Una settimana di fuoco da Guidonia Montecelio a Bronte, 792 chilometri di segreti, ultimatum, pretesti. Davide Russo, vicesindaco nella terza città del Lazio, ha un doppio incarico: è consigliere comunale in Sicilia da aprile. Il terreno scivoloso non è l’incompatibilità “che non c’è” ma l’omissione con parte della sua stessa maggioranza. Mercoledì si è toccato l’apice nel direttorio pentastellato, il presidente Angelo Mortellaro ha detto o lui o me, la consigliera Laura Santoni ha bocciato i modi di Russo e dello stesso sindaco, sì perché Michel Barbet sapeva, e con loro un altro paio di consiglieri hanno dato del filo da torcere. Tra questi Claudio Zarro che in base ai rumors sarebbe scontento dei risultati prodotti da Russo nel settore Commercio, tanto da ambire ad avere lui la delega da consigliere. Così nel mare delle indiscrezioni è Russo a fare chiarezza. “Tra i due incarichi non c’è alcuna incompatibilità, infatti come previsto dal segretario comunale di Bronte ho prodotto le mie osservazioni che sono state poi votate e accolte dal consiglio comunale”. Quattro pagine con richiami di legge e sentenze del Consiglio di Stato. C’è però da tenere in considerazione anche il rispetto delle regole interne del movimento. I vertici del movimento erano informati e non c’è stata alcuna violazione assicura il vicesindaco: “L’articolo 3 del nostro codice etico è chiaro, si vieta di cumulare incarichi elettivi, e non è il mio caso avendo io a Guidonia un ruolo tecnico in Giunta, di nomina diretta del sindaco”. L’attività a Bronte tra l’altro non comporta alcuna spesa pubblica, “ho rinunciato ai gettoni che devolvo al sociale e chiaramente non prendo rimborsi da Guidonia, dove non uso la macchina del Comune e ricevo solo l’indennità da assessore”. Se gli aspetti formali sono chiari, quelli politici hanno fatto ballare le sedie. Eppure Russo fa intendere di non capire il clamore del “Russo Gate” visto che “la maggior parte dei consiglieri cinque stelle era informato dell’incarico, d’altronde non ho nulla da nascondere, anzi”. A vedere la reazione durissima di Angelo Mortellaro, non è proprio così serena la situazione. Il presidente nella riunione si è dichiarato pronto a fondare il gruppo misto senza il passo indietro di Russo. “Non sono e non ero obbligato a comunicare al presidente del consiglio il mio incarico in Sicilia perché non c’è alcuna incompatibilità, l’ho comunicato per correttezza politica a chi mi ha nominato cioè al sindaco Barbet e da subito”. Tanto che in undici mercoledì sera alzano la mano per confermarlo al suo posto a Guidonia. Quindi tutto risolto? Non è così. Il caso Bronte non è che la punta di un iceberg diventato gigantesco nelle ultime quarantotto ore. Tanto che c’è chi è pronto a assicurare che la vicenda siciliana non sia che un pretesto per far divampare un incendio ben più pericoloso. Cioè la resa dei conti interna. Il vicesindaco Russo è infatti in pieno scontro con un gruppo di consiglieri. Conflitti che una volta per un motivo una volta per un altro sedimentano poi su profondi malesseri politici e che sono diventati aspri all’ennesima potenza. C’è una totale mancanza di fiducia reciproca. Un recinto insidioso al massimo, tanto che il sindaco Michel Barbet non saprebbe più dove mettere le mani. La convivenza tra l’assessore e i consiglieri gli appare ormai impossibile. Il primo cittadino che certo è di carattere un moderato e punta sempre a mediare, si troverebbe di fronte a una strada obbligata per mantenere saldo il timone, mandare via Russo. Una previsione quasi incredibile per chi conosce l’amministrazione di Guidonia, Russo ne è stato il simbolo dal primo giorno, anzi dicono i bene informati, sia stato mandato dai vertici del movimento come un “commissario interno”. Insomma, il peso della revoca dell’incarico c’è ma i rapporti sono ormai così deteriorati che il sindaco sembra non avere altre opzioni, visto che il vice poi dal canto suo non ha alcuna intenzione di dimettersi.
Parentesi quadra è a cura di Gea Petrini
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