“La crisi più difficile dal secondo dopoguerra”. Con queste parole il premier Giuseppe Conte pochi minuti fa, in un sabato sera che l’Italia non dimenticherà, annuncia la chiusura su tutto il territorio nazionale delle attività produttive non strettamente necessarie. Misure ulteriori in un momento drammatico per il Paese: “La morte di tanti concittadini è un dolore che ogni giorno si rinnova, non sono semplici numeri, sono persone, storie di famiglie che perdono affetti più cari. Le misure richiedono tempo prima che possano dare effetti, misure severe, rimanere a casa rinunciare a radicate abitudini ma non abbiamo alternative dobbiamo resistere. Solo così possiamo tutelare noi stessi e le persone che amiamo. Restare a casa è un sacrificio minimo rispetto a chi è in ospedale e rischia molto di più. Medici, infermieri, forze ordine e forze armate, protezione civile, commesse, trasportatori, operatori dell’informazione e chi ogni giorno compie un atto di responsabilità e amore nei confronti dell’Italia intera. Oggi la decisione assunta è di chiudere in tutta Italia ogni attività produttiva che non sia strettamente necessaria a garantire beni essenziali. Abbiamo lavorato tutto il pomeriggio con i sindacati per stilare lista dettagliata. Continueranno a rimanere aperti i supermercati e farmacie, parafarmcòe, servizi bancari, assicurativi e finanziari, traporti: invito tutti a mantenere massima calma, non c’è bisogno di creare code ai supermercati. Rallentiamo il motore produttivo del Paese ma non lo fermiamo. Una decisione che si rende necessaria oggi per poter contenere quanto più possibile la diffusione dell’epidemia. Lo Stato c’è, lo Staio è qui. Dobbiamo stringerci a protezione della vita. Quelle rinunce che sembrano un passo indietro domani ci consentiranno di ritornare nelle fabbriche e nelle piazze tra le braccia di parenti e amici. Non rinunciamo al coraggio e alla speranza del futuro, uniti ce le faremo”.
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