Il valore stabilito dal Comune di Guidonia Montecelio sulle aree delle cave per quantificare l’Ici, non ha tenuto conto di parametri cruciali. Ecco perché la sezione tributaria della Cassazione ha accolto uno dei motivi di ricorso delle aziende: tre ordinanze a gennaio 2021 mettono nero su bianco come sia indispensabile l’istruttoria per le aree fabbricabili in base a quattro criteri. Siccome l’istruttoria su quei parametri non c’è, si capisce come la base imponibile ai fini del calcolo dell’imposta come la esige il Comune, non sia congrua.
Sul tavolo c’è una delle querelle più infuocate, sia lato amministrazione, che aziende, che dibattito politico, nella quale un ruolo determinante oggi viene giocato dalla Tre Esse, l’esattore del Comune, che riscuote con aggio i balzelli (chiamiamoli così) di cittadini e imprese. Alle spalle ci sono 13 anni di contenziosi tra il Comune e il Consorzio del travertino, una disputa che ha affollato tribunali e commissioni tributarie. Quale è il nodo del contendere? La classificazione dei terreni e l’aliquota da pagare. Le imprese hanno versato sulla scorta di quanto stabilito da una delibera di giunta, ultima in ordine di tempo, e alla classificazione agricola dei terreni, il Palazzo fa riferimento a una delibera di consiglio comunale del 2007 che, per intendersi, equipara i terreni delle cave a quelli del Car. Cioè un valore di 54 euro a metro quadrato, che porterebbe a circa 23 milioni di euro in più da parte delle aziende, oltre a quanto già pagato. Nella saga di sentenze e della complessità tecnica del contenzioso, l’amministrazione cinque stelle più di recente ha affrontato la criticità della materia con un tavolo tecnico e la volontà di chiarire quale sia il valore di queste aree e le relative tariffe.
I parametri: si deve pagare in base all’effettiva capacità contributiva
Le ordinanze della Cassazione oggi dicono chiaro e tondo che per stabilire la base imponibile di un’area fabbricabile contano questi parametri (che sono quelli della normativa di riferimento): la zona territoriale di ubicazione, l’indice di edificabilità in base alla destinazione d’uso, gli oneri per eventuali adattamenti del terreno necessari alla costruzione.
Quindi nel caso delle cave, si tratta di un indice di edificabilità basso, visto che la destinazione d’uso del terreno è agricola e non commerciale come, ad esempio, quella dei terreni del Car, e sul fronte degli oneri si tratta di interventi di peso, dal punto di vista economico, si parla infatti dell’operazione di ritombamento. Ma quindi le ordinanze cosa potranno comportare? Che questi parametri dovranno essere affrontati dal Comune in un’istruttoria che potrebbe condurre a stabilire valori ancora più bassi di quelli ai quali attualmente fanno riferimento le imprese quando pagano l’Imu. D’altronde, come è scritto nelle ordinanze, questo tipo di disciplina mira a commisurare l’imposta all’effettiva capacità contributiva di chi è chiamato a versare il tributo: un conto è pagare su un’area che ha vincoli e oneri, un altro per un’area dove non ci sono. S’intende.
Le cartelle della Tre Esse in piena emergenza pandemia: altro caso
In tutto questo la Tre Esse ha inviato a dicembre 2020 avvisi di accertamento e ingiunzioni a sette aziende. Un’azione immediatamente contestata dalle imprese visto che in base a quanto stabilito dal Dpcm sono bloccate le emissioni delle cartelle. Meglio dire, chiaramente, sospese. Una disposizione che non riguarda solo l’Agenzia delle entrate ma anche le ingiunzioni fiscali e gli avvisi di accertamento emessi dalle società concessionarie degli enti pubblici territoriali. Non è una richiesta di posizione, attenzione, ma di sostanza: non solo non si sarebbe potuto fare, ma si è fatto anche male. In alcuni casi, come spiegano i legali delle aziende nella richiesta al Comune di annullare tutto in autotutela, ci sono importi da rettificare perché già parzialmente pagati, ingiunzioni di pagamento su imposte prescritte, avvisi di accertamento su somme che erano già state richieste.
Se questi sono gli aspetti squisitamente tecnici avanzati dal team legale delle aziende, ci sono poi i fattori politico sociali. Le cartelle arrivate alle aziende riguardano debiti tributari sui quali le imprese hanno avanzato una proposta di conciliazione al Comune, per poter definire un piano di rientro e rateazione. La fase poi sul piano economico è più che critica, a causa degli effetti drammatici della pandemia: le aziende del comparto estrattivo, per restare sul caso, sono già in grave crisi. In tutto questo, la Tre Esse, la società di Frosinone che da anni si occupa di riscuotere i tributi a Guidonia, guadagnando una percentuale di quello che incassa, ha deciso di procedere. A chi conviene?