di Gea Petrini
La guerra dell’acqua a Guidonia Montecelio è diventata guerra alle cave in una fusione perfetta tra la volontà politica di pochi e gli interessi di uno, il ragioniere Bartolomeo Terranova, patron delle Terme e dell’edilizia. Da più di un anno l’amministrazione cinque stelle sta mettendo in campo una serie di azioni motivate all’esterno come una crociata per il bene del territorio nonostante abbiano incontrato bocciature sul piano legale e politico, generando un pesante caos sociale. Il culmine c’è stato a settembre quando gli operai presidiavano la piazza e la maggioranza era costretta a scappare dal Palazzo di notte scortata dalla polizia. Ma al di là delle singole fasi è chiaro l’indirizzo politico. I cinque stelle di Michel Barbet e Davide Russo, che di fatto è il sindaco ombra avendo scelto anche l’ultimo assessore all’ambiente nominata nel post Tiziana Guida, chi governa, insomma, non vede alcun tipo di prospettiva per il settore estrattivo che sia compatibile con Guidonia. L’ennesima prova della tesi, dopo la burrasca estiva placata solo dall’intervento regionale, le osservazioni prodotte proprio dal Comune alle linee strategiche in corso di approvazione alla Pisana. In un futuro chissà quanto lontano meglio alberghi e palazzi piuttosto che le “buche” e i “sassi” come i pentastellati dell’ambientalista Alessandro Cocchiarella hanno definito più volte la pietra che ha reso preziosi e unici luoghi in tutto il mondo. Ci sarà presto un consiglio straordinario a Guidonia su questo, voluto e promosso dall’opposizione da destra a sinistra. Nelle stanze del vertice, dove i gruppi interni al movimento ormai sono iper organizzati, la linea quindi non è certo interpretabile. Il Comune cioè sceglie di dare battaglia agli imprenditori accusati di una serie di mancanze, senza porsi non solo il tema dell’economia produttiva di questa area, ma delle prospettive di circa 2mila lavoratori.
I nuovi controlli e il clima sempre più ostile da parte dei 5S
Il Comune si muove a colpi di iniziative dai contorni sempre più opachi. L’ultima in ordine di tempo, è l’avvio di una fase di controlli straordinari in venti aziende del travertino. Più precisi ancora: con una nota inviata il 12 marzo gli uffici hanno annunciato alle imprese una serie di sopralluoghi tecnici da lì a due giorni. Una modalità anomala da ogni punto di vista. Intanto il Comune non chiarisce le ragioni di quelle verifiche, intima di rendere disponibili le aree di cava ma il perché non viene spiegato. Non si circostanzia sul piano legale (e quindi effettivo) in quale contesto stiano avvenendo questi controlli, fermo restando che il Comune li sta avviando a ridosso dell’approvazione in Regione delle linee strategiche per il settore estrattivo. A ridosso, è vero, ma prima della deliberazione di Giunta regionale che il gruppo cinque stelle in Regione (che ha visto bocciare nelle commissioni la maggior parte dei propri emendamenti al testo) ha attaccato in ogni modo. Su questi controlli come simbolo di una stagione fortemente critica per il settore e i lavoratori, si sono espressi i sindacati nel giorno dello sciopero generale degli edili, venerdì scorso. Viene vissuto come un ulteriore atto ostile da parte dell’amministrazione.
Il conflitto d’interessi che porta a Terranova
Se la volontà politica è un dato dal quale quindi non si può più prescindere, ci sono altri aspetti da considerare. Intanto il ruolo dei vertici burocratici. Paola Piseddu è stata in questo anno, prima che fosse lasciata solamente al settore ambiente, l’ariete dello scontro tra il Palazzo e il distretto industriale. Quanto per propria volontà o anche per comodo beneficio della maggioranza che più volte si è nascosta dietro i diktat dell’architetto, non è dato sapere, fatto sta che poco cambia pensando agli effetti. Adesso la partita bollente dei rapporti con le cave è nelle mani del dirigente Domenico Nardi, ex cultura e sociale, messo a capo delle attività produttive, stretto tra la funzionaria del settore e la Paola Piseddu dall’ambiente. Che sia un lapsus o meno anche le carte lo dicono: in un recente atto recapitato a una delle aziende del travertino, firmato da Nardi e dalla funzionaria, nel capoverso finale si chiede di fare riferimento “alla responsabile del procedimento, Paola Piseddu”. L’architetto prima delle cave, era all’urbanistica. Le ragioni di quel cambio di stanza sono state oggetto di rumors, ma è stato il sindaco a chiarirle in consiglio comunale. L’incompatibilità – autodichiarata dalla diretta interessata – tra la Piseddu e un procedimento incardinato nel settore. Una variante urbanistica di una società che vedeva come tecnico la sorella. Il fascicolo della Nuova Guidonia srl cioè che è della galassia Bartolomeo Terranova per realizzare una piattaforma refrigerata in zona da agricola a industriale. Fatto sta che quel conflitto d’interessi per i rapporti con la sorella a sua volta legata professionalmente al noto imprenditore, ha condotto la Piseddu alle cave, un settore al quale Terranova guarda storicamente con molto interesse.
Terranova e le richieste ottenute in tempi flash dal Comune
Ne ha già dato prova in passato, impugnando a più riprese, sotto Eligio Rubeis, le proroghe alle attività estrattive: è la guerra dell’acqua (che inizia molti anni fa), Terme contro cave, finita in tribunale, vinta in gran parte dalle aziende estrattive in sede di Tar. Una guerra che non è finita, visto che il 12 novembre del 2018, la società Acque Albule spa, titolare della concessione all’utilizzo delle acque sulfuree e termali, per firma dell’amministratore delegato Bartolomeo Terranova fa richiesta di accesso agli atti al Comune. Terranova vuole tutte le carte relative alle autorizzazioni alle attività estrattive ricadenti anche solo parzialmente nell’area di concessione delle acque: autorizzazioni, determine regionali, proroghe, rinnovi, convenzioni e garanzie fidejussorie. Tutto. Lo scopo è sempre lo stesso, mettere in discussione le proroghe. Perché richiedere le stesse carte? Cosa è accaduto a novembre al Comune? E’ stato consegnato lo studio dell’Università delle Marche, utilizzato dall’amministrazione – non senza polemiche e punti grigi – nella battaglia al settore. Tra le vecchie impugnazioni, intanto, ce ne era una su cui vigeva la sospensiva: sempre in questi mesi si sblocca e viene messa in discussione al Consiglio di Stato. Tant’è che la richiesta di accesso agli atti, inoltrata alle attività produttive, sull’onda di uno zelo burocratico, ottiene il via libera in tempi rapidi, a febbraio, in tre mesi.
Come in fisica anche a Guidonia “nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma”
Terranova è un nome conosciuto, un big dell’imprenditoria da sempre accreditato nei Palazzi. A Tivoli ha coltivato per anni ottimi rapporti con l’ex sindaco Marco Vincenzi, piddino, oggi consigliere regionale, un vero pezzo grosso del partito democratico, una sintonia tra loro in odor termale di cui si è narrato negli anni. Negli ambienti della politica dire Vincenzi equivaleva pensare a Terranova. La scorsa estate quando nel consiglio comunale di Tivoli si discuteva del futuro delle Terme, con la proroga della subconcessione della risorsa termale alla società Acque Albule fino al 2031, e sullo sfondo sempre l’irrisolta questione della riacquisizione totale in mano pubblica (oggi il Comune ha il 60% delle azioni) per una successiva privatizzazione totale, negli ambienti circolavano indiscrezioni sui rapporti molto tesi tra l’ex imperatore di Tivoli Vincenzi e il patron dell’acqua e dell’edilizia. Fasi, sia chiaro, nulla di più. Ma la forza dell’imprenditore nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, ha trovato ampio e riconosciuto spazio anche a Guidonia. Negli anni di Eligio Rubeis era di casa nel Palazzo. “Oggi c’era Terranova in Comune” suonava spesso nel bollettino quotidiano, in quelle indiscrezioni, tra le liti di maggioranza e le uscite di qualche consigliere. A volte Terranova faceva anche la fila per parlare col primo cittadino, c’è chi ricorda sbattesse i pugni sul tavolo nei momenti critici, tempi che sembrano lontani ma che non lo sono così tanto.
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