A guardare i numeri della tabella relativa allo studio di Unioncamere, le iscrizioni delle nuove imprese sono diminuite del 17,2% e le cessazioni hanno fatto segnare un calo del 16,4%. La demografia delle imprese è una fotografia statistica che racconta quante aziende nascono e quante si cancellano in un determinato arco temporale, appunto un anno, in Italia. Con la situazione drammatica indotta dalla pandemia, c’è una grande attenzione nella lettura dei dati. Si capisce il perché, diversi i settori in sofferenza, tanti i timori per i prossimi mesi. C’è una forte contrazione dei flussi di iscrizioni e cancellazioni delle imprese in un rallentamento delle attività in diversi settori economici. Quelle emerge, insomma, dalle statistiche è che l’incertezza della pandemia porta a conseguenze che sono ancora tutte da calcolare.
Secondo i dati Unioncamere/Infocamere, le imprese nate nel 2020 sono state 292.308. A fronte di queste, nello stesso periodo hanno definitivamente chiuso i battenti 272.992 attività. Rispetto agli effetti provocati dall’emergenza covid però questi dati ancora non sono sufficienti per capire quali conseguenze reali ci siano state. Lo spiegano proprio da Unioncamere: servono i dati del primo trimestre del 2021, quando solitamente si concentrano cioè le comunicazioni sulle nuove cancellazioni. “In questo periodo che si attendono le maggiori ripercussioni della crisi dovuta alla pandemia”.
Per quanto riguarda le regioni, il Lazio è la prima regione d’Italia per aumento del numero di imprese: 32.277 quelle nate, 25.476 quelle cessate, il saldo del 2020 quindi è di 6.801 pari a un tasso di crescita dell’1,03%. Il più alto d’Italia. Da questo punto si partirà per valutare l’impatto della pandemia con i numeri del nuovo trimestre, intanto Nicola Zingaretti ha sottolineato il segnale positivo: “Gli imprenditori stanno combattendo con grande coraggio e il ruolo delle Istituzioni, in questa fase più che mai, deve essere quello di sostenere lo sforzo delle imprese con ogni mezzo disponibile”.
Per quanto riguarda il numero di imprese divise tra i principali settori di attività economica hanno il segno meno nel saldo di fine anno e relativa variazione percentuale principalmente in questi settori: agricoltura, silvicoltura e pesca (-0,57%), estrazione di minerali da cave e miniere (-1,05%), attività manifatturiere (-0,72%), commercio (-0,29%).
E la domanda di lavoro?
Tra gennaio e marzo costruzioni e digitale sosterranno la domanda di lavoro. Le imprese soffrono l’incertezza delle prospettive, non solo cioè l’effetto delle misure improvvise e a volte altalenanti. Una conseguenza quindi è una frenata del programma di assunzioni. In numeri? A gennaio 2021 l’Italia segna -25% rispetto al 2019, 346mila contratti di lavoro, tendenza al ribasso confermata anche per il trimestre gennaio-marzo (-23% le entrate previste rispetto al primo trimestre 2020) ma non per tutti i settori economici. Primi segnali di crescita si vedono per le costruzioni (+2,6% nel mese e +13,3% nel trimestre) e per i servizi informatici e delle telecomunicazioni (+4,0% nel trimestre). Una flessione delle assunzioni che interessa tutti i settori ma che colpisce alcuni in particolare: alloggio e ristorazione con un allarmante -52,2%