di Vincenzo Perrone
Cristina Passerani, amministratrice del gruppo che, partito da facebook, è diventato una realtà importante nel tessuto sociale fontenovese. Il sogno nel cassetto? Un centro di ascolto per le donne vittime di violenza.
Da dove nasce l’esperienza di “Donne attive di Fonte Nuova” ?
Il gruppo “Donne attive di Fonte Nuova” è nato quasi per gioco su facebook nel luglio 2016. Mi trovavo con l’amica, con cui fondai inizialmente il gruppo, ad una riunione del comitato cittadini in cui si parlava di sociale ed emergenza rifiuti. Notammo che la partecipazione dei fontenovesi fu molto scarsa e, quindi, pensammo di creare qualcosa al femminile di attivo e partecipato. Siamo arrivati a 1.700 donne iscritte con l’unica regola che le “Donne attive” sono apartitiche e apolitiche, ognuna ha le sue idee ma chi si candida alle elezioni è fuori dal gruppo.
Quali sono le iniziative principali che avete portato avanti in questi mesi?
Un’iniziativa significativa è stata il flash mob il 23 ottobre in piazza Padre Pio contro la violenza sulle donne. Siamo partite con una semplice coreografia sulle note di “Mamma Mia” degli Abba e, poi, abbiamo sfogliato i nomi di tutte le donne morte per violenza nel 2016. E’ stato un successo ed hanno partecipato più di 200 donne. E’ stato, inoltre, il primo flash mob di questo tipo nella zona nord di Roma e, in quell’occasione, c’era anche un rappresentante di Amnesty International che ci ha invitato ad organizzare un’iniziativa simile a Monterotondo il mese dopo per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un altro evento, organizzato insieme all’associazione Orma, è stato “Regala un sorriso”, ovvero una cena per raccogliere fondi in favore della piccola Chiara, una bimba di undici anni gravemente invalida.
Adesso vi state concentrando per aiutare questa bambina. Ce ne parla?
Stiamo partecipando ad un progetto organizzato dall’Asl che è iniziato lunedì 6 marzo. In sostanza Chiara ha bisogno di essere continuamente stimolata da tante persone attraverso, ad esempio, la voce e il tatto. Il nostro gruppo, insieme anche alla ProLoco, si è dato da fare organizzando dei veri e propri turni in cui qualcuna di noi si reca a casa della bambina e, coadiuvati da personale medico esperto, stimoliamo la piccola. I turni sono mattina e sera dal lunedì al sabato, io, per esempio, ho dato disponibilità per il venerdì pomeriggio. Anche al di fuori delle “Donne Attive” c’è stato molto riscontro per questa iniziativa, è significativa la partecipazione di alcuni genitori di bambini disabili. Per ora il progetto andrà avanti fino a luglio ma speriamo che prosegui. Purtroppo sono tante le situazioni difficili su cui intervenire, per esempio all’interno del nostro gruppo abbiamo Michela, una giovane rimasta gravemente invalida dopo un incidente sul lavoro e che deve fare anche i conti con i tempi della giustizia.
Ci parla di questa storia?
Non sono un medico, ma posso dire che la ragazza, in seguito all’incidente, ha avuto problemi seri a bacino e colonna vertebrale e ora è sulla sedia a rotelle. Suo marito è un libero professionista e, quindi, se non lavora non guadagna e hanno anche una bambina piccola. Ora Michela si sta facendo seguire da un centro di Padova, ha già fatto un intervento lo scorso 21 febbraio e ne dovrà fare un altro. Le “Donne attive di Fonte Nuova” stanno organizzando una raccolta fondi per aiutare questa famiglia.
A ridosso dell’8 marzo sono ancora tanti gli episodi di violenza sulle donne. Cosa potrebbero fare le istituzioni, partendo da un comune di provincia come Fonte Nuova, per arginare questo fenomeno?
Le donne che subiscono violenza sono sole perché molte non hanno il coraggio di denunciare e, poi, c’è un iter burocratico che non le aiuta. La donna violentata va subito messa in sicurezza, bisogna fornirle protezione ed affetto con le strutture adeguate. Un’iniziativa per cui noi ci stiamo battendo è uno sportello di ascolto per le donne vittime di violenza nel nostro comune. Uno sportello che abbia anche le statistiche in mano sulle donne violentate e che lavori insieme alle istituzioni.
Da “donna attiva” che messaggio vorrebbe lanciare agli uomini per prevenire gli episodi di violenza?
Io vorrei lanciare il messaggio sia agli uomini che alle donne di ritrovare il dialogo e il calore familiare. Alla donna dico di capire determinate situazioni e non lasciarsele sfuggire di mano, c’è sempre un’escalation nella violenza maschile che non può essere ignorata o sottovalutata. Sull’uomo violento si può dire soltanto che è un perdente e un vigliacco.
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