di Alessandro Galastri
Non poteva che finire così, come nelle più belle storie a lieto fine. Mauro Marzano dice basta, e lo fa sollevando al cielo la Coppa Lazio di Prima Categoria vinta con la maglia del Vicovaro, la squadra della sua città. Suo anche uno dei rigori decisivi che hanno consentito alla formazione di Dante di avere la meglio dell’Antonio Palluzzi di Priverno nella lotteria degli undici metri dopo che i supplementari erano terminati con il punteggio di 2-2. Si chiude così una carriera piena di successi, promozioni, vittorie e gioie indelebili per uno dei più forti e completi centrocampisti che abbiano calcato i campi del Lazio negli ultimi anni. A 35 anni ora è tempo di pensare ad altro, ma le sue parole piene di sentimento ci fanno capire cosa abbia significato il calcio per questo ragazzo.
“Vincere un trofeo per il proprio paese è qualcosa di indescrivibile e mi riempie d’orgoglio. Questa vittoria mi ripaga di tutti i sacrifici fatti quest’anno e mi ha fatto riscoprire emozioni un po’ assopite. Detto questo voglio semplicemente rivolgere un sentito grazie a tutti i miei compagni di squadra, allo staff e alla società per questa splendida stagione. Per noi giocatori ‘’normali’’ non è da tutti i giorni vivere un palcoscenico del genere. Vincere un campionato è bellissimo, ma alzare una coppa ha sempre un fascino particolare. Un capitolo a parte lo meritano i nostri tifosi, il Gruppo Portoghesi. Li ringrazio di cuore per il sostegno che ci hanno costantemente garantito tutto l’anno, sono stati semplicemente fantastici, da brividi”.
E adesso arriva la parte più commovente di questa storia, l’addio al calcio e il significato che ciò rappresenta per Mauro uomo e giocatore. “Per quanto riguarda me, in questo momento mi sento felice e triste al tempo stesso, ho un incredibile senso di soddisfazione addosso che le parole da sole non riescono a descrivere. Ho deciso di terminare la mia avventura calcistica perché, pur sentendomi ancora un calciatore fisicamente integro, causa impegni lavorativi e familiari non sono più in grado di garantire, come ho fatto finora, quella dedizione mentale che questo sport merita a prescindere dall’importanza della categoria. Sapevo che prima o poi sarebbe successo, certo non immaginavo che sarebbe stato così bello. Un grazie lo devo a tutti gli allenatori che ho avuto, fonti di ispirazione e elementi fondamentali di crescita a livello personale. Ringrazio anche tutti coloro che lavorano dietro le quinte (preparatori atletici, massaggiatori, dirigenti, accompagnatori, magazzinieri) che svolgono un lavoro oscuro ma fondamentale all’interno di una squadra di calcio. E poi, non ultime per importanza, vorrei ringraziare la mia famiglia e mia moglie Daniela, che mi sono sempre stati vicini e a cui dedico questo ultimo grande trofeo della mia carriera”. In bocca al lupo e grazie per tutto, Mauro, ci mancherai.
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