Home Cronaca Cave Guidonia, il Comune compromette il tavolo regionale. I sindacati: “Si faranno carico dei licenziamenti”

Cave Guidonia, il Comune compromette il tavolo regionale. I sindacati: “Si faranno carico dei licenziamenti”

Cave Guidonia, il Comune compromette il tavolo regionale. I sindacati: “Si faranno carico dei licenziamenti”

Il Comune compromette il tavolo regionale sulle cave, l’accordo traballa, Guidonia è una polveriera, i sindacati vedono aziende chiudere e i licenziamenti a un soffio, “siamo pronti alla protesta”, gli industriali poi chiedono all’amministrazione cinque stelle azioni coerenti con gli impegni assunti. Perché anche se il governo di Michel Barbet ripete, “noi al tavolo ci siamo”, sta minando concretamente ogni ipotesi di accordo. La trattativa, tenuta dalla Regione, è stata sconfessata nei fatti con la revoca a ferragosto di un’autorizzazione a una azienda estrattiva. E questa mattina si è capito che il Comune non intende cambiare modo di agire: mandando in fumo quindi il cronoprogramma e le indicazioni condivise.

Il vertice romano. Nutrita la delegazione dell’amministrazione che ha visto partecipare oltre agli esponenti dell’esecutivo capitanati dal sindaco, anche due consiglieri comunali di maggioranza, Claudio Zarro e Alessandro Cocchiarella, il Comune di Tivoli, quindi Unindustria, il Centro per la valorizzazione del travertino romano, la Regione Lazio, la Fillea Cgil e la Feneal Uil. Un incontro difficile dopo il blitz di ferragosto con cui il Comune ha scavalcato proprio quel tavolo, creato per affrontare in maniera organica e complessiva il nodo del settore estrattivo a fronte delle criticità emerse nei mesi scorsi, la prima quella dei ritombamenti. Una riunione nella quale la Regione ha ribadito di essere a disposizione con risorse, uomini e idee per un rilancio del settore produttivo del travertino e il Comune, dal canto suo, però, non si è mosso di una virgola. La linea è questa: avanti con le verifiche e in caso di criticità con le revoche. Allora a cosa serve l’accordo di programma? Le reazioni non sono mancate, d’altronde l’amministrazione cinque stelle non rispettando l’iter previsto ha minato il tavolo. Ma se le aziende sono chiuse non ci sarà programma da mettere in atto. E questo sembra essere il punto, che ognuno dalla propria prospettiva, il Comune di Tivoli, gli industriali, le organizzazioni dei lavoratori, stanno denunciando. Eppure Guidonia fa muro. E adesso? Se non ci sarà un atto di indirizzo del Comune che recepirà le indicazioni del tavolo – e nessuno ne sembra convinto al momento – andrà tutto a monte. Cioè fine delle trattative, aziende in chiusura, licenziamenti. I primi entro pochi giorni.

La versione del Comune. E’ il primo pomeriggio quando inizia il tam tam di telefonate sugli esiti del vertice, il vicesindaco Davide Russo si appella alla necessità di una tesi corale, e di un passaggio anche con gli uffici. Dopo un’ora esce così la nota ufficiale dell’amministrazione che sembra non dare conto di niente di quanto accaduto: “Si è riunito oggi in Regione Lazio il tavolo regionale di lavoro sul comparto estrattivo alla presenza degli enti locali, i sindacati dei lavoratori e dei rappresentanti delle imprese. Le parti hanno convenuto sulla necessità di proseguire nella realizzazione dell’accordo di programma che segnerà il futuro di tutto il bacino delle cave. L’impegno sarà quello di aggiornare periodicamente il cronoprogramma concordato e portare avanti i rispettivi impegni nella produzione di proposte costruttive per garantire un futuro al settore nel pieno rispetto delle norme ambientali e della necessità dello sviluppo. Dietro spinta dell’amministrazione comunale, e per la prima volta, gli enti locali stanno mettendo un grande impegno per risolvere questioni amministrative mai affrontate negli anni e che hanno causato la crisi del settore, mettendo a rischio il territorio e tanti posti di lavoro”. Che vuol dire? Il Comune quindi rinuncia alle impugnative della Via? Annulla i pre dinieghi alle aziende? Rilascia le proroghe e i rinnovi? Annulla in autotutela le revoche? E’ chiaro come la risposta a ognuna di queste domande sia no.

“Serve coerenza”. Chiara la posizione di Unindustria, il Comune mantenga gli impegni assunti, dice il vice direttore Marcello Bertoni: “Abbiamo partecipato al tavolo, dalla Regione c’è un’azione molto importante con la proposta di un accordo di programma. Ci aspettiamo dal Comune azioni coerenti perché ci sono progetti e iniziative che le aziende hanno interesse a portare avanti, interesse che ha anche il Comune di Guidonia. Ma chiudere le cave – conclude Bertoni – mal si concilia con investimenti e progetti di sviluppo”.

“E’ andata male”. Non ha dubbi sulle conclusioni del vertice Claudio Coltella, della Fillea Cgil, il quadro è pessimo. “Al di là dei proclami dell’amministrazione sull’accordo di programma per una nuova gestione, che noi chiediamo non da oggi, di fatto il Comune nei confronti delle aziende è totalmente intransigente. E questo a prescindere dall’accordo. Andranno avanti con le verifiche e dove trovano irregolarità in base alla loro interpretazione della norma agiranno di conseguenza e noi ci ritroviamo con le aziende chiuse. A parole continuano a dire di volere il cambiamento, ma cosa cambiamo se le aziende saranno chiuse? Allora stiamo tutti perdendo tempo. Restiamo con la speranza che il Comune individui il percorso che non faccia chiudere le aziende, altrimenti – dice il sindacalista – non resta altra strada che lo sciopero contro chi sta togliendo all’azienda le condizioni di lavorare”. E non è una soluzione neanche per l’ambiente, “vuol dire lasciare il territorio abbandonato”.

Inizia dai numeri Remo Vernile della Feneal Uil. I numeri che sono persone, uomini, lavoratori. “Da qui a una settimana ci aspettiamo dai 40 ai 60 licenziamenti, non è ancora certo ma io credo che la procedura di licenziamento sarà avviata, viste le condizioni. La politica di Guidonia continua a giocare. C’era un’ipotesi di accordo, delle scadenze, e invece la fuga in avanti del Comune ha creato allarme tra i lavoratori e le imprese. E tutto questo quando c’è un tavolo aperto. E’ la prima volta che accade una cosa del genere – dice Vernile – mandare una revoca il 13 agosto e poi presentarsi al tavolo di oggi sostenendo che nulla è cambiato per l’accordo, chiedendo addirittura di anticipare i tempi. Incredibile, la situazione è senza dubbio molto delicata ma si è andati a minare le fondamenta del tavolo regionale. Dei licenziamenti dovrà farsene carico il Comune perché qui si sta mettendo la parola fine al posto fisso, al lavoro. Non so – conclude il sindacalista – se c’è la volontà ancora di trovare una soluzione, ma trattare così diventa difficile. A questo punto la risposta sindacale è scontata: protesta”.
Gea Petrini

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