“Dobbiamo difendere i posti di lavoro che il Comune sta mettendo a rischio”. L’allarme ormai è generale, il settore estrattivo di Guidonia Montecelio è nella crisi nera per le mancate proroghe alle autorizzazioni. Il tavolo di trattativa tra imprenditori, sindacati e amministrazione è saltato e “da quella rottura non è arrivata nessuna posizione ufficiale”. Claudio Coltella della Fillea Cgil dipinge un quadro dove i licenziamenti già ci sono stati, altri 6 dallo sciopero del 4 aprile, anche se non direttamente legati a questa problematica, alimentati però “dall’incertezza sulle prospettive”. Nel Palazzo ci sono le responsabilità di una guerra che può gettare nel baratro centinaia di famiglie.
Orizzonte nero, esasperazione e protesta. Lo strappo nel tavolo dopo due mesi di impegni assunti per azzeccare la ricetta ai problemi burocratici, in maniera da garantire la prosecuzione delle attività, dall’altra però la raffica di dinieghi che sono continuati ad arrivare alle cave. Con appigli formali anche diversi, di volta in volta, la dirigente Paola Piseddu non ha ascoltato nemmeno la Regione, ricorrendo persino rispetto alle scelte dei tecnici regionali. Lì adesso è in corso uno scontro, pesante, tra gli apparati, intanto a Guidonia, fuori dalle stanze, si respira una brutta aria. “Perché vede poi quando ti arriva la rata del mutuo da pagare”, c’è poco da fare. Previsto un incontro oggi delle tre sigle sindacali, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, per decidere una piattaforma di azione. “Purtroppo la situazione è molto grave – dice Coltella – eravamo seduti a un tavolo formale, a parole si dava al disponibilità e nei fatti si faceva altro. Non possiamo certo restare fermi, ci sono più ipotesi in campo, ma dobbiamo difendere i posti di lavoro”.
Il sindaco primo responsabile. Nel consiglio di mercoledì, “c’è stato uno sparuto accenno”, questa mattina l’assise è di nuovo convocata. “Il consiglio comunale ha votato sul tema cave, e le decisioni poi sono state disattese” dice il sindacalista. “Il pricipale responsabile di questa situazione è il sindaco Michel Barbet – continua Coltella – si assuma la responsabilità almeno della chiarezza”. La protesta ci sarà, bisogna solo stabilire in che forma, “chiudere non è mai la soluzione, perché ti ritrovi i disoccupati e le attività che restano così chissà per quanto tempo. Sappiamo che il problema è complesso ma serve coraggio e buona volontà, ma non la vediamo”. Tra le opzioni, una raccolta firme per un consiglio straordinario sulle cave: “Vogliamo vederli in faccia mentre votano per lasciare per strada 400 famiglie”. geape.
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