei deficienti. Io perché non ho controllato e voi perché fate le cose che non se possono fa”. Sempre l’ex segretario comunale – mandata via poi dai commissari e in forze a Valmontone fino all’arresto – insieme a Pucci e Maccaroni è già imputata in un processo, quello delle spese folli in Comune. E in parte le dinamiche emerse, come nel caso delle determine dell’ambiente, sarebbero le stesse contestate in quell’inchiesta su 600mila euro di fatture false e gonfiate. Anche oggi dalle casse pubbliche sarebbero usciti soldi per lavori e servizi mai eseguiti.
L’associazione per delinquere è il “filtro” scrive il gip attraverso cui valutare ogni singolo episodio corruttivo. La mafia bianca è individuata come “l’organizzazione criminale” che avrebbe depredato non solo le risorse pubbliche ma anche la fiducia dei cittadini, nel collante di un’omertà diffusa e in un clima sempre più opaco. Sapendo di avere i riflettori della procura addosso, in un incontro al ristorante Villa Tivoli, il 9 febbraio del 2016, tra Di Palma, De Paolis e la Mariani si sarebbero preoccupati persino di possibili intercettazioni in corso. L’allora sindaco facente funzioni avrebbe consigliato a De Paolis di cambiare spesso il telefono per non essere captato, nella conversazione si farebbero riferimenti continui alla presenza di una talpa in procura che dava loro informazioni sulle indagini, e della difficoltà in quel momento perché il referente non era più negli uffici, fino a invocare l’intervento di “Michele”, che gli investigatori identificano in Maccaroni, per individuare intercettazioni ambientali in atto negli uffici e fargli bonificare gli ambienti. Avrebbe detto De Paolis: “Chiama Michele e gli fai vedere le ambientali”, con la risposta di Di Palma: “Oggi non ci sta Michele… le ambientali, ora quando viene da me lo faccio salire” e la chiosa del dirigente: “Basta cò sti telefoni… io al telefono non rispondo mai!”. Ed è sempre in questo colloquio a tavola che emergerebbe il controllo sull’apparato del Comune in base alle esigenze del gruppo, dice la Mariani: “Noi dobbiamo avere le redini dei dirigenti, Andrea tu sai… dei dirigenti, noi dobbiamo far rientrare solo Pucci, perché Argentino ci sta, lui (riferito a De Paolis) ci sta, le due… quelle non le conti tanto non fanno un cavolo…”. Si scherza anche al tavolo, Mariani dice: “Sta maledetta discarica, ma riapriamola… riapriamola sta cazzo de discarica… tu abiti a Villanova, prima che arriva qua avoja, io e lui abitiamo a Roma e che ce frega! Riapriamo sta cazzo de discarica!”, ridendo.
Insomma, un periodo di enormi cautele da adottare, tanto più se per ricevere “regaletti”. Sono in auto Argentino e Maccaroni, il primo dirigente e il secondo funzionario dell’ambiente, il 9 novembre del 2016 parlando dei lavori del settore, Argentino domanda se si può fare qualcosa con la processionaria e l’altro avrebbe risposto: “Assolutamente sì… ma poi qui, de questa qui c’è un’appendice… te vole portà un regaletto ha detto… in settimana ci alzano un’altra appendice dottore”. E l’altro commenta, “va bè, meno male… l’importante che stai attento” e Maccaroni l’avrebbe rassicurato: “Eh… quando so andato a Orte so andato…”, e Argentino avrebbe dato consigli, “…di sera e no devi spegne i telefonini fai tutto non te fa… capito Michè…”. E Maccaroni racconta: “So andato a Orte ho lasciato la macchina aperta, me ne so andato al bar a prende un caffè e quando so tornato… manco ci siamo visti”, e il dirigente avrebbe convenuto, “la sera chi cazzo te vede poi… a Orte ma chi ci viene…”.
E nel sistema Guidonia ci sarebbero state regole precise nel calcolo delle tangenti. In una conversazione telefonica tra Maccaroni e un imprenditore l’8 luglio del 2016, si capirebbe come la percentuale si attesterebbe intorno al 15-16% della somma che il Comune avrebbe pagato. “Io ti faccio fa l’affidamento diretto a 48 e 8 compresa l’Iva. Se dovemo annà oltre dovemo fa due società, sennò dovemo fa la gara”, impartisce direttive precise Maccaroni con l’altro che aveva domandato, “Era cinque, trenta?”, “sì”, “sette e cinque, cinquanta!” e Maccaroni: “A sì! Se po fa, se po fa”. Cioè il calcolo sarebbe così: tangente di 5mila euro per 30mila euro di affidamento, mazzetta di 7 e 500 euro per 50mila euro di affidamento lavori.
Gea Petrini
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