Riceviamo e pubblichiamo la lettera del sindaco di Guidonia Montecelio, Michel Barbet, inviata a questo giornale sullo scottante tema delle cave. Nella lettera, a pochi giorni dall’incontro urgente convocato dalla Regione a seguito della revoca per mano del Comune di una concessione a un’attività estrattiva, la prima di una serie che verrà, il sindaco torna nel merito dello scontro in atto. Lo fa essenzialmente ribadendo con convinzione le ragioni dell’azione della dirigente Paola Piseddu con cui il Comune ha di fatto scavalcato la Regione e i suoi stessi controllori. Per chiarezza di informazione, a esclusivo beneficio di chi legge, risponderemo punto per punto.
“Gentile Direttore,
Le scrivo questa lettera in merito alla lunga serie di articoli usciti nei giorni scorsi sul tema dell’annosa situazione delle cave che, come saprà benissimo, preoccupa me e la mia amministrazione sin dal nostro insediamento. Ho potuto leggere che ha raccolto testimonianze e posizioni di tutto l’universo politico locale, regionale e nazionale, ma, per sua scelta, ha preferito non chiedere nulla a me, come diretto interessato, o ai miei assessori e uffici comunali. Non sono qui a giudicare scelte assolutamente legittime, per carità, ma reputo di dover dare il mio contributo a beneficio dei lettori del suo giornale.
Mi riferisco in particolare al suo articolo “Guidonia, le bugie di Barbet sulle cave. Quello che il concilio 5S non dice: 20 aziende messe sul baratro e licenziamenti in vista”. Dare del “bugiardo” al Sindaco con nonchalance sicuramente è di grande effetto ma posso assicurarle che nei miei 60 anni appena compiuti, non ho mai affermato alcuna falsità, e Lei avrebbe dovuto informarsi come sono realmente i fatti prima di scrivere le parole “le bugie di Barbet”. Per questo, e per rispetto dei lavoratori, che vedono il proprio posto di lavoro a rischio, tengo particolarmente a ripercorrere le motivazioni per le quali un’Amministrazione seria e attenta come la mia è dovuta arrivare ad un provvedimento duro e difficile come la revoca di una concessione.
L’autorizzazione all’apertura di una cava viene rilasciata dietro la presentazione di un progetto di scavo e di contemporaneo ripristino, per evitare che i crateri rimangano così per anni e anni, portando una devastazione ambientale della quale il nostro territorio è purtroppo testimone. Quando la concessione termina, la legge consente di dare delle proroghe all’autorizzazione iniziale “solo al fine di consentire il completamento del piano di coltivazione e di recupero ambientale”, ed è compito dell’Amministrazione comunale e di quella regionale eseguire dei controlli affinché tutto avvenga come nel progetto autorizzato. Le verifiche sono iniziate, e hanno evidenziato situazioni di piena conformità in alcune cave, che, infatti, non avranno nessun problema nel proseguire l’attività, e la non conformità in altre al progetto autorizzato, cosa che ha portato ai cosiddetti “pre-dinieghi”, un avvertimento da parte dell’Amministrazione a mettersi in regola o perlomeno a garantirlo, con un progetto credibile ed attuabile. Cosa che non è accaduta in occasione della revoca della concessione della quale tanto si è parlato.
Nelle stesse situazioni di probabile inadempienza, come lei ricordava nell’articolo, ci sono molte altre imprese, abituate forse ad amministrazioni molto più morbide e permissive e, mi consenta, in contrasto con la legge. Anche per tutte queste imprese c’è la possibilità di evitare il ritiro della concessione e di correre ai ripari e salvaguardare il proprio lavoro, quello degli operai e di tutto l’indotto. Qualora questo non dovesse accadere e, avvalendosi nuovamente della pressione sociale del ricatto occupazionale, le imprese preferissero scegliere ancora di non investire in progetti veri, che possano garantire lavoro, occupazione e futuro al bacino del travertino, di chi sarà la colpa? Delle imprese che non vogliono conformarsi alla norma o di un Sindaco che non dice bugie, ma vuole far rispettare finalmente la legge? Una legge che se fosse stata rispettata negli scorsi decenni non avrebbe mai portato a questa crisi, che vede gli operai come strumento di pressione da parte di chi ha tratto solo un gran beneficio da tutto questo e, soprattutto, non avremmo un cratere immenso a devastare il nostro territorio.
Le assicuro e soprattutto voglio rassicurare operai e cittadini, che la stella polare della mia Amministrazione è quella della salvaguardia e dell’incremento dell’occupazione, ma grazie al continuo confronto con il territorio e delle potenzialità che da sempre esprime, nel pieno rispetto delle regole e della tutela dell’ambiente e di tutta la comunità. Ed è per questo che il Comune e la Regione stanno lavorando ad un “Accordo di Programma” finalizzato allo sviluppo e recupero dell’intera area. Nel frattempo tutte le imprese che vogliono mettersi in regola sono invitate a presentare progetti attuabili ai sensi dell’art. 11 della L. 241/90 per Accordi integrativi o sostitutivi del provvedimento. Nel rendermi nuovamente disponibile a qualunque confronto che possa contribuire ad una corretta e necessaria informazione, la saluto cordialmente”.
Michel Barbet
Sindaco di Guidonia Montecelio
A Guidonia Montecelio in tema cave, siamo di fronte a una storia già vista: la costituzione di un tavolo comunale, soluzioni a portata di mano, poi di colpo l’impugnazione delle pronunce positive della valutazione d’impatto ambientale. E così si costituisce il tavolo regionale: la via d’uscita c’è, viene individuata attraverso l’applicazione dell’articolo 11 della 241 e delle verifiche ai sensi dell’articolo 16 della legge regionale e poi che accade? Di colpo le revoche. Nel pieno delle verifiche in corso, il Comune non aspetta, passa sopra la Regione e accelera creando un allarme sempre più forte. Questo è successo il 13 agosto quando è scoppiato, a un soffio da ferragosto, il putiferio della chiusura. La politica si è agitata a più non posso, ma l’allarme vero è tra i lavoratori, questa strada condurrà ai licenziamenti e alla chiusura delle aziende. Un contesto pesante nel quale però l’amministrazione cinque stelle continua ad agire nella mancanza di chiarezza, diffondendo informazioni prima sbagliate e poi distorte. Il sindaco mi scrive, vediamo insieme.
Il primo tema che pone è quello del pluralismo, piano che mi è molto caro. Il problema del sindaco sono gli articoli usciti a ridosso di ferragosto e la presunta mancanza di spazio alle voci di governo. Sono costretta a ricordare a Barbet che la sua linea esposta in una nota stampa è stata riportata in un articolo che oggi però, lo stesso Barbet, contesta. Un pezzo nel quale, come imposto dalla professione, ho smentito alcuni fatti non veri riportati dal sindaco. Bisogna abituarsi a un contesto di normalità democratica. La forza di governo decide, l’opposizione vigila, la stampa sta lì come un assillo per capire che succede. Un giornale non deve solo registrare le tesi contrapposte tra le parti ma ha il dovere, quando si tratta di fatti chiaramente e non di opinioni, di verificare e fornire una versione il più possibile attinente alla realtà. Da questo è nato il titolo sulle “bugie del sindaco”. E così si passa al merito. Per completezza, a proposito di pluralismo, il vicesindaco Davide Russo, contattato, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Dicevamo del merito. Il sindaco ricostruisce come in generale funziona il meccanismo delle concessioni alle aziende estrattive, fino all’attualità. Ci sono cioè più di 10 imprese a cui sono stati inviati avvisi di dinieghi alla prosecuzione dell’attività. E’ per questo che, come scrivevo all’inizio, si è scatenata da mesi una bufera, che sembrava aver preso, con il tavolo regionale, la via della pace in grado di garantire il rispetto delle regole, i lavoratori e le imprese. Fino a quando, il 13 agosto, il Comune non è passato dagli avvisi alla revoca, per una di quelle aziende. Nel primo comunicato, il sindaco spiegava la ragione, cioè che l’impresa non ha presentato il progetto migliorativo del piano di recupero previsto dalla legge. Eppure non è così, ci sono le carte che – come si usa dire – cantano. Così Barbet oggi nella lettera cambia versione, ammette cioè che il progetto è stato presentato ma che non è “credibile e attuabile”. Due conseguenze, non aver detto il vero in prima battuta. E per un sindaco appare già troppo, che succede nel Palazzo? Al sindaco vengono fornite informazioni sbagliate o il governo della terza città del Lazio gioca su un piano di manipolazione della realtà? La seconda, non è l’amministrazione in maniera unilaterale, quando c’è un tavolo in piedi che include le parti sociali, a poter in fretta e furia valutare un progetto. Lo stesso progetto che durante un vertice in Comune, d’altronde, alla presenza dei sindacati, Barbet aveva ritenuto buono, tanto da invitare l’azienda in questione a presentarlo formalmente. Come poi è avvenuto. Qualcosa quindi davvero non va. Tre aziende sono state convocate dal sindaco per discutere sulle proposte migliorative del piano di recupero, solo una le ha presentate e solo a quella azienda è stata revocata l’autorizzazione. Il tutto quando sono ancora in corso le verifiche. Perché? Viene da porsi qualche domanda. Cosa si sta muovendo a Guidonia? Quali volontà si stanno perseguendo? Perché scegliere il colpo di mano, il blitz di ferragosto quando insieme alla Regione si può trovare una strada condivisa? Domande alle quali il sindaco dovrebbe rispondere. E andiamo avanti.
Barbet si rivolge alle altre imprese che rischiano di fare la stessa fine se – dice – non “correranno ai ripari” con progetti “credibili”. Altrimenti cioè saranno altri niet. Altre revoche, chiusure e licenziamenti. E assicura però nello stesso tempo i lavoratori di voler incrementare l’occupazione. Non si capisce come. Se le premesse delle valutazioni dei progetti sono quelle che hanno portato al 13 agosto, senza tenere conto delle parti sociali e del tavolo regionale, il sindaco e l’amministrazione cinque stelle dovranno assumersi la responsabilità di causare la fine di un intero comparto produttivo. Quello che si sta sottovalutando, fuori dal Palazzo, è che la chiusura delle cave appare ormai una intenzione precisa di questo governo, come da programma elettorale. Ci sono spinte interne, seppur non unanimi, ma maggioritarie in casa cinque stelle, dove si sognano alberghi al posto delle cave, in salsa portoghese, e la versione che circola è: tanto i lavoratori si possono convertire ad altro no?
Il direttore
Gea Petrini
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