Gli operai accalcati sotto le tende del bar per proteggersi dalla pioggia, la volante nella piazza grigia di Guidonia ombrata dalle nuvole, imprenditori del settore estrattivo, Unindustria e la delegazione del Comune di Tivoli nell’atrio, bloccati in portineria perché il sindaco Michel Barbet non si presenta all’incontro sulle cave. Momenti surreali tra volti attoniti in un pasticcio tutto in salsa cinque stelle. L’incontro del pomeriggio alle 16 è convocato dall’amministrazione sulle cave: il tema è spinoso e ci sono già fronti di fibrillazioni, visto che il Comune da una parte convoca tavoli e dall’altra produce atti ostili verso le aziende. Ma la volontà del confronto c’è e quindi il nuovo appuntamento, con tutti i soggetti interessati, incluso quindi il Comune di Tivoli, è atteso. Ma l’aria comincia a diventare frizzante già in mattinata quando scoppia il caso del sindacato. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil non sono stati invitati, quindi si preparano a presidiare con un gruppo di lavoratori la piazza per essere informati e ascoltati. Ma in tarda mattinata arriva alle sigle sindacali una pec del Comune con cui viene annullata una convocazione per la riunione di oggi che in realtà non avevano mai ricevuto. Così i lavoratori si presentano lo stesso in piazza, mentre le delegazioni delle aziende con il Centro per la valorizzazione del travertino romano, Unindustria e Tivoli con l’assessore Eleonora Cordoni all’ambiente e la consigliera delegata Maria Ioannilli puntuali sono al portone all’orario stabilito. Una volta lì l’amara sorpresa: il sindaco non c’è. L’unica comunicazione per annullare la convocazione è stata quella per sindacati (gli unici che non erano stati chiamati) e per conoscenza all’assessore all’ambiente Bergamo, e ai consiglieri Zarro e Cocchiarella, presidenti di commissione. Insomma, in un clima che tradiva un forte sconcerto, l’assessore Cordoni chiama al telefono Barbet. Il sindaco conferma: sono a Roma. Poi il cinque stelle chiama Filippo Lippiello, presidente del centro per la valorizzazione, afferma che l’intoppo è stato per un errore della segreteria. Domani partiranno nuove convocazioni per il 5 dicembre, meglio rompere le fila. Il risultato? Oltre alla plurima gaffe istituzionale, si allungano ancora i tempi.
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