Elezioni comunali di Roma 2021, mancano ventiquattro ore alla scadenza della presentazione delle liste con lo schieramento di candidati che si sfiderà alle urne il 3 e 4 ottobre per decretare il nuovo sindaco di Roma Capitale.
Una prova cruciale, un test per le forze politiche che si misureranno nel complesso scenario della città eterna, stretta tra il degrado diventato in questi ultimi anni un tormentone da immondizia, topi e cinghiali, e una voglia di cambiamento seppur nello stordimento di questa emergenza sanitaria che ha mutato i contorni della quotidianità dei cittadini. A livello nazionale il governissimo di Draghi che vede fuori solo Fratelli d’Italia, al netto delle frizioni tra la Lega e il resto della maggioranza, tiene il timone per traghettare il Paese fuori dal covid senza contraccolpi irrecuperabili sul piano sociale ed economico dove ci sono i fondi del Recovery da gestire. Nelle sfide locali i partiti però tornano a giocare ognuno nella propria parte del campo all’interno di una scacchiera, quella romana, piena di insidie tra i poteri economici e politici.
Ai nastri di partenza quindi la campagna elettorale per il Campidoglio e per i Municipi. Per la leadership si contendono lo scranno più importante la sindaca uscente Virginia Raggi del Movimento Cinque Stelle, 43 anni, avvocato, eletta la prima volta il 22 giugno del 2016. Un mandato accidentato (a dire poco) che dal ritiro della candidatura di Roma come sede delle Olimpiadi del 2024 alla gestione dei rifiuti, senza scordare le buche, la sporcizia, gli intrecci e le controversie, l’hanno resa un bersaglio di attacchi. Non è stata certo la più amata, anzi.
A sfidarla sono in tre. Roberto Gualtieri, classe 1966, candidato sindaco del Pd, deputato, accademico e storico, per dieci anni eurodeputato e per due ministro, ha vinto le primarie del partito con 28.561 preferenze. Non è un trascinatore di folle, non è un carismatico ma è una candidatura di peso con un profilo di forte equilibrio e serietà. Intorno a lui diverse liste, tra cui Demos improntata sul forte segno della multiculturalità.
Il centrodestra ha puntato su Enrico Michetti, 55 anni, avvocato e professore universitario, una scelta che ha destato qualche interrogativo, considerata non di attacco nello scenario romano. Come mai la coalizione che per i sondaggi a livello nazionale ha la maggioranza dei consensi ha voluto una figura senza particolari segni distintivi se non quello di avere imbarcato Pippo Franco nella sua civica? A combattere insieme a Michetti c’è candidata in ticket come vicesindaco Simonetta Matone, per diciassette anni pm al Tribunale dei Minori, volto noto al grande pubblico perché spesso ospite dei salotti televisivi. Dopo aver ricoperto incarichi di governo con le ministre Mara Carfagna, Paola Severino e Annamaria Cancellieri, è diventata nel 2015 sostituto procuratore generale alla Corte d’appello di Roma. Un quadro sfuggente, tanto che i pronostici per l’eventuale successivo ballottaggio al turno del 3 ottobre, si fanno sempre più complicati.
E poi c’è lui. Carlo Calenda. Classe 1973, dirigente d’azienda, colui che ha portato in politica un certo approccio da super manager unito a uno sfondo briatoresco miscelato alla schietta sincerità di chi passa dal guardare i leader in televisione a parlarci nei talk show. Calenda è a capo di un movimento che si chiama Azione, la sua lista, ha avuto incarichi di grande rilievo, ex ministro e ministro anche nel governo di Matteo Renzi che, infatti, nella competizione romano lo appoggia. Un ex democratico uscito dal Pd quando, nel 2019, si è capito che l’alleanza tra i democrat e i pentastellati era cosa possibile. Che risultato può raggiungere? Per ora è il candidato più attivo su Twitter.