di Gea Petrini
Tre mesi di verifiche, ricognizioni, tabelle in quei conti del Comune di Guidonia Montecelio che non tornano in nessun modo. Il commissario prefettizio Giuseppe Marani oggi dice che “entro fine mese sarà approvato il Bilancio”, per arrivarci ammette è necessario uno “sforzo mostruoso”: tanto che si potrebbe chiudere in disavanzo con anni davanti senza ossigeno. I numeri sono da capogiro: 17 milioni di debiti, il buco al quale va aggiunta la montagna dei 20 milioni di euro di tasse mai recuperate, ecco l’eredità lasciata dall’amministrazione Rubeis.
Rischio disavanzo – “Continuo a non vedere il dissesto”, spiega subito in apertura ma l’orizzonte è una lunga marcia di austerity. Nelle mani del commissario supportato nella gestione della terza città del Lazio dai tre sub commissari Carlo Foti, Alessandra Nigro e Giovanni Borrelli, è finito un Comune in condizioni drammatiche. Il Bilancio di previsione che lo stesso Marani aveva annunciato come pronto per metà luglio è ancora sotto torchio degli esperti. Un ritardo dovuto alla criticità della salute dei conti emersa giorno dopo giorno dai documenti. Diverse le opzioni ancora aperte, la migliore è chiaro sarebbe riuscire a chiudere in pareggio: “Ho più strumenti per riuscirci, come chiedere mutui, tagliare la spesa senza toccare situazioni di fragilità”. L’alternativa è il riequilibrio finanziario, chiudere cioè in disavanzo, una formula di pre-dissesto anche se il commissario chiede che non venga chiamato così. In sostanza aliquote al massimo per i cittadini e paletti in ogni direzione per dieci anni di calvario amministrativo, “non è detto che ci si arrivi”, Marani fa intendere: si sta facendo il possibile per evitare le opzioni più drastiche a fronte di una fotografia a tinte fosche.
Il pozzo dei debiti – Andando ai numeri. Ammonta a circa 17 milioni il buco lasciato dal governo di centrodestra. La fetta più consistente – quasi 12 – per l’ormai nota sentenza Del Fante, in sostanza i soldi che il Comune deve per la rivalutazione degli espropri dei terreni del Pip2. Altri 5 milioni quelli venuti fuori dalla ricognizione nei vari settori: “Abbiamo avviato una verifica puntuale sui debiti – dice il commissario – stiamo valutando se ad esempio ci sono altre sentenze, o se i servizi per i quali ci sono fatture da pagare siano stati resi. Nulla di strano, è quello che ci chiede la legge”. Valutazioni che andranno alla Corte dei Conti.
Il dramma entrate – L’altra faccia sono i soldi mai arrivati nelle casse dell’ente. Una vera piaga sulla quale il commissario prefettizio accende un gigantesco riflettore e sulla quale non si è mai intervenuti: “Guidonia Montecelio è un Comune dove su 100 si incassa 55. Venticinque punti in meno percentuali rispetto agli altri Comuni”, si tratta delle tasse non pagate. Milioni di euro, circa 20, da recuperare in una città dove si è esternalizzato il servizio di riscossione tributi a una società alla quale viene pagato un aggio del 5%. Sul fronte delle tasse “stiamo facendo un’analisi precisa, mi stupisco che non sia avvenuto prima, agire su questo anche se in una prospettiva media significa mettere l’ente al riparo – conclude il commissario – è uno sforzo mostruoso chiudere il Bilancio, ma questa è la chiave di volta”. All’operazione verità sui conti seguirà quella di un nuovo metodo figlio del rigore amministrativo, suggerisce alla fine, a partire dagli appalti.
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