di Gea Petrini
“Iniziamo a ragionare”. Alessandro Battilocchio, impegnato in Aula, non spezza mai il legame con i territori, anche adesso che è diventato deputato, così pungolato non si tira indietro: parte la verifica a Guidonia Montecelio per il post commissariamento. Sembra passato un secolo da quando è stato inviato dai vertici a infondere pace nelle truppe lacerate dagli scontri e tramortite dagli scandali, nella guerra della continuità contro il cambiamento (o viceversa), di Rubeis contro Sassano. Battilocchio li ha rimessi tutti intorno al tavolo, spingendo all’impegno di una nuova (quasi) leva di giovani, certo è che passate le elezioni, con il terremoto di una valanga giudiziaria che ha coinvolto pezzi da novanta del partito del Lazio, a Guidonia è ora di pensare al dopo. Più facile a dirsi che a farsi. Intanto, per buona pace del lavoro del commissario, le componenti restano armate fino ai denti. I più placidi negli ultimi mesi, assenti alle riunioni, sono stati i rubeisiani, ma ieri nel summit del lunedì è tornato anche Michele Venturiello, secondo i bene informati, più diplomatico che mai.
Il bilancio del commissario. E’ stato presente ogni settimana Battilocchio, apprezzato da ogni parte, per lo spirito e l’approccio equilibrato. Il “bravo ragazzo”, che era già stato europarlamentare, è volato ora a Montecitorio dopo aver vinto la sfida nel collegio uninominale dalle parti del mare. “Sono stati mesi davvero intensi in cui, con cadenza regolare, sono venuto a Guidonia per incontrare attivisti del partito e realtà cittadine. Pur essendo il commissario di per sè un organo monocratico, ho da subito inteso la mia funzione in maniera diversa: punto di riferimento per un rinnovato dialogo tra le varie anime del partito e per i tanti che anche in questi mesi si sono avvicinati”. Il martedì di Forza Italia è in effetti diventato un must, “decine di incontri, non solo interni e tra simpatizzanti, in cui si è discusso di temi legati alla città e di organizzazione. Potevo fare di più e meglio ma sono soddisfatto del lavoro portato avanti finora, reso possibile dalla collaborazione degli amici locali”.
I risultati. Non nasconde la fatica della marcia in salita, “dopo la fase di estrema difficoltà iniziale abbiamo ripreso l’iniziativa, abbiamo detto la nostra su molti temi, organizzato incontri pubblici, impostato una presenza sui media e sui social, messo in campo uno dei più organizzati gruppi giovanili della provincia. Inoltre, partendo dal magro risultato delle amministrative 2017 dovuto alla contingenza di allora, abbiamo ottenuto un incoraggiante 16 per cento alle scorse elezioni di marzo. Il coordinatore regionale, Claudio Fazzone, ha seguito con me questi mesi con grande attenzione, nella consapevolezza dell’importanza nodale di Guidonia e del suo territorio per le dinamiche regionali e non solo”.
La partita del coordinatore. Le avvisaglie c’erano state già nel penultimo vertice in città, ma ieri è ufficialmente iniziato il dibattito interno per capire come procedere dopo il commissariamento. E quando. Battilocchio spiega: “Voglio verificare serenamente nelle prossime settimane, assieme a Fazzone e agli amici locali, se si sono raggiunte le condizioni per un superamento della fase straordinaria e per proseguire nel rilancio dell’azione di Forza Italia in questa città”. Quindi nulla è deciso ma la verifica ci sarà. E cosa accade all’interno del partito? Le posizioni sono già chiare. Il gruppo di Stefano Sassano preme sull’acceleratore per arrivare a stretto giro alla nomina di un coordinatore politico, il nome sul piatto è quello dell’ingegnere Maurizio Massini. Le ragioni emerse in queste ultime settimane sono cristalline. Forza Italia è in caduta libera, a livello di consensi, con il megalite Lega che a livello nazionale sta fagocitando voti, i moderati non si sa più dove siano in questo Paese, a Guidonia ci sono ancora le macerie del mondo Rubeis e il partito, per chiudere il quadro, non conta neanche su un consigliere comunale visto che la Cacioni è passata con FdI (ma ora autosospesa). Insomma, Sassano è convinto che sia il momento di ripartire e con Massini al timone. Di parere opposto Andrea Mazza, altro riferimento d’area. Il giovane Mazza rimasto adesso senza capocomponente visto che Adriano Palozzi è finito ai domiciliari per l’affaire stadio della Roma (conta quindi solo sulla consigliera Laura Cartaginese), già prima che gli eventi precipitassero aveva mandato a dire la sua tesi. Restiamo con il commissario per qualche altro mese. Troppo presto, secondo Mazza, riprendere la gestione autonoma del partito, perché in sostanza non ci sarebbe ancora nessuna reale sintesi politica tra le componenti. La scelta del coordinatore quindi si tradurrebbe in una nuova faida e dagli esiti incerti, considerando sempre quello scenario complicato di cui si parlava prima. Una medaglietta che farebbe cioè solo naufragare di nuovo il tavolo, riacuendo lo scontro con i rubeisiani che a quanto pare non digerirebbero mai l’opzione Massini. Mazza punta a riprendere per sé il ruolo che ha ricoperto prima del commissariamento? A domanda, l’ex consigliere risponde sempre di “no” da tre mesi a questa parte, ma certo potrebbe indicare qualcuno della sua area. Nel muro contro muro tra Sassano e Mazza, c’è poi il Cacciamani factor, l’ex Ncd confluito in casa azzurra un anno fa, ambirebbe come noto alla postazione. Sarà la verifica di Battilocchio a sciogliere la matassa, intanto a Guidonia monta un altro fenomeno. “Ciao sindaco Ammaturo”, alla consigliera leghista già la appellano così.
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