Prende lucciole per lanterne, il preside Eusebio Ciccotti intervenuto nel dibattito politico di Guidonia richiamando a una maggiore sobrietà dei toni dopo gli scontri in consiglio comunale. Proprio la capogruppo di FdI, Giovanna Ammaturo, è stata chiamata in causa per il duello con Loredana Terzulli, la ex cinque stelle tornata in maggioranza come presidente del consiglio comunale. La replica di Ammaturo non si fa attendere.
“Le considerazioni espresse dal Dirigente scolastico Eusebio Ciccotti dopo il consiglio comunale di Guidonia Montecelio, ed anche in precedenza, dal titolo : “Guidonia verso il suicidio politico, è guerra di tutti contro tutti”, non rappresentano che una visione personale fin troppo ingenua. Una provocazione con l’acrimonia di dettare regole e tenere in ostaggio la Città essendo ultra garantito.
Personalmente ritengo ultroneo considerare che in politica non esiste il “rimprovero, litigare, suicidio o accapigliarsi” come scrive il preside nella sua nota ma esiste una dialettica. La peculiarità della dialettica politica non sono soltanto sofismi sofisticati per oratori ed uditori dall’udito fine, ma l’eccentricità dei suoi termini, al contrario della petulante e ingenua dialettica hegeliana, nella quale le parzialità antitetiche venivano comprese in una sintesi tendente all’onnicomprensivo. La dialettica politica è l’unica forma di dialettica nella quale i termini si scoprono assoluti non nel superamento della parzialità, ma nella parzialità stessa: una sorte di arciere machiavellico. Come dirigente scolastico immagino che il dottor Ciccotti sia abituato ai nuovi contesti e linguaggi mediali sui social web ampiamente riconosciuti come il luogo privilegiato di osservazione delle dinamiche sociocomunicative emergenti dove scrivere e concettualizzare troppe volte è eufemismo. Trovo viepiù pleonastico il riferimento al filosofo Mounier tra i più importanti fautori del pensiero del Personalismo, in quanto sono convinta che il politico è tutt’altro, anzi è orientato a mettere in pratica al di sopra delle ideologie e svolge un ruolo preciso contrapponendosi a tutto ciò che è di ostacolo al raggiungimento degli obiettivi. La distanza tra i nostri due linguaggi è, ovviamente, incolmabile. Ci sono dei punti di incontro: esprimersi in maniera semplice: ma se il preside ne vede la radice della violenza, nella mia dialettica si mostra che tale radice è la negazione dell’essere. Tutto vorrei ma in una dialettica politica sarebbe irresponsabile essere ostaggio dell’etica, della critica filosofica o dell’altro.
Nel caso specifico, si sta argomentando sul consiglio comunale del 16 luglio scorso, in cui il sindaco Barbet M5S e la parte politica ancora non implosa ha trovato in una ex pentastellata, fuoriuscita da sei mesi enunciando montagne di inefficienze, la ciambella di salvataggio, con l’incarico di presidente del consiglio per restare attaccati alla poltrona. Pur avendo partecipato fino a poche ore prima agli incontri e firmato la richiesta di dimissioni. Con il definitivo scioglimento dell’amministrazione la Città sarebbe andata alle elezioni a settembre con buona pace per tutti. Questo episodio è già storia scritta della Città dell’Aria diversamente dal filosofo lituano Emmanuel Lévinas he era distante dalla centralità dell’interrogativo circa l’essere che manterrebbe la propria baldanza sino alla morte o che la “conquista dell’essere da parte dell’uomo attraverso la storia”. Ma la politica non è filosofia: è, sì, visione futura, ma ha l’obbligo di fatti e concretezze che questa giunta penta stellata in 3 anni con supponenza e temerarietà non ha saputo affrontare nulla.
Qui sono in ballo gli interessi e le necessità di centomila residenti e migliaia di famiglie che non possono vivere sempre in stato di disagio, stenti o di stipendio pubblico. Basti pensare al ritardo con cui sono stati affrontati i progetti per la scuola con fondi europei per la sicurezza anti Covid -19 presentati a luglio, con un mese di ritardo, nonostante il bando fosse aperto da aprile. È impossibile con questa amministrazione Barbet conoscere le coperture assicurative degli alunni.
Mille sono stati gli input riferiti al sindaco in Aula, nelle commissioni ed altro. La responsabilità è stata chiesta dal sindaco alle opposizioni solo per restare attaccati alle sedie. Disconosco se i pensieri espressi dal preside siano propedeutici al suo ingresso in politica ma per quanto ha scritto lo invito a rispolverare la Costituzione e leggerla ancora una volta anche , agli studenti: soprattutto in quegli articoli sui diritti e doveri dei cittadini. La scuola è uno dei pilastri per la formazione dei cittadini e l’educazione civica ne è materia. Il traballante orientamento riferito dal dirigente potrebbe inficiare la percezione di una giovane vita agli albori di un tempo futuro in cui passerà la maggior parte della sua vita. Qui nessuno è epicureo ma tutti ci facciamo in quattro per quadrare i conti e non si può permettere ad alcuno di vivere di appannaggi per cariche pubbliche senza che faccia il proprio dovere. Altrimenti perché dovrebbe esistere la parola meritocrazia dopo il libero arbitrio?”.
Giovanna Ammaturo