Home Cronaca Alessandro Gaetano: “Viviamo per la musica”

Alessandro Gaetano: “Viviamo per la musica”

Alessandro Gaetano: “Viviamo per la musica”

Intervista a Alessandro Gaetano, artista, raffinato musicista, fotografo, dj, autore, compositore, figlio dell’unica sorella di Rino Gaetano, Anna, e nipote del grande cantautore indimenticato.  Una delle voci e leader della Rino Gaetano Band Official, creatore, organizzatore e ideatore, insieme alla mamma Anna Gaetano, del Rino Gaetano Day, il bellissimo progetto di portare avanti la memoria, l’arte e i ricordi dell’indimenticabile cantautore calabrese, vissuto a Roma nel quartiere Nomentano-Montesacro, scomparso il 2 giugno 1981. 

Inevitabile iniziare dall’emergenza Coronavirus: come stai gestendo l’emergenza da casa? Come passi le giornate? Stai lavorando a qualche nuovo progetto?

Seguo i notiziari e i bollettini e incrocio le dita ogni giorno affinché la curva dei guariti possa impennarsi il prima possibile. Trascorro le giornate in famiglia, abbiamo la fortuna di stare insieme. È importante dare un senso a queste giornate durissime che apparentemente senso non ne hanno. Ho ricatalogato materiale musicale, fotografico, ecc. La notte suono e compongo. Sono un collezionista di film d’autore: Bergman, Truffaut, Godard, Olmi, Germi, Bene, Antonioni, Kieslowski, Carnè, Cassavetes, Polanski, Visconti, Fassbinder e molti altri che sto guardando di tanto in tanto. Stessa cosa per i dischi di band new wave, dagli anni 80’ ai tempi più recenti

Parliamo della Rino Gaetano Band, di cui sei una delle voci, oltre che leader, e del Rino Gaetano Day, del quale sei organizzatore e creatore insieme a tua mamma, Anna Gaetano; purtroppo tutti i tour e gli eventi musicali, artistici e culturali sono stati annullati a data da destinarsi: persi più di 75mila eventi: una tua riflessione su questo. Inoltre, il Rino Gaetano Day previsto per il consueto 2 giugno, per ricordare l’amatissimo e indimenticato Rino Gaetano, tuo zio e fratello di Anna; esiste un piano B per ricordarlo, quest’anno, e omaggiarlo, in epoca di emergenza Covid-19? 

Io e Anna troviamo ovviamente giusto stare fermi finché non tornerà tutto ciò di cui abbiamo sempre potuto godere: gli affetti e la vicinanza, la routine, le passeggiate, gli spettacoli e i concerti all’aperto, con il pubblico spalla a spalla e mano nella mano, compresi i nostri concerti con la Rino Gaetano Band e il Rino Gaetano Day. L’emergenza sanitaria in cui ci troviamo ci ha portato a sospendere l’elaborazione del progetto dello spettacolo. La composizione del cast artistico della decima edizione del Rino Gaetano Day era quasi completata. Grazie agli artisti, agli sponsor, a tutti voi che ci sostenete con affetto. Attendiamo che la situazione si stabilizzi, poi potremo parlare di piano B per il 2 giugno 2020. Commemoriamo la scomparsa di Rino da sempre e, anche quest’anno, a nostro modo, non mancheremo. Io e i componenti della Rino Gaetano Band, Ivan Almadori, Michele Amadori, Alberto Lombardi, Fabio Fraschini e Marco Rovinelli, viviamo per la musica e con lei. Ognuno di noi ha sospeso i propri tour e progetti, sia in Italia che all’estero ma, quando torneremo, lo faremo con entusiasmo triplicato. Ci manchiamo molto noi insieme e sul palco.

Cosa ci lascerà questa durissima esperienza, a livello umano e lavorativo? Cambieranno – secondo la tua opinione – gli approcci e i rapporti?

Spero questo accorci le distanze tra le persone. È importante anche esserci mostrati gli uni agli altre per le nostre debolezze e vulnerabilità. È bello riconoscere i propri limiti, saper chiedere aiuto e soprattutto darlo. E questo riguarda anche il discorso lavorativo, c’è bisogno di rispetto della propria dignità, di osservazione delle regole di base dei rapporti interpersonali. Si deve essere aperti mentalmente, non essere facili al giudizio e creare scambi, pur non dimenticando la propria integrità morale. 

L’Italia sta pagando un prezzo altissimo in merito a vite umane e ammalati: un tuo pensiero su quanto sta accadendo nel nostro Paese.

Non tutti potranno raccontare questa esperienza e questo ha già del drammatico. Occorrerà tempo prima che si possa tornare alla realtà che conoscevamo, ma è anche probabile che ciò non accadrà più. L’Italia e la popolazione che la abita non dovrà dimenticare. Per me, si dovrebbe parlare sempre di Italia piuttosto che di italiani. E di popolazione, indipendentemente dalle nazionalità che vi appartengono. Ormai, anche la “nostra” Italia è un Paese cosmopolita. Eppure, giudichiamo e soppesiamo ancora troppo il comportamento delle altre popolazioni. Mentre professiamo il bene, sappiamo essere un popolo incivile, razzista e spesso non riconoscente. Troppo spesso siamo noi ad infrangere le regole. Bisogna trarre spunti per migliorare sé stessi, non puntare il dito contro gli altri come è sempre accaduto sia prima che durante questo virus. Bisogna ragionare da persone che vivono il tempo presente, non da retrograde. E molti avranno tempo sufficiente per ragionarci su.

Parliamo di “Musica che unisce”, le varie iniziative che gli artisti stanno portando avanti con la musica sul web, da casa, sui social.

Con dei video-saluti, ho partecipato ad alcune raccolte fondi, ad esempio per la Protezione Civile, perché vanno sostenute le entità che stanno instancabilmente lavorando per tutti noi. Sono in contatto anche con la Croce Rossa Italiana. Una piccola presenza online, purché non stucchevole, è un supporto morale, un dovere di chi, come me, lavora nel mondo della musica e dello spettacolo. 

Ma il cielo è sempre più blu: uno dei brani scelti per unire l’Italia dai balconi e dalle radio nazionali e regionali. 

C’è bisogno di raccoglimento, di un pensiero presente, ma anche dei momenti di spensieratezza. Uno dei flashmob ha visto infatti cantare dai balconi d’Italia “Ma il cielo è sempre più blu” di mio zio Rino Gaetano, una canzone scelta dal sentimento popolare. E’ diventato una sorta di inno contro la paura. Io e Anna ne siamo stati felicissimi. Abbiamo ascoltato emozionati e abbiamo sentito il cielo cantare per lui.

La versione solidale del brano indimenticato del celebre cantautore.

E’ in cantiere una versione solidale del brano “Ma il cielo è sempre più blu” che dovrebbe essere interpretata da oltre 40 artisti del panorama musicale italiano e prodotto da Takagi & Ketra e Dardust. Ci è stato detto che al momento pare abbiano risposto Alessandra Amoroso, Annalisa, Arisa, Claudio Baglioni, Carl Brave, Bugo, Calcutta, Luca Carboni, Coez, Diodato, Elisa, Elodie, Emma Marrone, Tiziano Ferro , Fabri Fibra, Fedez, Giusy Ferreri, Fiorello, Franco126, Francesco Gabbani, Ghali, Il Volo, J-Ax, Emis Killa, Levante, Mahmood, Fiorella Mannoia, Marracash, Marco Masini, Ermal Meta, Tommaso Paradiso, Salmo, Samuel, Giuliano Sangiorgi, Francesco Sarcina, Saturnino Celani, Federico Zampaglione e poi staremo a vedere. L’idea è stata lanciata dal direttore del sito musicale Rockol, Franco Zanetti, che saluto e ringrazio ancora.

Hai un tuo nuovo progetto anche da solista, come greyVision: vuoi raccontarci di cosa si tratta?

A volte sento d’esser nato prima come greyVision (mio alias) che come Alessandro Gaetano. Per quanti se lo stiano domandando: sì, porto anche Gaetano di cognome assieme al cognome paterno. È complicato spiegare com’è vivere il continuo paragone tra sè stessi e un parente tanto grande e apprezzato quanto Rino. Non ho mai fatto nulla per imitarlo, anzi, ho sempre inseguito il mio “io” anche nell’abbigliamento, nell’aspetto anziché marcare le somiglianze fisiche. Non a caso divoro musica da sempre ma prediligo la new wave, il post-punk e la new-age.  Di questo ringrazio anche i miei fratelli più grandi che mi hanno fatto conoscere gruppi come i The Smiths e i The Sisters of Mercy. Recentemente ho pubblicato il mio terzo EP ‘’JOY OF THE WORLD’’, composto da quattro nuove demo strumentali: Atom, On the War Path, Speed e l’omonima Joy Of The World. Tutte le mie tracce hanno influenze coldwave, new wave e alternative, generi che contraddistinguono le mie composizioni, tutte completamente autoprodotte con registratore multitraccia a nastro a quattro tracce analogico, batteria elettronica, basso, oltre ad una chitarra ovation acustica e una elettrica eko M24, appartenute a mio zio Rino. Si possono ascoltare facilmente sul mio profilo “greyVision” sulle maggiori piattaforme musicali come Spotify, Apple Store, Youtube, Google Music. 

Settore spettacolo, così come il comparto radio-televisivo, chiede e chiedono aiuti e sostegno al Governo: c’è grande preoccupazione per il futuro.

Rispetto le normative del Governo, non possiamo permetterci di rischiare, per noi e nessun altro. Ci sarà da attendere e noi, seguendo l’ordine, saremo gli ultimi a ripartire. C’è bisogno di unione e cooperazione, di resilienza e di speranza. Non sappiamo bene a cosa prepararci. È un periodo in cui vacillano tante piccole e medio-imprese, di qualsiasi settore. Non è facile. Mi auguro che seguirà una fase di ripresa in cui saranno sostenuti quanti si trovano già in forte difficoltà. Sono preoccupato per i singoli quanto per le famiglie. Qualcosa in questi giorni si è mosso, ma non per tutti. Capisco l’impreparazione a una simile emergenza ma nessuno deve restare indietro. Spero semplifichino le modalità per far accedere le persone a sostentamenti più tempestivi. In poche parole, servono fatti, e subito.

Qual è la prima cosa che farai, superata tra mesi, l’emergenza? Ci sono cose che vuoi fare e non hai fatto, un sogno non realizzato? Qualcosa da dire a qualcuno che non avevi detto?

Adoro andare all’estero ma anche fare passeggiate chilometriche accompagnate dal caffè dei bar e poi dedicarmi alla fotografia. Sui canali social condivido quasi quotidianamente i miei scatti. Il 26 marzo avrei tenuto una proiezione di mie diapositive “Tempo di-visioni” a Roma, sonorizzata da brani new-age e ambient. Più in là, farò ripartire il progetto. Un desiderio: tornerò sicuramente a Parigi e a Londra, città che adoro, per irrobustire la conoscenza delle lingue. Sono un tipo taciturno ma con il mio comportamento credo di saper già comunicare elegantemente le mie idee, o almeno spero. Terminato questo periodo, non avrò grandi confessioni da fare. Le persone che amo profondamente, lo sanno, le persone che non digerisco, non hanno di certo bisogno di sentirselo dire. Forse altri dovrebbero dirmi qualcosa? Io non mi aspetto nulla, né ho mai provato rancore. Io e mia madre proseguiremo nel gestire e difendere la memoria artistica di mio zio Rino, con tutte le gioie e le noie che ne derivano e, credimi, sono proprio tante. Solo chi vive situazioni analoghe sa di cosa parlo e, per fortuna, non molti. Un sogno nel cassetto? Musicare un film.

Alessandra Paparelli

foto di Matteo Nardone

Leave a Reply